Covid in India, anche oggi oltre 300mila casi e 2812 morti: la situazione nel paese

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Lo Stato più esteso dell’Asia meridionale è travolto da un'ondata molto aggressiva sospinta da una nuova variante. Per il quinto giorno consecutivo infrange i suoi stessi record di morti e contagi e ha ormai superato i 17 milioni di casi

Non accenna a rientrare l'emergenza in India dovuta ad un'impennata dei casi di covid-19 e per il quinto giorno consecutivo nel Paese si registrano oltre 300mila nuovi contagi in 24 ore. In 24 ore sono stati registrati 352.99 nuovi contagi, 2812 i decessi. Per scongiurare l'importazione della temibile variante indiana del Covid in Italia, il ministro della Salute Roberto Speranza ha deciso di chiudere i confini a chi negli ultimi 14 giorni è stato nel Paese dell’Asia meridionale. Secondo la misura annunciata dal ministro (QUI LE ULTIME DISPOSIZIONI), possono entrare solo i residenti, con tampone in partenza, in arrivo e con obbligo di quarantena.

Strutture sanitarie al collasso

L'India continua a essere il Paese con i peggiori dati del mondo sulla pandemia, oltre un terzo dei casi accertati domenica 25 aprile. Con meno di 9.000 casi al giorno all'inizio di febbraio, la situazione è peggiorata nelle ultime settimane. La crescita dei contagi è anche particolarmente virulenta, con un 16% dei casi attivi che hanno dovuto essere ricoverati in ospedale, facendo collassare il sistema sanitario. New Delhi è la città più colpita: da sola, la capitale registra 25 mila casi al giorno con un tasso di positività al 35%. Lo Stato ha ormai superato i 17 milioni di casi e i 195mila morti. C'è da dire però che in un paese che conta 1,35 miliardi di abitanti, il numero di morti e contagiati è notevolmente inferiore in percentuale alla popolazione rispetto a molti altri paesi del mondo. L'ondata aggressiva di casi è infatti in parte dovuta alla situazione nelle strutture sanitarie, ormai allo stremo (GUARDA LE FOTO). Ed è proprio per supportare gli ospedali indiani che si sta mobilitando la comunità internazione anche con l’invio di ossigeno e farmaci.

 

Si mobilita la comunità internazionale

 

L'Ue si è detta pronta a intervenire e sta mettendo insieme le risorse, la Gran Bretagna ha promesso ventilatori e bombole di ossigeno. Israele sta pensando di inviare anche assistenza medica. Gli Stati Uniti spediranno "immediatamente" le materie prime per la produzione dei vaccini (materie sottoposte finora ai controlli di export) e anche tamponi, ventilatori e dispositivi di protezione individuale. La prima spedizione di aiuti da parte del Regno Unito (495 macchinari che possono estrarre l'ossigeno dall'aria quando le bombole degli ospedali sono esaurite, insieme a 120 ventilatori non invasivi e 20 ventilatori manuali) dovrebbe arrivare già martedì. 

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