Con lo spoglio ancora in corso, il Likud del premier si conferma primo partito ma, nel quarto voto in due anni, la formazione del governo rischia di essere di nuovo congelata fra il Blocco delle destre e gli oppositori del primo ministro. Il partito nazionalista Yemina di Naftali Bennett, che mantiene una posizione intermedia fra i blocchi, resta l'ago della bilancia ma non basterebbe comunque per raggiungere i 61 seggi necessari. L’affluenza è stata la più bassa dal 2009
Le quarte elezioni legislative in due anni lasciano ancora Israele senza una maggioranza chiara. Quando è ancora in corso lo spoglio dei voti, resta confermato lo stallo fra il Blocco delle destre che sostiene Benjamin Netanyahu e i suoi oppositori. Il partito nazionalista Yemina di Naftali Bennett, che mantiene una posizione intermedia fra i blocchi, resta l'ago della bilancia. I fautori del premier dispongono di 52 seggi sui 120 della Knesset e Bennett ne ha sette: anche insieme il totale sarebbe 59, due seggi in meno dei 61 necessari. Nel pomeriggio dovrebbe cominciare lo spoglio dei voti dei malati di Covid e di quelli in quarantena, per poi passare ai soldati e ai diplomatici all'estero. I risultati finali sono previsti per venerdì prossimo.
Netanyahu: "O un governo guidato da me o un quinto voto"
"L'unica alternativa ad un governo della destra guidato da me, è un quinto voto", ha detto Netanyahu parlando in nottata ai suoi sostenitori, sottolineando che "una chiara maggioranza" degli eletti alla Knesset condivide la "sua politica" e che per questo intende spendere le prossime "parlando con tutti i deputati" che possono aiutarlo a costruire un governo stabile.
La situazione
Allo stato attuale, con quasi il 90% dei voti scrutinati, il blocco di destra del premier Netanyahu è fermo a 52 seggi, senza maggioranza. E non l'otterrebbe neppure se Naftali Bennett decidesse di entrare nella coalizione con i suoi 7 seggi: il totale sarebbe 59, due seggi in meno dei 61 necessari. Lo sottolineano i media secondo cui ad ora una possibilità aritmetica per la maggioranza è legata alla possibilità che Raam, il partito arabo scissionista di Mansour Abbas, con i suoi 5 seggi entri nella coalizione o appoggi dall'esterno il blocco di destra del premier. Il maggior partito del Paese resta comunque il Likud a cui sono attribuiti 30 seggi ad ora, seguito dal centrista Yair Lapid con 17.
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La più bassa affluenza dal 2009
Il premier Benjamin Netanyahu, alla chiusura dei seggi, ha comunque annunciato "una vittoria gigantesca per la destra e per il Likud". "È chiaro - ha aggiunto - che una netta maggioranza dei cittadini di Israele è di destra e vuole un governo di destra. E questo è quello che faremo". Malgrado il successo della campagna vaccinale, Netanyahu non ha sfondato a livello di coalizione. Il voto è stato contraddistinto dalla più bassa affluenza dal 2009: il definitivo è di 67,2%, circa il 5% meno dello scorso marzo. E sembra riguardare soprattutto il settore degli arabo-israeliani, che sembra abbia registrato un circa 10% in meno. Per questo tutti i partiti - soprattutto quelli minori, sia a destra sia a sinistra, preoccupati di non riuscire ad oltrepassare la soglia di sbarramento del 3,25% - hanno esortato le persone ad andare a votare. Ma, secondo i media, anche nei seggi destinati ai malati di Covid e alle persone in quarantena - nonostante il grande dispendio di energie e di mezzi messi in campo dallo Stato in quelle che sono state le elezioni più costose della storia di Israele - non è andata bene.
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