
Conflitto in Ucraina, l'Italia rischia di entrare in guerra? Gli scenari
Il conflitto tra Mosca e Kiev, assicurano il premier Draghi e il ministro degli Esteri Di Maio, non porterà anche Roma a combattere direttamente. Per il momento il supporto italiano alle autorità ucraine si limiterà all'invio di mezzi militari. La situazione potrebbe essere diversa se l'Ucraina facesse parte della Nato o dell'Unione europea

Il conflitto tra Russia e Ucraina ha portato l’Italia in guerra? Rischia di farlo nei prossimi mesi? C’è chi, soprattutto sulla scia del decreto con cui Palazzo Chigi ha approvato un pacchetto di misure di assistenza militare a Kiev, teme una risposta affermativa. In realtà, il quadro è più complesso ma l’ipotesi dell’ingresso italiano in guerra non è sul tavolo
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Il Consiglio dei ministri, lunedì 28 febbraio, ha approvato all’unanimità un testo di legge che autorizza l'Italia, in deroga alla normativa vigente, a inviare “mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina”. Martedì 1° marzo è poi arrivato l’ok anche da parte del Parlamento (in foto, il premier Mario Draghi al Senato durante le comunicazioni sulla crisi in Ucraina)
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L’elenco dei mezzi militari che verranno inviati non è stato reso noto. Verrà individuato con un decreto dei ministeri degli Esteri, della Difesa e dell’Economia. Tuttavia, diversi media, come il Corriere della Sera, hanno anticipato quali potrebbero essere le armi in questione
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Si tratterebbe di missili Spike controcarro, missili antiaerei Stinger e mitragliatrici di vario tipo (Browing e Mg) con le relative munizioni (in foto, un missile Stinger)
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Per il momento viene quindi esclusa la partecipazione diretta dell’esercito italiano alle operazioni militari sul campo. Rassicura sul punto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (in foto)
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Il capo della Farnesina (in foto con il premier Draghi), a chi gli ha chiesto se l’Italia rischia di entrare in guerra, ha risposto: "Se noi interveniamo in maniera compatta come Unione Europea e facciamo quello che ci viene chiesto di fare, l'Italia non sarà in guerra. L'Unione Europea compatta è la più grande potenza mondiale di pace"

Non è quindi previsto il coinvolgimento diretto di nessun tipo di forze militari italiane nel conflitto: non quelle di terra, non quelle aeree e nemmeno il battaglione navale

Nemmeno lo stato di emergenza umanitaria dichiarato dal governo – in vigore fino al prossimo 31 dicembre 2022 – significa che nei piani italiani ci sia l’ingresso in guerra

Lo ha specificato il premier Mario Draghi (in foto), illustrando alle Camere il testo del decreto approvato in Consiglio dei ministri: “Lo stato di emergenza umanitaria ha esclusivamente lo scopo di assicurare il massimo aiuto dell'Italia all'Ucraina. È un impegno di solidarietà, che non avrà conseguenze per gli italiani”

L’andamento del conflitto, escludendo la partecipazione italiana, non avrà quindi influenza sulle elezioni previste per il 2023 che, sulla base dell’articolo 60 della Costituzione italiana, non si terrebbero se il Paese fosse in guerra. La norma infatti dispone che “la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono eletti per cinque anni. La durata di ciascuna Camera non può essere prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra”

Per capire gli eventuali scenari di guerra, bisogna anche guardare alla posizione di Kiev nella comunità internazionale. L’Ucraina ha fatto richiesta ufficiale di entrare dell’Unione europea, ma per il momento il suo ingresso tra gli Stati membri non sembra né scontato né imminente. Così come non lo è quello nella Nato, nonostante sia una richiesta che Kiev muove da tempo, fortemente osteggiata da Mosca

Lo scenario potrebbe essere diverso se l’Ucraina facesse effettivamente parte di Ue e Nato. L’articolo 42.7 del Trattato dell’Unione europea prevede che, qualora uno Stato membro Ue “subisca un’aggressione armata nel suo territorio”, gli altri Paesi comunitari sono “tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso”, seppur nel testo non ci sia alcun riferimento a una vera e propria assistenza militare

C’è poi l’articolo 5 del Trattato istitutivo della Nato, secondo cui “le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell'America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti”

Di conseguenza, prosegue l’articolo, le parti “convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall'ari. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale”

Queste norme avrebbero rivelanza se l'Ucraina fosse parte dell'Ue o della Nato. Non essendolo, per il momento non si possono prendere come parametro per capire gli sviluppi futuri del conflitto su scala internazionale