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Ucraina, negoziato non facile. Usa: con invasione russa stop a Nord Stream 2

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©Ansa

La Cina ritiene che "per risolvere" la questione della crisi di Kiev sia necessario "tornare ancora al punto originale del Nuovo accordo di Minsk”. Ieri al vertice di Parigi il negoziato è stato definito "non semplice"

È un negoziato definito "non semplice" quello che si sta tentando di portare avanti tra Russia e Ucraina. I colloqui di ieri a Parigi si sono chiusi con un nulla di fatto, ed è stato ribadito che gli accordi di Minsk restano "la base del lavoro". Le discussioni con la mediazione franco-tedesca continueranno fra due settimane a Berlino. In un colloquio telefonico, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha invitato il segretario di Stato statunitense Antony Blinken a "prendere sul serio" le "ragionevoli preoccupazioni della Russia in materia di sicurezza”, mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha sentito al telefono il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky. La ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, intanto, ha reiterato che la Russia si espone a "conseguenze gravi" in caso di aggressione all'Ucraina, sottolineando che le sanzioni coinvolgerebbero anche il gasdotto Nord Stream 2. Anche il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Ned Price, ha confermato che "se la Russia invade l'Ucraina in un modo o in un altro, il gasdotto Nord Stream 2 non andrà avanti". 

Cina: “Accordi di Minsk restano soluzione”

La Cina ritiene che "per risolvere" la questione della crisi in Ucraina sia necessario "tornare ancora al punto originale del Nuovo accordo di Minsk", mentre "tutte le parti dovrebbero abbandonare completamente la mentalità della Guerra Fredda e formare un meccanismo di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile attraverso negoziati”. Wang, secondo una nota diffusa dal ministero degli Esteri cinese, ha rimandato all'accordo di Minsk "approvato dal Consiglio di sicurezza dell'Onu", che "è un documento politico fondamentale riconosciuto da tutte le parti e dovrebbe essere attuato efficacemente". Il ministro ha affermato, nel colloquio avuto questa mattina, che la sicurezza di un Paese "non può essere a scapito di quella di altri" e che "la sicurezza regionale non può essere garantita rafforzando o addirittura espandendo i blocchi militari". La Cina, inoltre, chiede "a tutte le parti di mantenere la calma e di astenersi dal fare cose che stimolino la tensione e promuovano la crisi”.

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Il ruolo di Cina e Turchia

Secondo gli Stati Uniti, la Cina dovrebbe usare la sua influenza con Mosca per sollecitare la diplomazia. "Se ci sarà un conflitto in Ucraina non sarà un bene neppure per Pechino", ha detto il portavoce del dipartimento degli esteri Ned Price. Una risoluzione alla crisi potrebbe arrivare grazie anche all'intervento della Turchia. Il presidente russo Vladimir Putin ha infatti accettato l'invito dell'omologo Recep Tayyip Erdogana di recarsi nel suo Paese per discutere della crisi ucraina. 

 

Il vertice "Formato Normandia"

Ieri si è tenuto a Parigi il cosiddetto vertice “Formato Normandia”, il primo confronto dopo oltre due anni, sebbene solo a livello di consiglieri politici, tra Russia, Ucraina, Francia e Germania. La giornata è stata caratterizzata da scontri verbali e un negoziato “non semplice”. Gli Stati Uniti, ha detto il vice segretario di Stato Wendy Sherman, pensano che la Russia possa aggredire militarmente l'Ucraina "forse" entro la metà di febbraio, e l'ambasciata americana a Kiev ha esortato i connazionali a "considerare di partire subito" dal Paese. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, parlando davanti alla Duma, ha accusato l'Occidente di essere entrato in uno stato di "frenesia militarista", di lasciarsi andare a "dichiarazioni isteriche" e di voler spingere l'Ucraina ad un passo falso come un attacco alle regioni orientali controllate da milizie indipendentiste filo-russe per scatenare una guerra. "Siamo pronti a tutto - ha avvertito il capo della diplomazia russa -. Noi non abbiamo mai attaccato nessuno, siamo sempre stati noi ad essere attaccati, e quelli che l'hanno fatto non se la sono cavata". Mentre il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha respinto le minacce americane di sanzioni dirette al presidente Vladimir Putin affermando che sarebbero "distruttive" per le relazioni tra Mosca e l’Occidente.

Le risposte Usa alle richieste della Russia

Sul piano diplomatico, la Russia ha intanto ricevuto le risposte scritte alle sue proposte avanzate il mese scorso. Quelle degli Usa sono state consegnate dall'ambasciatore al ministero degli Esteri a Mosca mentre quelle del Patto atlantico sono state fatte arrivare all'ambasciatore russo a Bruxelles. Nei documenti non c'è l'accettazione delle garanzie chieste dalla Russia, che pretende che l'Ucraina non entri mai a far parte della Nato e un ritiro delle forze Nato dai Paesi dell'Europa orientale. Tuttavia, il segretario di Stato Antony Blinken ha affermato che a Mosca è stato proposto un "serio percorso diplomatico" per risolvere le dispute, che va da "misure che aumentino la fiducia relativa alle esercitazioni e alle manovre militari in Europa" al controllo degli armamenti sulla questione dei missili strategici e le armi nucleari posizionate nel continente. Dello stesso tenore le dichiarazioni del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg: l'Alleanza "tende nuovamente la mano a Mosca", ma non tradisce i suoi principi e "si prepara anche al peggio". Blinken ha anche parlato di un possibile nuovo incontro in tempi brevi con Lavrov. Probabilmente sarà quella la prima occasione per valutare se le risposte del campo occidentale possano aprire la via verso un disgelo.

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Lavrov: "Nato e Usa non rispondono su questione principale"

Secondo il ministro degli Esteri russo, citato dalla Ria Novosti, "le risposte fornite dagli Usa e dalla Nato non contengono "alcuna reazione positiva sulla questione principale", cioè "l'inammissibilità di un'ulteriore espansione della Nato a est, il dispiegamento di armi da attacco che potrebbero minacciare il territorio della Federazione Russa".

Ucraina allontana spettro del’invasione russa

A cercare di calmare gli animi è intervenuta proprio l'Ucraina, con il ministro degli Esteri Kuleba che ha allontanato lo spettro di un'imminente invasione russa. "Il numero di truppe ammassate lungo il confine dell'Ucraina e dei territori occupati è grande", ha detto Kuleba, ma "al momento è insufficiente per un'offensiva su vasta scala lungo l'intero confine”. In giornata l'Ucraina ha fatto sapere che "non ha obiezioni" alla risposta degli Stati Uniti ai requisiti di sicurezza russe. Kuleba ha scritto su Twitter: "Abbiamo visto la risposta scritta dagli Stati Uniti prima che fosse consegnata alla Russia. Nessuna obiezione da parte ucraina".

La situazione in Ucraina

Da un paio di mesi la Russia ha schierato più di 100mila soldati e armamenti lungo il confine con Kiev. Il timore è quello di una possibile invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. Continuano gli sforzi diplomatici per invitare il presidente russo Vladimir Putin a ritirare i militari. La risposta è stata una negazione dell'intenzione di invadere l’Ucraina. 

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