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Afghanistan, dal figlio di Massoud al vice di Ghani: ecco chi combatte contro i talebani

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22 ago 2021 - 13:05 19 foto

Nella regione del Panjshir, a Nord-Est di Kabul, guidano la resistenza Ahmad Massoud - figlio del guerrigliero che rese quella zona l'unica non controllata dagli studenti del Corano dal 1996 al 2001 - e il vicepresidente di Ashraf Ghani, il capo del governo deposto. Sostengono di esseri pronti a eventuali attacchi e chiedono il sostegno degli Stati Uniti

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C’è una zona dell’Afghanistan che non si è arresa all’avanzata dei talebani e continua la sua opera di resistenza. Nel Panjshir, regione a Nord-Est di Kabul, sono due i leader che sfidano gli “studenti del Corano”: Ahmad Massoud, figlio dell’omonimo guerrigliero che negli anni ‘90 combatteva proprio i talebani, e Amrullah Saleh, vicepresidente del governo del fuggitivo Ashraf Ghani. Anche se Massoud, riporta Al Jazeera, avrebbe incontrato i responsabili regionali e presentato loro un piano che include le sue condizioni per trattare la resa ai talebani

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Massoud ha però subito smentito le voci su una resa: "Sono il figlio di Ahmad Shah Massoud: la resa non fa parte del mio vocabolario. La resistenza è appena iniziata", ha detto in una telefonata con Bernard Henry Levy.  Nelle ore sucessive precisa però di "essere pronto a formare un governo inclusivo con i talebani attraverso negoziati politici, un governo estremista in Afghanistan è inaccettabile"

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Per la seconda volta, il Panjshir è la sola regione a non essere caduta sotto il giogo dei talebani – lo era già stata dal 1996 al 2001 - e su di essa si concentrano le speranze di chi auspica che la situazione non sia già definitivamente consolidata. La conferma è arrivata anche dalla Russia: il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha sottolineato che “i talebani non controllano tutto l'Afghanistan”

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Come 25 anni fa, la valle del Panjshir rimane dunque l'ultimo baluardo della resistenza afghana contro i talebani. "Il territorio è sicuro, tutte le organizzazioni statali continuano a funzionare e i residenti sono pronti per qualsiasi tipo di attacco talebano", aveva assicurato nei giorni scorsi il capo del locale dipartimento di Economia, Abdul Rahman, "siamo pronti a resistere ai talebani per la seconda volta"

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La prima fu infatti dal 1996 al 2001, quando il Panjshir rimase l'unica regione dell'Afghanistan fuori dal controllo degli studenti coranici proprio grazie alle doti di stratega di Ahmad Shah Massoud, che seppe sfruttare le caratteristiche orografiche della provincia per renderla una fortezza impenetrabile e preservarla dall'occupazione talebana, come anni prima era riuscito a preservarla dall'invasione sovietica (nella foto, soldati dell'Alleanza del Nord nel Panjshir nel 1996)

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“Ci sono informazioni dal Panjshir dove sono concentrate le forze di resistenza del vicepresidente Saleh e di Ahmad Massoud", ha aggiunto Lavrov, tornando a caldeggiare "un dialogo nazionale che permetta la formazione di un governo rappresentativo". I due leader della resistenza citati da Lavrov sono l'autoproclamato presidente ad interim Amrullah Saleh, già vice del governo del fuggitivo Ashraf Ghani, e il figlio di Ahmad Shah Massoud (il "Leone del Panjshir"), che ha lanciato un appello agli Usa chiedendo armi

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In un editoriale pubblicato dal Washington Post, Massoud afferma che "l'America può ancora essere un grande fautore della democrazia" sostenendo le sue milizie. "Scrivo dalla valle del Panjshir, pronto a seguire le orme di mio padre con i mujaheddin contro i talebani", spiega Massoud

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Negli anni Novanta del secolo scorso il padre di Ahmad Massoud, il leggendario comandante Ahmad Shah Massoud, guidò la resistenza contro i talebani fino a quando fu ucciso, due giorni prima degli attentati dell'11 settembre 2001. Soprannominato il "Leone del Panjshir", e figlio di un alto ufficiale di polizia, nel 1972 si unì ai Giovani musulmani, movimento studentesco di opposizione alla crescente influenza dell'Unione Sovietica

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Qualche anno più tardi divenne il leader della resistenza anti-Urss in Afghanistan. Nel 1992, dopo la caduta del governo comunista e l'instaurazione di quello presieduto da Burhanuddin Rabbani, fu nominato ministro della Difesa. Ma subito scoppiarono le lotte interne al fronte mujaheddin e iniziò la guerra civile che si concluse nel 1996 con la vittoria dei talebani guidati dal mullah Omar e sostenuti da Arabia Saudita, Qatar e Pakistan

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A quel punto Massoud fu costretto a rifugiarsi nel Panjshir diventando comandante dell'Alleanza del Nord, movimento che riuniva tutti i gruppi mujaheddin non Pashtun e che combatteva il nuovo nemico talebano. Dopo 5 anni di strenua lotta, Massoud fu ucciso il 9 settembre 2001, due giorni prima dell'attacco alle Torri gemelle, da due terroristi arabi tunisini che si spacciarono per giornalisti marocchini. Secondo la polizia belga, i due terroristi erano stati reclutati a Bruxelles da un'organizzazione salafita appartenente alla costellazione di Al Qaeda

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Massoud aveva più volte messo in guardia la comunità internazionale sul rischio che rappresentava Osama Bin Laden. Considerato una figura leggendaria per le sue abilità strategiche, Massoud nel 2002 fu dichiarato eroe nazionale. Fu anche candidato al Premio Nobel per la pace

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Ora suo figlio sostiene che si sono uniti a lui i soldati governativi afghani "disgustati dalla resa dei loro comandanti". Alcune immagini che circolano sui social media mostrano un incontro di Massoud con l'ex vice presidente Saleh: i due sembrano mettere insieme i primi pezzi di un movimento ribelle. "Ma abbiamo bisogno di più armi e munizioni", sottolinea Massoud

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Insieme ad Ahmad Shah Massoud, a guidare la resistenza c’è anche l'ex vicepresidente del governo deposto, Amrullah Saleh, che ha promesso che non si sottometterà in alcun modo agli studenti coranici, arrivando persino a dichiararsi presidente legittimo dopo la fuga di Ashraf Ghani. Massoud, 49 anni, ex capo dell'intelligence del Paese e nemico giurato degli islamisti, è stato anche membro dell'Alleanza del Nord che, tra il 1996 e il 2001, sotto la guida di Ahmad Shah Massoud

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Saleh si è ritirato nella valle del Panjshir insieme ad Ahmad Massoud. "Secondo la Costituzione afghana, in caso di assenza, fuga, dimissioni o morte del presidente, il primo vicepresidente diventa il presidente ad interim. Attualmente sono nel mio paese e sono il presidente ad interim legittimo. Faccio appello a tutti i leader a ottenere il loro sostegno e consenso", ha scritto su Twitter

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Per Saleh, originario del Panjshir, questa è solo l'ultima di una lunga serie di battaglie contro i talebani. Rimasto orfano molto presto, ha combattuto al fianco del comandante Massoud negli anni '90. Ha poi servito nel suo governo, prima che i talebani lo rovesciassero prendendo Kabul nel 1996 per stabilire un regime fondamentalista che avrebbe resistito fino al 2001

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Saleh ha raccontato che i talebani sono arrivati a torturare sua sorella nel tentativo di farlo uscire allo scoperto. "La mia opinione sui talebani è cambiata per sempre a causa di quello che è successo nel 1996", ha scritto l'anno scorso in un editoriale su Time

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Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti Saleh è diventato un importante informatore della Cia. Questa esperienza lo ha portato, dopo la caduta dei talebani, a prendere la guida tra il 2004 e il 2010 del National Security Directorate (Nds), i servizi di intelligence afghani. Una posizione con cui si è creato una vasta rete d'informatori e spie tra i talebani, ma anche in Pakistan, dove trovano rifugio gran parte dei leader degli studenti coranici

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L'ascesa alla vicepresidenza, tuttavia, non è stata priva di battute d'arresto: nel 2010, si è dimesso da capo dell'Nds dopo un umiliante attentato a una conferenza di pace a Kabul. Fuori dalla politica per alcuni anni, ha portato avanti sui social la sua lotta contro i talebani e il Pakistan - accusato di complicità con il gruppo estremista - attaccandoli con tweet quasi quotidiani

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Saleh è tornato in auge nel 2018, servendo per alcuni mesi come ministro dell'Interno, dopo aver siglato un'alleanza con il presidente Ashraf Ghani. È poi diventato vicepresidente dopo le elezioni presidenziali del 2019. È sfuggito a diversi attentati dei talebani: l'ultima volta nel settembre 2020, quando un autobomba è esplosa al passaggio del suo convoglio a Kabul, uccidendo 12 persone

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