Il 6 maggio si vota in molte zone della Gran Bretagna, ma l’appuntamento cruciale è quello per il rinnovo del parlamento di Edimburgo. I nazionalisti dell’SNP sono saldamente avanti nei sondaggi e qualora ottenessero la maggioranza assoluta pretenderebbero un nuovo referendum a tempi brevi, nonostante l’assoluta contrarietà di Boris Johnson. (La corrispondente da Londra)
LONDRA -Saranno più di ventotto milioni i cittadini chiamati alle elezioni locali del 6 maggio in tutta la Gran Bretagna. In palio ci sono 143 comuni e consigli cittadini per un totale di 4.650 incarichi. Si decide, tra l’altro, il destino della capitale del Regno, Londra, e del parlamento gallese, ma è la sfida scozzese quella indiscutibilmente più interessante. Anche se si conosce già - salvo clamorose e altamente improbabili sorprese - il vincitore: lo Scottish National Party, guidato dalla attuale First Minister, Nicola Sturgeon (nella foto in alto). La questione vera non è quindi chi vincerà, ma di quanto. Perché in caso di maggioranza assoluta da parte della formazione nazionalista, per Downing Street saranno grattacapi seri. La richiesta di un nuovo referendum per l’indipendenza della Scozia è infatti in cima alla lista delle priorità della Sturgeon, una volta superata l’emergenza sanitaria della pandemia.
La Brexit e la richiesta di una nuova indipendenza
Il premier conservatore Boris Johnson continua a ripeterlo: ci può essere un referendum a generazione, e questa generazione ha già detto no all’indipendenza nel 2014. C’è però un “ma” grosso come una casa che non può essere ignorato. E questo “ma” è la Brexit. Perché se è vero che due milioni di scozzesi hanno fatto la differenza nel referendum per l’indipendenza (che avrebbe, tra l'altro, significato l'addio alla Ue in quell'epoca), è anche vero che nel 2016 circa due milioni di voti di scarto hanno fatto vincere il “Remain”. L’uscita dall’Unione europea non è piaciuta per nulla agli scozzesi e subito è partita la propaganda dell’SNP sul “torneremo presto, mantieni la luce accesa, Ue”. Anche quelle categorie che avevano appoggiato il "Leave" (i pescatori prima di tutti) se ne sono in gran parte amaramente pentiti.
Le incognite di un’uscita dal Regno Unito
Ma una Scozia fuori dal resto del Regno Unito è uno scenario altrettanto carico di incognite, partendo da quel confine doganale che creerebbe nuovi problemi alla circolazione delle merci (basti pensare a cosa sta accadendo adesso tra Irlanda del Nord e Gran Bretagna con l’introduzione di un confine in mare per permettere agli irlandesi di rimanere nel mercato unico europeo). E poi ci sarebbero altre questioni, come quella della moneta. La nuova Scozia fuori dal Regno Unito che moneta adotterebbe? Per ora le risposte dell’SNP sono a dir poco fumose.
Una coalizione con i Verdi?
Qualora invece l’SNP non ottenesse la maggioranza assoluta, con ogni probabilità formerà una coalizione con i verdi, favorevoli sì a un nuovo referendum, ma senza considerarlo una priorità assoluta. Lo Scottish Green Party, attraverso i suoi leader, ha già detto chiaramente che nei primi due anni il nuovo governo locale dovrebbe concentrarsi su altro: tutela dell’ambiente a parte (Glasgow ospiterà un evento importantissimo come Cop26 il prossimo novembre), c’è la disoccupazione e una vera piaga sociale come la dipendenza dalla droga (Dundee è considerata la “capitale degli stupefacenti” in Europa) da combattere. Ad ogni modo, quello dell’indipendenza è un tema che interessa tutti, non solo gli scozzesi e non solo i britannici. Il Guardian ha riportato ieri la notizia che Teheran starebbe cercando di influenzare tramite fake news il risultato elettorale scozzese con l’obiettivo di facilitare un’implosione del Regno.
La generazione SNP
Fatto non noto ai più è che queste saranno anche le prime elezioni per la cosiddetta “Generazione SNP”. Al voto saranno infatti chiamati anche i sedicenni, che da quando sono nati non hanno visto altro che governi indipendentisti alla guida della nazione. Come si esprimeranno i più giovani? Proprio dal loro voto potrebbero giungere importanti novità per il futuro della Scozia. E magari, si rivolgessero in percentuali significative ai verdi o al partito laburista, scombinare l'agenda di Nicola Sturgeon.
