I Paesi hanno annunciato la loro decisione dopo che nei giorni scorsi il Cremlino aveva fatto una mossa analoga nei confronti di rappresentanti delle tre nazioni, accusati di aver preso parte alle proteste pro-Navalny. Il ministero degli esteri russo: “Ennesime azioni che qualifichiamo come ingerenze nei nostri affari interni”
Germania, Svezia e Polonia hanno deciso di rispondere a Mosca ed espellere alcuni diplomatici russi dopo l'analoga decisione nei giorni scorsi da parte del Cremlino nei confronti di rappresentanti dei tre Paesi europei, accusati di aver preso parte alle proteste pro-Navalny. Il ministero degli Esteri russo ha definito "infondata" la decisione dei tre Paesi.
Le comunicazioni dei tre Paesi europei
Varsavia, Berlino e Stoccolma espelleranno ciascuna un diplomatico russo distaccato nel proprio Paese, hanno annunciato quasi contemporaneamente i tre governi. "Questa misura è la risposta del governo alla decisione presa il 5 febbraio dalla Federazione Russa" di espellere un diplomatico tedesco che stava solo cercando di "apprendere con mezzi legali l'evoluzione della situazione sul campo", sottolinea in un comunicato il ministero degli Affari esteri tedesco. Il governo svedese "ha informato l'ambasciatore russo che qualcuno dell'ambasciata doveva lasciare la Svezia. Questa è una chiara risposta alla decisione inaccettabile di espellere un diplomatico svedese che stava solo svolgendo le sue funzioni", ha detto su Twitter il ministro Ann Linde. "In risposta all'espulsione ingiustificata di un diplomatico polacco, il ministero degli Esteri ha deciso oggi, in coordinamento con Germania e Svezia, di riconoscere un dipendente del Consolato generale russo a Poznan (Ovest, ndr) come persona non grata", ha indicato da parte sua il ministero polacco su Twitter.
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Mosca: “Ennesima ingerenza dei nostri affari interni”
"Le decisioni prese oggi da Germania, Svezia e Polonia sono infondate - ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, al primo canale della tv di Stato - non amichevoli e non sono che la continuazione di una serie di azioni che l'Occidente intraprende nei confronti del nostro Paese e che qualifichiamo come ingerenze nei nostri affari interni”.
I rapporti tesi fra Ue e Mosca
Intanto l’Unione europea sta ancora affrontando le conseguenze del viaggio in Russia dell’Alto all'Alto rappresentante della politica estera Josep Borrell. "Era un viaggio delicato, lo sapevamo prima che partisse", ha dichiarato il portavoce della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Borrell presenterà una relazione sul suo viaggio a Mosca al collegio dei commissari, alla plenaria del Parlamento europeo, e al Consiglio Esteri il 22 febbraio, e in quelle sedi si discuteranno "le implicazioni e le conseguenze". Ma, assicura l'Ue, durante i colloqui tra Borrell e l'omologo Serghei Lavrov si sono raggiunti dei "momenti di tensione" anche "feroci", sottolineando che l'Alto rappresentante "ha portato tutti i messaggi dell'Unione".
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Nuove manifestazioni pro-Navalny
Rischiano quindi di inasprirsi ancora i rapporti fra la Russia e l’Occidente, con possibili risvolti di politica interna, dato che è proprio sul “resto del mondo” che poggia la strategia del team di Navalny per ottenere la liberazione dell’oppositore. "Faremo in modo che ogni leader straniero possa discutere con Putin nient'altro che della sua scarcerazione", ha assicurato in un messaggio alla base Leonid Volkov, responsabile della rete regionale del Fondo Anti-Corruzione e luogotenente di Navalny. Il Fondo, ha rassicurato Volkov, è in grado di operare anche senza il suo leader, che ha dato istruzioni precise prima di finire in prigione. Ci saranno "nuove inchieste" e "nuove manifestazioni pacifiche" nel prossimo futuro, oltre che un forte impegno a veder approvate dure sanzioni agli oligarchi della cerchia di Putin - colpendo così anche "il suo portafoglio". Intanto il Partito Libertario (non registrato) ha notificato al comune di Mosca l'intenzione di tenere una manifestazione il prossimo 23 febbraio: per sostenere Navalny ma anche per chiedere l'annullamento della pena del deputato comunale Yulia Galyamina e sollecitare il rilascio di Azat Miftakhov, lo studente condannato a sei anni di carcere in gennaio.
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Il 77% di chi ha visto il video sul “palazzo segreto di Putin” non ha cambiato opinione
Intanto, secondo un sondaggio del Levada Center, istituto demoscopico russo, il video sul suo “palazzo segreto” - cavallo di battaglia di Navalny per incendiare la protesta - ha avuto un impatto meno incisivo del previsto sull'opinone pubblica. Stando al Levada, la video-inchiesta sulla reggia principesca del Mar Nero è stata vista solo dal 26% degli intervistati. Un dato che si presta a varie interpretazioni. Un quarto della popolazione (sopra i 18 anni) è un dato ben lontano dalle oltre 100 milioni di visualizzazioni sbandierate dal Fondo. Un altro 10% dice di conoscere il contenuto del video, anche se non l'ha visto, mentre un 32% ne ha sentito parlare, benché non ne conosca i dettagli. Il 31% degli intervistati invece non ne sa proprio nulla. Ma il dato forse più interessante è che il 77% tra chi ha visto il film, ne conosceva il contenuto o almeno ne ha sentito parlare - dunque il 68% del campione -, non ha cambiato il proprio atteggiamento nei confronti di Putin. Per il 17% invece l'atteggiamento è peggiorato (e c'è un 3% per il quale è migliorato). Un terzo (33%) dei consapevoli si dice poi sicuro che le informazioni del video non siano "vere" mentre un altro 24% è convinto che, anche se lo fossero, il Paese ha cominciato a vivere meglio con Putin.