Birmania, continua repressione proteste anti-golpe: almeno 114 morti, pure bimbo di 5 anni

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Sale il bilancio delle vittime secondo la Cnn, che cita un sito indipendente locale. Sarebbero stati uccisi anche una ragazza di 13 anni e un giovane calciatore di una squadra under 21. Il segretario di Stato americano: "Sconvolti dal bagno di sangue". Nella capitale Naypyidaw i militari hanno celebrato la Giornata delle Forze Armate con una parata, mentre il leader della giunta sostiene che i soldati stiano difendendo il popolo e la democrazia

Si aggrava il bilancio della repressione delle proteste anti-golpe in Birmania. Sale ad almeno 114 il numero delle persone uccise nell'ultima giornata. Lo riporta la Cnn, che cita un bilancio del sito indipendente Myanmar Now.  Se confermato, il bilancio delle violenze, in 44 città in tutto il Paese, rappresenta il più sanguinoso dall'inizio delle proteste. Sono oltre 400 le vittime complessivamente in questi due mesi. Tra i civili uccisi nelle ultime ore ci sarebbero anche un giovane calciatore di una squadra under 21, una ragazza di 13 anni e un bambino di 5 anni, mentre un altro bimbo, di un anno, sarebbe stato colpito a un occhio da un proiettile di gomma. Intanto nella capitale Naypyidaw i militari hanno celebrato la Giornata delle Forze Armate con una parata e il leader della giunta ha difeso i soldati sostenendo che avrebbero protetto il popolo e la democrazia. "Oggi è un giorno di vergogna per le forze armate", ha detto a un forum online il dottor Sasa, portavoce del CRPH, un gruppo anti-giunta costituito da legislatori deposti. "Siamo sconvolti dal bagno di sangue" che mostra come la giunta militare "sacrifica le vite della gente per mettersi al servizio di pochi. Il coraggioso popolo della Birmania rifiuta il regno del terrore militare", ha twittato il segretario di Stato americano, Antony Blinken.

La condanna dell'Unione europea e degli Usa

Le ambasciate dell'Unione Europea e del Regno Unito hanno condannato l'uccisione di "civili disarmati", in concomitanza con la Giornata delle forze armate della giunta. "Questa 76esima giornata delle forze armate del Myanmar rimarrà impressa come una giornata di terrore e disonore. L'uccisione di civili disarmati, compresi i bambini, è un atto indifendibile", scrive sui social l'ambasciata Ue a Rangoon. Anche l'ambasciata Usa, prima del tweet di Blinken, ha condannato l'esercito: "Le forze di sicurezza stanno uccidendo civili disarmati, compresi bambini, proprio le persone che hanno giurato di proteggere", si legge in un comunicato diffuso sulla pagina Facebook dell'ambasciata. Alla parata militare a Naypyidaw hanno preso parte pochissime delegazioni straniere. Spiccava la presenza di quella cinese e di quella russa, capeggiata dal viceministro della Difesa Alexander Fomin. Le cancellerie occidentali hanno declinato l'invito, condannando le uccisioni in Birmania senza mezzi termini.

Inviata speciale dell’Onu: “Turbata dalle violenze”

L'inviata speciale del segretario generale dell'Onu per la Birmania, Christine Schraner Burgener, si è detta "profondamente turbata dalle continue violenze commesse dalle forze militari del Paese". In una nota, ha sottolineato che tra le persone uccise ci sono donne, giovani e bambini: "Le donne rimangono un catalizzatore per la pace e hanno svolto un ruolo di primo piano nei movimenti di disobbedienza civile, i giovani leader sono fondamentali per il futuro della nazione, che i militari stanno mettendo a rischio". L'inviata speciale ha chiesto "il rilascio di tutti i detenuti, inclusi il presidente U Win Myint e il consigliere di stato Daw Aung San Suu Kyi", e si è detta "fermamente solidale con il popolo birmano e con il suo incrollabile impegno per la pace e lo stato di diritto". Con l'avvicinarsi del capodanno Thingyan ad aprile ha poi fatto "appello affinché i diritti fondamentali e le norme democratiche siano rispettati", e ha "chiesto la massima moderazione". Inoltre "continuerà ad amplificare la richiesta del segretario generale di una risposta internazionale ferma e unificata verso il ripristino del governo democraticamente eletto, e le richieste del Consiglio di sicurezza per una soluzione pacifica attraverso un dialogo costruttivo".

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Attivisti anti golpe candidati al Nobel per la Pace 

Un accademico norvegese, Kristian Stokke, professore di sociologia all'Università di Oslo, insieme ad altri cinque accademici ha avanzato la candidatura al Nobel per la Pace 2022 del movimento di disobbedienza civile nato in Birmania dopo il colpo di Stato militare. Essendo scaduti i termini per le candidature di quest'anno (che dovevano essere presentate entro gennaio), la proposta sarà considerata per il Nobel dell'anno prossimo. "Il movimento di disobbedienza civile è un'importante mobilitazione di massa per la democrazia che si sta svolgendo, finora, con mezzi non violenti ", ha detto Stokke all'Afp. "Questo movimento pro-democrazia, soprattutto se ha successo, può avere conseguenze anche al di fuori della Birmania - ha aggiunto - e ispirare altri movimenti pro-democrazia non violenti altrove, in un momento in cui la democrazia è in molti luoghi sotto la pressione delle forze autoritarie".

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