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Il caso "franglais", l'allarme dell'Accademia francese

Mondo

Chiara Piotto

Secondo l'autorità linguistica, l'impiego di parole inglesi nel parlare comune ma soprattutto istituzionale rischia di creare una frattura generazionale - tra chi le capisce e chi no - e sociale, dato che una parte della società può ritrovarsi esclusa dalle comunicazioni importanti. Come quelle politiche legate alla campagna presidenziale

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"Smart", "cozy", "cool", "low cost", "delivery", persino "hi" al posto di "Salut". E poi ovviamente le parole legate alla tecnologia, come "wifi", "bluetooth", "call", "meeting". Anche il francese, come l'italiano, si mescola sempre più con l'inglese. Così tanto che l'Académie française, l'equivalente francese della nostra Crusca, ha coniato il termine "franglais". 

 

L'allarme dell'Académie française

 

Proprio l'autorevole accademia ha lanciato l'allarme sulla scomparsa del francese "classico", in un report appena pubblicato. Il rischio, secondo gli accademici, è che la lingua perda la propria sintassi: per esempio "l'Université de la Sorbonne" diventa "Sorbonne Université", su modello inglese. Ma non solo: secondo gli studiosi, il "franglais" rischia di creare divisioni sociali e generazionali nel Paese.

 

"Un problema a partire da Macron"

 

"Il nostro rapporto fa luce su questa invasione del franglais in tutte le nostre istituzioni, a cominciare dallo stesso Presidente della Repubblica, che ci ha parlato di "pass sanitario"", racconta a Sky TG24 Jean-Marie Rouart, scrittore dell'Académie française. Ed è infatti la sostituzione del francese con l'inglese nelle comunicazioni pubbliche e istituzionali a preoccupare di più: i ministeri, le poste, Air France, fino ad arrivare a tutte le comunicazioni commerciali. 

 

La legge per proteggere il francese

 

La pubblicità, ad esempio, se utilizza parole inglesi spesso inserisce un asterisco con la traduzione in piccolo. Un accorgimento non legato alla "sensibilità" verso le fasce della popolazione - più anziane o meno istruite - che potrebbe non capire, ma a una legge. Il dibattito non è infatti di certo nuovo in Francia, e dal 1994 la legge Toubon punisce l'utilizzo di parole straniere quando esistono parole equivalenti in francese. Nonostante qualche migliaio di controlli e segnalazioni l'anno, però, le multe - che vanno da poche centinaia ad alcune migliaia di euro - non vengono quasi mai fatte.


Il rischio a livello politico


Il motivo per cui il report dell'Accademia esce ora, però, sono le elezioni presidenziali di aprile: "Il nostro lavoro di analisi arriva al momento migliore", spiega a Sky TG24 Michael Edwards, accademico dell'Académie française, "perché noi vorremmo che i candidati alla Presidenza parlassero della questione linguistica nelle loro campagne elettorali". Che insomma facciano una cosa "chic", invece che "cool".

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