Zelensky: "Fate entrare l'Ucraina nella Nato, la Russia fa pressione come ricatto"

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di Gianluca Ales

In un’intervista a Repubblica il presidente ucraino si rivolge ai paesi occidentali per avere maggiore sostegno nel contrasto alla pressione russa ai confini. “Uno strumento per ricattare tutti”

Volodymyr Zelensky non ha dubbi. La presenza di truppe russe al confine con l’Ucraina è uno strumento di pressione di Mosca su tutto l’Occidente, e finora le strategie usate per contrastare la sua aggressività si sono rivelate inefficaci.

In un’intervista a tutto campo con il quotidiano la Repubblica il presidente ucraino abbandona i toni rassicuranti usati nelle settimane scorse, quando nell’annunciare di aver scoperto un possibile colpo di stato, o di conoscere la possibile data di un blitz russo, si diceva scettico sulla reale concretezza di simili minacce. 

Mosca resta a guardare

Per ora i fatti sembrano dargli ragione. Nessun golpe né un attacco russo si è verificato.

Però resta il fatto che Mosca continua ad ammassare truppe al confine orientale, e che il paventato giro di sanzioni da parte di Biden, nel faccia a faccia con Putin, non ha fatto recedere lo “Zar”, che anzi ha ribadito la sua richiesta di un rifiuto preventivo da parte della Nato ad un’adesione da parte di Kiev.

 E si questo punto Zelensky torna a chiedere sia l’ingresso nell’alleanza che nell’Unione Europe, come altri paesi dell’est Europa.

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Zelensky si rivolge poi direttamente all’Italia che, a suo avviso, trarrebbe solo vantaggi dall’adesione ucraina. “Forse altri paesi potrebbero essere spaventati dal nostro potenziale economico”, ammette il presidente ucraino, e probabilmente pensa agli altri ex membri del Patto di Varsavia, ma Roma, ne è sicuro, ci guadagnerebbe. E proprio il nostro paese avrebbe tutte le carte in regola per far sentire la sua voce col Cremlino.

Chi invece non farebbe abbastanza è la Germania. I legami economici con Mosca sono noti, motivo per cui Berlino si è rifiutata di fornire strumenti bellici e armamenti a Kiev. Però secondo Zelensky il gasdotto Nord Stream 2, che bypasserebbe l’Ucraina non è un buono strumento di pressione. Anzi, la sua realizzazione renderebbe solo più forte la Russia.

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Insomma, un quadro complicato, con il convitato di pietra della Russia che ancora pesa enormemente sugli equilibri interni dell’Ucraina. Basti pensare che in Donbass ancora si combatte, e che sono morte ad oggi, dall’inizio del conflitto, almeno 15mila persone, mentre un milione e mezzo è stato costretto alla fuga. E che, aggiunge il presidente ucraino, la Russia ancora non ha permesso l’ingresso delle organizzazioni internazionali per un motivo preciso: per non far conoscere la mondo le terribili condizioni in cui versano i prigionieri.

Prigionieri che, in base all’accordo di Parigi del 2019, dovrebbero essere già stati restituiti.

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E a proposito dell’alto costo in termini di vite umane che comporterebbe un eventuale bltiz da parte di Mosca, Zelensky si dice consapevole della portata di una simile operazione e, per quanto ribadisca di essere pronto a difendersi con ogni mezzo, ripete che la soluzione che cerca Kiev è diploatica.

“Noi non ammassiamo truppe al confine, noi non giochiamo con le armi”.

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