Le pagine web di alcuni ministeri risultano al momento inaccessibili. Ancora sconosciuti i responsabili e le cause dell'attacco, che avviene in un momento molto delicato per il Paese, il cui destino è al centro di colloqui tra la Russia e l'Occidente che hanno fatto rialzare la tensione
Diversi siti riconducibili al governo ucraino risultano al momento inaccessibili a causa di un attacco informatico che non è stato ancora rivendicato. Tra questi, ci sono quello delle Emergenze e quello del Ministero degli Esteri. Un portavoce di quest'ultimo, citato da Sky News, ha detto che gli specialisti sono al lavoro per ripristinarli e che sull'accaduto è stata aperta un'indagine. Interpellato sulla possibilità che dietro l'attacco ci sia la Russia, il portavoce ha aggiunto che è troppo presto per individuare un colpevole ma "c'è una lunga storia di attacchi russi contro l'Ucraina". Secondo quanto si apprende, sul sito del Ministero degli Esteri era apparso questa mattina un messaggio che recitava: "Ucraini! Tutti i vostri dati personali... sono stati cancellati e sono impossibili da ripristinare. Tutte le informazioni su di voi sono diventate pubbliche, abbiate paura e aspettatevi il peggio". Sembra però che si tratti di un falso allarme e che non ci sia stata una fuga di dati.
Il contesto
L’attacco avviene in un momento particolarmente delicato per il Paese, il cui futuro in questi giorni è al centro di colloqui molto intensi tra la la Russia e l'Occidente, in corso a Ginevra. La prima vuole assicurarsi che Kiev non entri a far parte della NATO, l’alleanza militare nata nel dopoguerra per difendersi dall’allora Unione Sovietica. L'Occidente, capeggiato dagli Stati Uniti, chiede invece che Mosca smetta di ammassare truppe al confine con il Paese. Come spiegava l'Ispi qualche giorno fa, gli incontri rappresentavano "l’estremo tentativo di disinnescare le tensioni e il rischio di un’invasione delle forze russe, che hanno schierato circa 100mila soldati". I negoziati finora non hanno, però, prodotto risultati. La conferma è arrivata dal viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov in un'intervista al canale in lingua russa RTVI. "Non vedo ragioni per riunirsi di nuovo nei prossimi giorni e avviare le stesse discussioni", ha detto, definendo queste ultime “infruttuose”. Di diversa opinione il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che mercoledì, al termine della riunione del Consiglio-Nato Russia, aveva ribatito la necessità di portare avanti il dialogo proprio a causa delle "significative divergenze, non facili da superare".
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Alta tensione
Il Consiglio dell’Ue, intanto, ha deciso di prorogare di altri sei mesi le sanzioni economiche riguardanti specifici settori economici della Federazione russa, introdotte nel 2014 in risposta all’azione destabilizzatrice di quest’ultima in Ucraina. Tra le altre cose, le sanzioni vietano l'importazione diretta o indiretta, l'esportazione o il trasferimento di tutto il materiale legato alla difesa e stabiliscono un divieto per i beni a doppio uso per uso militare o per gli utenti finali militari in Russia. Limitano, inoltre, in misura ancora maggiore l'accesso russo a certe tecnologie sensibili che possono essere utilizzate nel settore energetico russo, per esempio nella produzione e nell'esplorazione dei giacimenti petroliferi. Anche alcuni senatori democratici Usa hanno minacciato conseguenze "molto gravi" nel caso la Russia invada l'Ucraina, incluse sanzioni contro lo stesso Vladimir Putin. Una scelta che, se dovesse essere perseguita, porterebbe alla “rottura delle relazioni”, ha avvertito il portavoce del Cremlino. Nel suo discorso d'inaugurazione della presidenza polacca del Consiglio Permanente dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, il ministro degli Affari esteri polacco, Zbigniew Rau, ha detto: "Sembra che il rischio di guerra nell'area Osce sia oggi maggiore che mai negli ultimi 30 anni".