
Accordo Brexit, dall'Erasmus ai trasporti: cosa succede ora e cosa cambia per gli italiani
L’intesa tra Ue e Regno Unito è il più grande trattato di libero scambio mai concepito al mondo e il primo patto bilaterale del genere "a zero dazi e zero quote". Stop al programma per studenti all’estero, i turisti non avranno bisogno di visto ma non potranno restare per più di tre mesi. Le flotte europee dovranno rinunciare a un quarto del loro pescato nelle acque britanniche nei prossimi cinque anni e mezzo

A 4 anni e mezzo dal voto sulla Brexit e dopo mesi di negoziati, Ue e Regno Unito hanno raggiunto un accordo di libero scambio sulle relazioni post “divorzio”. Svanisce quindi l’incubo di un no deal e delle sue conseguenze: un caos doganale, una guerra di dazi, conseguenze sulla stretta cooperazione fra l'isola e il continente in settori cruciali come la sicurezza o come la ricerca scientifica, vitale in tempo di emergenza Covid
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UN ACCORDO DA 668 MILIARDI - L’accordo è il più grande trattato di libero scambio mai concepito al mondo (668 miliardi di sterline di giro d'affari nel 2019) e il primo patto bilaterale del genere "a zero dazi e zero quote". Ma cosa succede adesso e cosa cambia per noi italiani?
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LE PROSSIME TAPPE - L’accordo entrerà in vigore dal primo gennaio, alla scadenza esatta di quella fase di transizione che il premier britannico Boris Johnson non ha voluto estendere. Sarà in regime provvisorio fino al completamento dei necessari processi di ratifica che Westminster potrebbe chiudere addirittura fra Santo Stefano e Capodanno, ma che il Parlamento europeo intende portare a termine senza fretta: a inizio 2021, secondo il presidente David Sassoli
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STOP ALL’ERASMUS - La Gran Bretagna abbandona il programma Erasmus. Attualmente gli studenti europei in Uk sono 150mila e, probabilmente, con l'entrata in vigore delle nuove regole saranno costretti a iscriversi alle costose università britanniche per poter fare la stessa esperienza che permetteva il programma europeo
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COSA SUCCEDE A CHI È GIÀ IN GB? - Per i giovani che sono già in Gran Bretagna per studio entro il 31 dicembre non dovrebbe cambiare nulla, come riporta il Corriere della Sera
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CI SARANNO ALTRE OCCASIONI COME L’ERASMUS? - Sì, il premier britannico Boris Johnson ha promesso il lancio di Alan Turing, il nuovo programma mondiale che dovrà sostituire per Londra l'Erasmus

TUTELE PER I CITTADINI UE - Sul coordinamento della sicurezza sociale, l'accordo punta a garantire una serie di diritti per i cittadini dell'Ue che lavorano, viaggiano o si trasferiscono nel Regno Unito e ai cittadini britannici che lavorano, viaggiano o si trasferiscono nell'Ue dopo il primo gennaio 2021

I TRASPORTI - Per quanto riguarda i trasporti, l'accordo prevede una connettività aerea, stradale, ferroviaria e marittima continua e sostenibile, sebbene l'accesso al mercato offra possibilità inferiori di quelle che offre il mercato unico. Inoltre, sarà garantita la concorrenza tra gli operatori dell'Ue e quelli del Regno Unito, anche in modo da non compromettere i diritti dei passeggeri, dei lavoratori e la sicurezza dei trasporti

TURISMO E IMMIGRAZIONE - Dal primo gennaio in Gran Bretagna scatta il nuovo sistema di immigrazione. Chi arriva per lavoro, riporta il Corriere della Sera, dovrà avere un visto, ottenibile solo con un’offerta di impiego già ricevuta e un salario previsto di almeno 25.600 sterline (circa 28mila euro). Prevista qualche agevolazione per chi ha un dottorato di ricerca. Sarà invece più difficile entrare per cercare lavori come cameriere o commesso. I turisti non avranno bisogno di visto, ma sarà necessario il passaporto e non si potrà restare per più di tre mesi

CONTROLLI DOGANALI - Il governo britannico, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, schiererà 1.100 funzionari in più alle dogane e all’immigrazione. Il timore è che a causa dei controlli migliaia di camion restino bloccati sulle autostrade inglesi che conducono ai porti

ZERO DAZI - L’accordo prevede zero tariffe e zero quote su tutte le merci che rispettano le regole di origine appropriate

L'EXPORT ITALIANO - Una buona notizia per il nostro Paese, come spiega Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia: "C'è grande soddisfazione per non aver perso un mercato che vale circa 25 miliardi di euro di esportazioni italiane, di cui 3,4 miliardi solo di export alimentare". L'Inghilterra, infatti, rappresenta per le esportazioni alimentari italiane il quarto mercato di sbocco. "Aver evitato dazi medi del 3%, che per alcuni prodotti alimentari potevano raggiungere anche il 30% - prosegue Scordamaglia - è una vittoria per entrambe le parti"

I PRODOTTI ITALIANI - Una buona notizia, spiega Filiera Italia, anche per i produttori italiani di vini e prosecco (mercato che vale per il nostro Paese 700 milioni di euro all'anno), di ortofrutta trasformata, di pasta, salumi e formaggi, le cui esportazioni potranno riprendere a crescere, come è avvenuto negli ultimi 10 anni con un incremento del +48%

L’ENERGIA - Sull'energia, l'accordo prevede un nuovo modello di scambio e interconnettività, con garanzie per una concorrenza aperta e leale, anche sugli standard di sicurezza per l'offshore e la produzione di energia rinnovabile

LA PESCA - Le flotte pescherecce dell'Unione europea dovranno rinunciare a un quarto del loro pescato nelle acque britanniche nei prossimi cinque anni e mezzo. Lo si apprende a Bruxelles. In base all'accordo, dopo questo periodo di transizione l'accesso alle zone di pesca verrà negoziato su base annuale. Tuttavia si precisa che esiste un meccanismo per garantire che le flotte Ue continuino ad avere un accesso stabile anche dopo, con ritorsioni possibili se il Regno non concederà all'Ue un buon accesso alle acque britanniche

I PROGRAMMI EUROPEI - L'accordo consente la partecipazione del Regno Unito a una serie di programmi dell'Ue per il periodo 2021-2027 (soggetto a un contributo finanziario del Regno Unito al bilancio dell'Ue), come Horizon Europe

LA POLITICA ESTERA - La politica estera, la sicurezza esterna e la cooperazione in materia di difesa non sono coperte dall'accordo poiché il Regno Unito non ha voluto negoziare, spiega la Commissione. A partire dall'1 gennaio 2021 non ci sarà quindi alcun accordo per sviluppare e coordinare risposte congiunte alle sfide di politica estera, ad esempio l'imposizione di sanzioni a cittadini o economie di Paesi terzi

UN RAPPORTO PARITARIO - Entrambe le parti si sono impegnate a garantire una solida parità di condizioni mantenendo elevati livelli di protezione in settori come la protezione ambientale, la lotta ai cambiamenti climatici e il prezzo del carbonio, i diritti sociali e del lavoro, la trasparenza fiscale e gli aiuti di Stato, con un meccanismo vincolante per la risoluzione delle controversie e la possibilità per entrambe le parti di adottare misure correttive