Guerra Russia-Ucraina, Finlandia e Svezia nel mirino di Mosca in caso di adesione a Nato

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La portavoce del ministro degli Esteri Zakharova ha detto che Mosca non può non considerare i tentativi dell'Alleanza atlantica di attirare a sé i due Paesi storicamente neutrali. La loro eventuale adesione alla Nato "comporterebbe risposte politico-militari della Russia". La preoccupazione di molti Stati baltici è che, se l'Ucraina cadesse in mano alla Russia, alcuni Paesi Nato confinerebbero direttamente con Mosca. Lo stesso succederebbe se Helsinki entrasse tra gli Alleati

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Nello scacchiere geopolitico che vede contrapporsi Russia e Nato, negli ultimi giorni si è tornati a parlare dell’importanza che rivestono Finlandia e Svezia. I due Paesi, che non fanno parte dell’Alleanza atlantica, hanno partecipato alle riunioni tra l’organizzazione e i suoi Stati membri per monitorare la situazione in Ucraina e decidere come muoversi nei confronti di Mosca (GLI AGGIORNAMENTI LIVELO SPECIALE DI SKY TG24I VIDEO E I REPORTAGE DALL'UCRAINA - COS’È E COME FUNZIONA LA NATO). Sia Helsinki che Stoccolma, per cui adesso si è riaccesa la discussione su un loro possibile ingresso nella Nato, sono entrate nel mirino del Cremlino. “L’adesione della Finlandia e della Svezia alla Nato avrebbe gravi conseguenze politico-militari”, ha detto Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. Conseguenze che “richiederebbero passi reciproci della Russia”. Mosca, ha continuato Zakharova, "non può non notare i persistenti tentativi – compiuti della Nato" di allargarsi, includendo Finlandia e Svezia, su pressione "in particolare degli Usa". Preoccupazioni che sarebbero confermate dal crescente numero di esercitazioni militari che i due Stati hanno concesso nell’ultimo periodo alle forze Nato, sulla base degli accordi di amicizia stretti con l’Alleanza.

La risposta di Finlandia e Svezia

Alle dichiarazioni di Zakharova sono seguite quelle del ministro degli Esteri finlandese Pekka Haavisto, che ha liquidato la questione con un: “Niente di nuovo”. Anche il premier Sauli Niinisto ha sottolineato come le parole di Zakharova non siano nulla di diverso da quanto già detto più volte in passato, anche dallo stesso presidente russo Vladimir Putin. Entrambi gli esponenti del governo di Helsinki hanno detto di non aver letto le dichiarazioni russe come un’imminente minaccia militare, ma piuttosto come un’anticipazione delle mosse che Mosca farebbe se la Finlandia entrasse davvero nella Nato. Più forte la presa di posizione della premier svedese Magdalena Andersson. In una conferenza stampa congiunta con il comandante supremo delle forze armate svedesi, Micael Byden, Andersson ha detto: “Voglio essere estremamente chiara. È solo la Svezia che decide, in indipendenza, sulla sua politica di sicurezza”.

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I rapporti con la Nato

Svezia e Finlandia finora hanno sempre portato avanti una politica di neutralità militare, sia rispetto alla Nato che rispetto alla Russia. La loro posizione, ha detto Zakharova, è “un importante fattore che contribuisce alla stabilità e alla sicurezza nel Nord Europa e in tutto il continente”. Negli ultimi anni, tuttavia, sia Helsinki che Stoccolma, come sottolineato da Zakharova, hanno intensificato sia la cooperazione militare con alcuni Stati membri della Nato, come Norvegia, Stati Uniti e Regno Unito, sia quella bilaterale tra loro due. Entrambi i Paesi hanno poi lamentato la presenza di sottomarini e aerei russi nella regione del Mar Baltico. Se la Finlandia entrasse nella Nato, la Russia si troverebbe a condividere oltre 1300 chilometri dei suoi confini con un Paese membro dell’Alleanza rivale. Eventualità che preoccupa Mosca, come la preoccupa l’ipotesi che l’Ucraina – anche questa confinante con la Russia – possa entrare nella Nato, uno dei motivi alla base del conflitto che, dopo settimane di tensioni diplomatiche, è sfociato nell’invasione militare russa del suolo ucraino.

epa09788417 A Slovak soldier carris a baby in car seat as people fleeing Ukraine arrive to Slovakia, at border crossing in Vysne Nemecke, Slovakia, 27 February 2022. Slovakia said it will let fleeing Ukrainians into the country following Russia's military operation in Ukraine. The Slovak Police Force announced on social media that people not holding a valid travel document will also be eligible for entry on an individual basis.  EPA/MARTIN DIVISEK

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L’aiuto all’Ucraina

Un motivo di tensione tra Mosca e i due Paesi è l’aiuto che stanno fornendo all’Ucraina in questi giorni. Sostegno messo nero su bianco dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky che, sul suo profilo Twitter, un giorno dopo l’inizio dello scontro armato, ha scritto: “La Svezia fornisce assistenza militare, tecnica e umanitaria all’Ucraina. Grato alla prima ministra svedese per il suo supporto effettivo. Stiamo costruendo una coalizione anti-Putin insieme!”. Per quanto riguarda Helsinki, Sara Marin, capo del governo, ha parlato della decisione "storica" di fornire armi all'Ucraina (LA STORIA DI ZELENSKY, DA COMICO A POLITICO).

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Le preoccupazioni nella regione Baltica

Gli Stati del Nord Europa si dicono preoccupati per gli scenari futuri che l’invasione russa dell’Ucraina ha aperto. Secondo molti, soprattutto dopo le parole con cui Putin ha affermato che “l’Ucraina non esiste”, nei piani del capo del Cremlino ci sarebbe un tentativo di ricostitutire, per quanto possibile, la defunta Unione Sovietica. Se non formalmente, almeno recuperando una forte sfera di influenza sull’area dell’Europa baltica. Se l’Ucraina cadesse in mano a Mosca, i Paesi Nato del Nord Europa si troverebbero a confinare con la Russia. Per questo Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia hanno chiesto l’attivazione dell’articolo 4 del Trattato istitutivo della Nato. La norma prevede “consultazioni di emergenza” nel caso in cui uno Stato membro venga minacciato. Impossibile attivare invece l’articolo 5, che prevede la risposta automatica degli Alleati contro l’invasione di un membro, in quanto l’Ucraina non fa parte della Nato. La richiesta di attivazione dell’articolo 4 è però il segnale di una preoccupazione sempre più crescente riguardo all’ipotesi che quanto successo con Kiev possa ripetersi con altri Stati.

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