
Le città più care al mondo secondo l’Economist: prima Tel Aviv, Roma crolla al 48° posto
L’ultima indagine pubblicata dal settimanale, che sottolinea le conseguenze dell’aumento dell’inflazione, evidenzia il balzo della città israeliana, che ha scalzato Parigi. La capitale italiana registra invece il calo più forte, scendendo di 16 posizioni

Non è più Parigi ma Tel Aviv la città più cara al mondo. Lo rivela l’ultima indagine dell’Economist Intelligence Unit, la business unit del gruppo Economist che fornisce previsioni e servizi di consulenza economici attraverso ricerche ed analisi di mercato. Nell’ultima edizione, il centro finanziario israeliano si trovava alla quinta posizione della classifica: ecco la lista del 2021
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La capitale francese è ora al secondo posto insieme a Singapore. Seguono Zurigo e Hong Kong
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Per trovare Roma, bisogna scendere al 48esimo posto. Rispetto all’ultima edizione, la capitale italiana è scesa di 16 posizioni, registrando il crollo maggiore a causa della diminuzione dei prezzi dell'abbigliamento e dei beni di prima necessità
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Berlino è poco più sotto, al 50esimo posto. Teheran (in foto) ha, invece, registrato il balzo più grande salendo di cinquanta posizioni e ora si trova al 29esimo. Secondo l’Economist, la sua scalata conferma l’impatto delle sanzioni internazionali sul costo della vita, che nei mesi scorsi avevano fatto salire la capitale iraniana dal 106esimo al 79esimo posto
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La classifica dell’Economist si basa sull’analisi dei costi e dei servizi in 173 Paesi: 40 in più rispetto a quelle prese in esame nell’ultima edizione. Tra le new entry ci sono anche Edimburgo, che si piazza al 27esimo posto a pari merito con Auckland e Minneapolis, e Tripoli (in foto). La capitale libica è penultima

In ultima posizione c’è invece Damasco, la capitale siriana (in foto). In fondo alla classifica troviamo anche la capitale dello Zambia Lusaka, 164esima a pari merito con Buenos Aires, Algeri (166esima), Ahmedabad (167esima), Karachi (168esima), Almaty (169esima), Tunisi (170esima) e Tashkent (171esima)

Gli ultimi dati raccolti risentono dell’aumento dell’inflazione che, scrive il settimanale, nel 2021 è salita del 3,5% su base annua. Persino più che nel 2020 e nel 2019 quando erano stati registrati incrementi rispettivamente dell’1,9 e del 2,8%

L’aumento dei prezzi è strettamente connesso ai problemi della catena di approvvigionamento e alle misure legate al coronavirus, che che hanno limitato la produzione e gli scambi commerciali

Il settore che più ha risentito dell’aumento dell’inflazione è stato quello dei trasporti, ma sono lievitati anche i costi per il tempo libero, l’igiene personale e il tabacco. A questo proposito, il settimanale fa notare che in media il prezzo di un pacchetto di sigarette di marca è aumentato del 6,7%