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India, la variante preoccupa. Anche l'Australia blocca i voli dal Paese fino al 15 maggio

Mondo

L’ondata di contagi registra oltre 300mila nuovi casi al giorno, per il diffondersi della “variante indiana”. Molti Paesi, tra cui l’Italia, hanno fermato i collegamenti. Intanto Usa, Londra e Ue hanno promesso aiuti e i primi carichi di attrezzature sono già arrivati. Biden chiama Modi e sblocca l'export di materiali per i vaccini 

L’India è alle prese con una devastante ondata di coronavirus con oltre 300mila nuovi casi al giorno, dovuta al diffondersi della cosiddetta “variante indiana”. Molti Paesi (tra cui l'Italia) hanno bloccato i collegamenti. L’ultima in ordine di tempo è stata l’Australia che ha deciso di fermare fino al 15 maggio i voli passeggeri dal Paese asiatico (VIDEO). Lo ha annunciato il premier Scott Morrison parlando di "evidenti rischi". Stop anche ai voli indiretti, provenienti da Dubai, Singapore e Kuala Lumpur. L'Australia ha anche annunciato che invierà al più presto attrezzature mediche e mascherine.

Arrivati i primi aiuti dalla Gran Bretagna

Intanto nel resto del mondo è partita una corsa agli aiuti. Il primo carico di forniture mediche anti-Covid britanniche, tra cui 100 ventilatori e 95 concentratori di ossigeno, è arrivato in India. La Gran Bretagna, uno dei tanti Paesi che in queste ore ha dato la sua disponibilità ad aiutare l'India, invierà in settimana nove container di equipaggiamenti con altri 495 concentratori di ossigeno, 120 ventilatori non invasivi e 20 ventilatori manuali. 

Biden promette a India assistenza di emergenza

Ieri il presidente Usa Joe Biden ha parlato con il premier indiano Narendra Modi impegnandosi a fare in modo che "Usa e India lavorino insieme strettamente per combattere il Covid-19". Il presidente Usa "ha promesso il saldo supporto dell'America al popolo indiano che è stato colpito dal recente aumento dei casi", offrendo "assistenza di emergenza". Lo rende noto la Casa Bianca. L'assistenza promessa spazia dalle forniture legate all'ossigeno ai materiali per i vaccini e alle terapie. Modi, secondo la Casa Bianca, "ha espresso apprezzamento per la forte cooperazione tra i due Paesi". I due leader "hanno deciso che gli Usa e l'India continueranno a stare fianco a fianco nello sforzo di proteggere i loro cittadini e la salute delle loro comunità”.

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Gli aiuti

Sia gli Stati Uniti sia il Regno Unito hanno offerto aiuti immediati. L'amministrazione Biden ha deciso di rimuovere parzialmente il divieto di esportazione di materie prime per realizzare i vaccini. Anche la Commissione europea ha confermato che nel fine settimana è stato attivato il meccanismo di protezione civile e sul fronte dei privati, Google e Microsoft si sono impegnati a dare una mano. Il problema più serio e immediato è proprio la mancanza di ossigeno: oltre alla forniture attese dall'estero, per produrlo nello stato del Tamil Nadu si è deciso di riattivare per almeno quattro mesi uno stabilimento chiuso dal 2018 perché inquinante. Intanto l'emergenza non accenna a rientrare e macina sempre nuovi tristi primati: si viaggia al ritmo di un milione di contagi ogni tre giorni e per il quinto giorno consecutivo il Paese ha registrato più di 300 mila nuovi casi quotidiani: quasi 353.000, per l'esattezza, un dato che segna ancora un nuovo record mondiale.

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India al collasso

"Mettetevi le mascherine pure dentro casa”, è stato l'ultimo appello indirizzato dal governo indiano ai propri cittadini. Dopo essere stata additata da molti scienziati come "un miracolo" per avere apparentemente sconfitto il peggio dell'epidemia di Covid-19 ancora prima di avere iniziato con le vaccinazioni, l'India si ritrova adesso alle prese con una situazione di una gravità senza precedenti. Complice anche la nuova variante del virus che ha suscitato preoccupazione nel resto del mondo, Italia compresa. I pazienti continuano a morire senza ossigeno in reparti ospedalieri stracolmi. A Nuova Delhi, testimoni descrivono corridoi ingombri di letti e barelle e famiglie che implorano invano di ricevere ossigeno o un posto per i loro cari. Alcuni muoiono sulla soglia dell'ospedale. Il Paese si trova davanti a "un'impennata rapidissima - racconta Vincenzo de Luca, l'ambasciatore italiano a New Delhi -. Le curve dei contagi sono schizzate all'insù prima nelle aree urbane e ora stanno crescendo anche in quelle rurali, mentre il sistema sanitario fatica a far fronte alla sfida della domanda di ricoveri e farmaci: l'India sta affrontando una fase di massima allerta e ha bisogno di una risposta e di una cooperazione globale".

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