Nella città i negozi sono ancora tutti chiusi, le vetrine sbarrate da pannelli di compensato e musei e teatri non hanno riaperto. Tutti i quartieri sono stati colpiti, dal centro alla periferia
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Kharkiv è calma, semideserta, e giustamente non si fida. La calma di questa città assomiglia alla quiete dopo la tempesta, dopo una tempesta di missili e bombe. Il silenzio, adesso, è frutto del vuoto. I negozi sono ancora tutti chiusi, le vetrine sbarrate da pannelli di compensato, musei e teatri non hanno riaperto, i sacchi di sabbia sono ancora a protezione dei palazzi. Tutti i quartieri sono stati colpiti, dal centro alla periferia. Il palazzo della regione sventrato da una raffica di missili cruise il primo marzo è senza dubbio il simbolo di quanto sarà difficile ricostruire l’economia di questa città. Ci vorranno anni a ripararlo, intere sezioni sono crollate, non c’è una singola stanza che si sia salvata da una distruzione strutturale. Gli operai lavorano a ripulire, ma pensarlo agibile e operativo è una chimera. Kharkiv è la più grande città del Paese a portare così evidenti i segni brutali della guerra. Eppure per chi è rimasto sempre qui, anche sotto alle bombe, adesso la vita è ricominciata e tutto sta ripartendo (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI LIVE).
Con il coprifuoco la città si spegne
Sarà anche così, ma quando scende la notte, dopo il coprifuoco che scatta alle 9, la città si spegne. Non c'è alcuna illuminazione, per non dare riferimenti ai russi. Questo è il nostro albergo, in centro, rimasto intatto ma semichiuso. Porte sbarrate, si entra solo dal garage che è anche il rifugio. Si mangia nei sotterranei. L’enorme androne è buio e silenzioso. Tutte queste precauzioni non arrivano a caso. Perché in un tranquillo pomeriggio infrasettimanale, quando ormai il pericolo sembrava finito, la città viene scossa da una serie di esplosioni in diversi quartieri. Nove morti e 17 feriti in pochi minuti. Tutti civili. Due colpi di artiglieria cadono sul piazzale davanti ad una stazione della metro. I detriti hanno ucciso sul colpo un anziano che stava entrando nella metropolitana, e un uomo che passava davanti alla vetrina distrutta di questo negozio. Diversi i feriti che si rifugiano nei sotterranei. Li vediamo uscire claudicanti, alcuni hanno lasciato lunghe strisce di sangue al loro passaggio.
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L'abitudine all’assedio
Per questo Kharkiv ancora non vede tornare i propri abitanti. I russi possono ancora colpire la città. Che però sembra quasi essersi abituata a questo clima da assedio e coprifuoco. Piano piano le persone spaventate riprendono il loro cammino. Di sopra le ambulanze subito accorse portano via i cadaveri e i militari fanno i rilievi del caso. L’addetta alle pulizie della metro lava via il sangue dal pavimento. Si va avanti, nonostante la paura. Sperando di non essere i prossimi bersagli.