Ucraina, Biden: "Potremmo muovere truppe a breve". Nato lavora a proposta per Putin

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Continuano i colloqui tra Stati Uniti, alleati Nato e leader europei: si cerca un fronte comune, anche nel caso in cui Mosca decidesse di tagliare le forniture di gas. Il ministro della Difesa ucraino, Alexei Reznikov, ha detto che "al momento non c'è una minaccia d'invasione, ma ci sono scenari rischiosi". Sia Washington che Bruxelles si dicono pronte ad applicare misure restrittive. Borrell: "Momento più pericoloso da Guerra Fredda". Francia e Germania invitano al dialogo con Putin

Resta alta la tensione sulla situazione dell’Ucraina. A guardare con attenzione a cosa succede nell’Europa dell’Est sono sempre gli Stati Uniti. La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha detto che un attacco russo all’Ucraina potrebbe avvenire “in qualsiasi momento, ma ancora una volta non possiamo fare una previsione su quale decisione prenderà il presidente Putin”. Intanto il presidente Biden – dopo che il Pentagono ha messo in stato di allerta 8.500 uomini - ha dichiarato che il Paese potrebbe “muovere alcune truppe a breve”, precisando però che per il momento si esclude un impiego di militari in Ucraina. Il portavoce del dipartimento di Stato Ned Price ha poi chiarito che a subire “una risposta rapida e decisa” sarebbe anche la Bielorussia, nel caso in cui decidesse di aiutare Mosca a invadere l’Ucraina. La Russia risponde mobilitando le sue truppe per manovre ai confini ucraini (LO SPECIALE).

Le possibili sanzioni alla Russia

Washington continua a portare avanti colloqui con i leader europei e con la Nato, che “invierà alla fine di questa settimana una proposta scritta” alla Russia per "trovare una via di uscita" dalla crisi che si è creata, ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Restano in campo possibili sanzioni che potrebbero colpire personalmente Putin, mentre circolano anche le misure a cui la Casa Bianca starebbe pensando contro la Russia in generale. Si parte dal divieto di esportazione di tecnologia americana in diversi campi (intelligenza artificiale, computer avanzati, difesa, aerospaziale) e si arriva allo stop delle transazioni in dollari per le banche russe.

Ucraina, Reznikov: “Non esiste pericolo invasione ma in futuro scenari rischiosi”

Segnali contradditori arrivano dall’Ucraina. Il ministro della Difesa, Alexei Reznikov, da un lato esclude una minaccia di invasione russa, dall'altro precisa che per il futuro rimangono "scenari rischiosi". Le autorità di Kiev hanno detto poi di avere smantellato un "gruppo criminale" legato a Mosca che preparava "attacchi armati" per destabilizzare il Paese.

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Le forniture di gas

Per rassicurare gli alleati della Nato e i partner europei, preoccupati per le ricadute economiche che una crisi militare potrebbe portare con sé, gli Stati Uniti hanno iniziato a guardare a possibili nuovi fornitori di gas. Se Mosca decidesse di ridurre le forniture energetiche allo scoppiare di un conflitto, Stati Uniti ed Europa potrebbe puntare sul gas di Paesi africani, del Medio Oriente e dell’Asia. Lo hanno riferito alti dirigenti dell'amministrazione statunitense, sostenendo che le forniture all'Europa lungo la rotta ucraina sono già state dimezzate: si è passati da circa 100 a 40 miliardi di metri cubi all'anno.

Borrell: “Proporremo misure restrittive ai leader europei”

Guarda con attenzione agli sviluppi l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione europea Josep Borrell, che si è detto “convinto del fatto che viviamo il momento più pericoloso dalla Guerra Fredda”. Due le priorità di Bruxelles, secondo Borrell: “Diplomazia e deterrenza”. E mentre “la Russia sta girando indietro le lancette e sta tornando al concetto delle sfere d’influenza”, l’Europa sta “preparando un pacchetto di misure restrittive che proporremo ai leader europei”, ha aggiunto Borrell.

KRASNODAR TERRITORY, RUSSIA - OCTOBER 22, 2021: An aerial view of the Russkaya Compressor Station of the TurkStream gas pipeline in Anapa District of Krasnodar Territory in southern Russia. The initial point of gas shipment through the TurkStream, the Russkaya Compressor Station is one of the most powerful in the world. The stations power capacity allows to create enough gas pressure to transport gas for over 900 km without any additional technical facilities. The station is equipped with seven 32-MWatt gas pumping units; the projected power capacity of 244 MWatt allows to create the output gas pressure of 28.45 MPa. Dmitry Feoktistov/TASS (Photo by Dmitry Feoktistov\TASS via Getty Images)

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Francia e Germania: “Dialogare con Mosca”

Francia e Germania cercano intanto di ritagliarsi un ruolo indipendente nella gestione della crisi diplomatica. Il presidente francese Macron ha annunciato che parlerà personalmente con Putin, in una telefonata prevista per venerdì 28 gennaio. In conferenza stampa con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, Macron ha detto che Parigi e Berlino si manterranno “solidali” con l’Ucraina, senza però rinunciare al dialogo con Mosca.

Fuga di diplomatici

Anche il Canada, dopo Usa e Gran Bretagna, ritira le famiglie dei diplomatici dall'ambasciata a Kiev "per l'attuale rafforzamento militare russo e le attività destabilizzanti dentro e intorno all'Ucraina". Lo ha annunciato il ministero degli esteri di Ottawa, che ha spiegato come il Paese abbia "deciso di ritirare temporaneamente i figli minorenni e i famigliari che accompagnano lo staff dell'ambasciata canadese" a Kiev.

La situazione in Ucraina

Un paio di mesi fa la Russia ha iniziato a schierare più di 100mila soldati e armamenti lungo il confine con Kiev. Si teme una possibile invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. Finora gli sforzi diplomatici per fermare l’armamento si sono rivelati nulli. Vladimir Putin ha chiesto alla Nato di ritirare le proprie truppe da Bulgaria, Romania e dagli altri Stati ex comunisti dell’Europa orientale, negando di aver intenzione di invadere l’Ucraina. A loro volta gli Stati Uniti hanno chiesto il ritiro dei militari russi al confine orientale ucraino intensificando le consegne di armamenti all’Ucraina. L'obiettivo di Mosca sarebbe quello di concludere quanto iniziato nel 2014, quando la Russia occupò la Crimea.

Boris Johnson e Vladimir Putin

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