
America Latina, migliaia di donne in marcia per il diritto all’aborto
Da El Salvador al Cile, Perù, Messico e Colombia: numerose persone sono scese in strada con sciarpe verdi, simbolo del movimento globale per la depenalizzazione dell’aborto. “Diritto a decidere”, è uno degli striscioni delle manifestanti

Migliaia di donne sono scese in piazza in tutta l'America Latina per chiedere il diritto all'aborto, una pratica largamente vietata nella regione dove centinaia di donne sono in prigione condannate dalle leggi. (Nella foto: la manifestazione in Ecuador)
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Con striscioni che recitano "Aborto legale ora" e "Diritto a decidere" e indossando sciarpe verdi che sono caratteristiche del movimento globale per la depenalizzazione dell'aborto, i manifestanti si sono radunati a El Salvador, Cile, Perù, Messico, Ecuador, Colombia e molti altri Paesi. (Nella foto: la manifestazione in Messico)
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A El Salvador, dove l'aborto è sempre vietato, le donne che chiedono la procedura rischiano fino a otto anni di carcere per "omicidio aggravato”. Diciassette donne sono attualmente detenute dopo aver avuto emergenze ostetriche, affermano i sostenitori dei diritti delle donne. (Nella foto: la manifestazione a El Slavador)
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Durante la Giornata internazionale dell'aborto sicuro, centinaia di donne salvadoregne hanno manifestato fuori dal Parlamento nazionale. Un comitato dei manifestanti ha presentato al Congresso una proposta per legalizzare l'aborto in alcuni casi, come quando la gravidanza mette a rischio la vita della donna, quando è improbabile che il feto sopravviva dopo il parto, oppure se la gravidanza "è il risultato di violenza sessuale”. (Nella foto: la manifestazione a El Salvador)

Oltre a El Salvador, l'aborto è vietato in Honduras, Nicaragua, Repubblica Dominicana e Haiti, e la maggior parte degli altri Paesi lo consente solo per motivi medici o in caso di stupro. (Nella foto: la manifestazione in Perù)

In Cile, la Camera bassa del Congresso ha approvato il 28 settembre un disegno di legge per depenalizzare l'aborto entro le 14 settimane di gravidanza, un passo importante in un Paese dove la Chiesa cattolica è fortemente contraria alla pratica. I legislatori hanno dato il via libera con 75 voti a favore, 68 contrari e due astenuti. La proposta deve ancora essere approvata dal Senato ultraconservatore del Paese. (Nella foto: la manifestazione in Cile)

Il disegno di legge, presentato nel 2018 dai parlamentari dell'opposizione, mira a modificare la legge esistente, che consente l'aborto elettivo solo in tre scenari: quando c'è una minaccia per la vita della donna incinta, se il feto non è in vita o se la gravidanza è stata il risultato di uno stupro. Questi aborti legali rappresentano solo il tre per cento circa delle migliaia di aborti clandestini che avvengono nel Paese, secondo gli attivisti. (Nella foto: la manifestazione in Cile)

A Città del Messico, decine di donne hanno marciato in centro chiedendo la depenalizzazione della procedura in tutto il Paese. Uno degli striscioni portati dai manifestanti recitava "L'aborto non è legale, lo stupro lo è". Centinaia di poliziotti sono stati schierati per contenere la protesta e ci sono stati scontri con le manifestanti. (Nella foto: la manifestazione in Messico)

La manifestazione ha avuto luogo dopo una sentenza storica della Corte suprema messicana all'inizio di questo mese, che ha dichiarato che l'aborto non può essere considerato un crimine. (Nella foto: la manifestazione in Messico)

Un'altra protesta a favore della scelta si è tenuta a Lima. Decine di donne hanno marciato per chiedere al governo peruviano di legalizzare l'aborto, che attualmente è consentito solo quando la vita della donna è in pericolo. (Nella foto: la manifestazione in Perù)