
Guerra in Ucraina, Onu: "Riaprire i porti, evitare carestia mondiale"
Secondo il Programma alimentare mondiale, ci sono milioni di tonnellate di grano bloccate in Ucraina e bisogna intervenire subito per "evitare che la crisi globale della fame sfugga al controllo". In Africa questo problema si somma alle conseguenze del cambiamento climatico e rischia di avere effetti su vasta scala. La Coldiretti, intanto, invita anche l'Italia a puntare di più sulla produzione locale

Uno degli effetti collaterali della guerra in Ucraina che più preoccupa è la crisi del grano. Secondo il Programma alimentare mondiale, agenzia dell'Onu, "i porti nella zona di Odessa, nel sud dell'Ucraina, devono essere riaperti con urgenza per evitare che la crisi globale della fame sfugga al controllo". L'appello è dovuto al fatto che su quelle navi ci sono silos di grano "pieni" e il loro blocco non permette a "milioni di tonnellate" di prodotto di arrivare a destinazione
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Come si legge in un comunicato sul sito, Pam aveva già lanciato l’allarme per quest’anno, sostenendo che il 2022 sarebbe stato “un anno di fame catastrofica, con 44 milioni di persone in 38 paesi ad un passo dalla carestia”. Il conflitto in Ucraina ha però peggiorato ulteriormente lo scenario, sia perché Kiev esporta una quota significativa del grano mondiale sia perché “gli inevitabili aumenti dei prezzi derivanti dalle sanzioni sul petrolio e sul gas limiteranno l'accesso al cibo per alcune delle persone più vulnerabili del mondo”
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Secondo il Rapporto annuale del Network globale contro le crisi alimentari, gli effetti si faranno più sentire nei Paesi già in grave sofferenza che hanno ricevuto la totalità delle loro importazioni di grano nel 2021 sia dalla Russia che dall'Ucraina, come Somalia (oltre il 90%), Repubblica Democratica del Congo (oltre l'80%) e Madagascar (oltre il 70%)
Il rapporto
"Nel mondo in soli dodici mesi tra il 2020 e il 2021 sono entrati nella fame acuta un numero di persone superiore all'intera popolazione che vive in Canada. E oggi, anche a causa dei conflitti in corso, la situazione è ulteriormente peggiorata", ha detto nei giorni scorsi il vicedirettore della Fao, Maurizio Martina, sottolineando come alcuni Paesi sono vulnerabili proprio a causa della loro “elevata dipendenza dalle importazioni di prodotti alimentari e agricoli”
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Raymond Gilpin, a capo del Programma dell'Onu per lo Sviluppo in Africa, ha parlato di “una crisi senza precedenti per il continente” dove lo stop delle forniture di grano e altri beni si somma ai problemi legati al cambiamento climatico e alla pandemia di coronavirus. Secondo Gilpin, in Africa si assiste a una riduzione della crescita del Pil, e un diffuso aumento dell'inflazione è un rischio in particolare per Sudafrica, Zimbabwe e Sierra Leone
UN warns Africa faces ‘unprecedented’ crisis due to Ukraine war
Questi problemi rischiano a loro volta di crearne altri. "Le tensioni, in particolare nelle aree urbane e nelle comunità a basso reddito, potrebbero portare a proteste e rivolte violente", ha sottolineato Gilpin

In Zimbabwe, la produzione di grano è già diminuita in modo significativo a causa delle scarse piogge e la ministra dell'Informazione, Monica Mutsvangwa (in foto), ha sollecitato i produttori di mangimi a importare cereali per compensare le carenze di altri tipi di grano dovute alla guerra in Ucraina. Mutsvangwa ha anche assicurato che, al momento, ci sono “scorte sufficienti di mais” ma nel Paese 5,3 milioni di persone sono considerate insicure dal punto di vista alimentare

Secondo il Pam, l’impatto combinato di conflitti, aumento dei prezzi del cibo, carburante e fertilizzanti, perdita di mezzi di sussistenza, può inoltre esacerbare l'insicurezza alimentare acuta in paesi come Afghanistan, Haiti, Siria, Yemen, e Sud Sudan. Per questo, bisogna “raddoppiare gli sforzi per aiutare queste comunità e i Paesi colpiti dalle crisi alimentari a produrre più cibo a livello locale, proprio dove è più necessario mitigare gli impatti di eventuali riduzioni delle importazioni o aumento dei prezzi alimentari"

Secondo Coldiretti, anche l'Italia dovrebbe puntare di più sulla produzione locale. L'associazione sostiene che il Paese ha perso un quarto della propria superficie coltivabile negli ultimi 25 anni e bisogna investire per renderlo “il più possibile autosufficiente possibile per le risorse alimentari”

Secondo l’ultima analisi dell’associazione, i prezzi del grano sono aumentati a livello mondiale ancora del 5% nell'ultima settimana dopo la decisione di sospendere l'attività dei porti sul Mar Nero