Brahim Aouissaoui è approdato in Sicilia il 20 settembre, poi è sbarcato a Bari dopo la quarantena a bordo della nave Rhapsody. Antiterrorismo e intelligence indagano per ricostruirne ogni passaggio, verificare eventuali contatti avuti in Italia dal giovane, individuare possibili complici. Il fratello dalla Tunisia: "Mi aveva inviato foto della cattedrale e detto che voleva passare la notte davanti all'edificio". Lamorgese: "Nessuna responsabilità da parte nostra"
Prima lo sbarco a Lampedusa e la quarantena a bordo della nave, poi il trasferimento a Bari e l’ordine di lasciare l’Italia. Da lì in poi c’è un buco sugli spostamenti di Brahim Aouissaoui, il 21enne tunisino, che ieri nella chiesa di Notre-Dame a Nizza ha ucciso a coltellate un uomo di 50 anni e due donne di 40 e 70 anni, quest'ultima quasi decapitata, in quello che il presidente francese Emmanuel Macron ha definito “attentato terroristico islamista” (LA GIORNATA DI TERRORE A NIZZA - FOTO). Fermato, ha dichiarato di aver agito da solo. Ma un uomo di 47 anni, sospettato di aver avuto contatti con l'aggressore è stato posto in stato di fermo ieri sera. Aouissaoui al fratello aveva detto al telefono di voler passare la notte davanti alla cattedrale della città francese. Sulla storia del killer di Nizza stanno ora indagando antiterrorismo e intelligence, per ricostruirne ogni passaggio, verificare tutti i contatti avuti in Italia dal giovane, individuare eventuali complici o qualcuno che possa comunque averlo appoggiato, anche se al momento non sono emerse evidenze di questo tipo. La ministra dell'Interno Luciana Lamorgese ha escluso qualsiasi responsabilità da parte del Viminale.
Dalla Tunisia a Lampedusa
Il viaggio di Brahim inizia dal suo Paese d’origine, la Tunisia. Il 20 settembre dopo una traversata su un barchino arriva a Lampedusa. Il 21enne viene portato al Centro di Contrada Imbriacola. Ma nell’hotspot dell'isola sono in troppi, ci sono già mille persone e in più si è in piena emergenza Covid. Dunque resta solo 24 ore e il giorno dopo sale assieme ad altre centinaia di tunisini a bordo della Rhapsody, una delle navi per la quarantena. Ed è a bordo che gli viene dato il foglio della Croce Rossa che gli inquirenti francesi gli hanno trovato in tasca. "Non è un tesserino - spiegano fonti della Cri - è semplicemente un pezzo di carta con il nostro logo che non vale nulla e che contiene nome, cognome e numero identificativo che poi vengono riportati su un registro. Serve per sapere chi c'è sulla nave".
A bordo della nave-quarantena
Cosa ha fatto il 21enne sulla nave per 15 giorni? "Chi è stato con lui a bordo della nave Rhapsody, durante i giorni della quarantena sanitaria, racconta che Brahim Aoussaoui trascorreva gran parte del tempo al telefonino, e diceva di voler andare in Francia dove aveva dei parenti”, si legge sul Corriere della Sera. Con chi ha parlato, se ha espresso apertamente posizioni radicali o meno sono solo alcuni degli elementi che in queste ore si stanno accertando sentendo anche il personale che era a bordo. Il dato certo è che la Rhapsody approda a Bari, al termine del periodo di quarantena, la sera dell'8 ottobre, con a bordo 805 persone. Nei successivi nove giorni sbarcarono in 700, tutti coloro che risultarono negativi al doppio tampone. Tra loro, dopo esser stato fotosegnalato ed identificato, anche quello che meno di un mese dopo sarebbe diventato il killer di Nizza.
L’approdo a Bari
Le procedure di identificazione per Brahim Aouissaoui vengono eseguite a bordo della nave, il 9 ottobre e gli accertamenti non fanno scattare alcun segnale d'allarme: non ci sono precedenti penali, non ci sono altri tentativi di ingresso in Italia, non ci sono segnalazioni particolari né dall'intelligence tunisina né da altri apparati di sicurezza. Formalmente, "'è pulito", dicono fonti di sicurezza. Se fosse comparso uno solo di questi elementi, come è accaduto per altre centinaia di persone a bordo della nave, sarebbe scattato il trasferimento in uno dei Centri per i rimpatri in attesa di essere espulso verso la Tunisia, anche in considerazione del fatto che con il Paese nordafricano c'è un accordo che consente il rimpatrio di 80 cittadini al giorno. Per il 21enne, così come per altri, il prefetto ha invece emesso un decreto di respingimento seguito dall'ordine del questore di allontanamento dall'Italia entro 7 giorni. Su questo aspetto Copasir vuole fare luce, annunciando la convocazione della ministra dell'Interno Luciana Lamorgese e del capo della Polizia Franco Gabrielli.
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Lamorgese: "Nessuna responsabilità da parte nostra"
"Responsabilità non ce n'è da parte nostra: si parla delle nostre modifiche al decreto sicurezza ma quei decreti anziché creare sicurezza hanno creato insicurezza perché 20mila persone sono dovute uscire dall'accoglienza da un giorno all'altro", ha detto la ministra Lamorgese. "Noi - ha spiegato - abbiamo cercato di tenere presente le esigenze di sicurezza del Paese, non disperdendo tutti sul territorio nazionale, facendo dei progetti mirati e affinché restassero sotto i radar delle forze di polizia".
Gli spostamenti ancora da ricostruire
Dall'approdo a Bari in poi il viaggio di Aouissaoui è ancora da ricostruire. Secondo alcune fonti sarebbe rimasto a Bari almeno un altro giorno, tanto che il 10 ottobre avrebbe pranzato in uno dei centri della Croce Rossa. Come abbia lasciato il capoluogo pugliese non è chiaro: si stanno passando al setaccio in queste ore le immagini delle telecamere di sicurezza della stazione e dei terminal del bus. Fondamentale sarà anche l'analisi delle informazioni dei tabulati e delle celle utilizzate del telefono, se le autorità francesi lo hanno recuperato e se le condivideranno con gli italiani. Sarà quella la chiave per capire se ha incontrato qualcuno in Italia e come ha raggiunto Nizza.
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Il fratello: "Mi ha inviato una foto della cattedrale di Nizza"
Intanto anche le autorità tunisine, che hanno fermamente condannato l'atto terroristico, hanno aperto un'indagine e stanno ascoltando i familiari sulla vita e sui contatti del 21enne. "Mi ha detto che voleva passare la notte davanti alla cattedrale. Mi ha anche inviato una foto dell'edificio", ha raccontato il fratello di Aouissaoui ai microfoni di Al Arabiya dalla casa di famiglia nella cittadina di Bouhajla, a 190 km a sud della capitale Tunisi. "Quello che abbiamo visto nelle immagini è lui, il nostro figlio", ha confermato la famiglia, che vive in povertà. "Mi telefonò al suo arrivo in Francia", ha raccontato la madre. Un vicino di casa ha invece spiegato che prima di lasciare il Paese "aveva fatto diversi lavori".
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Magistrato tunisino: “Non schedato come terrorista”
Aouissaoui "non è schedato come terrorista in Tunisia”, scrive il sito online del settimanale tunisino Realites sintetizzando dichiarazioni fatte da Mohsen Dali, sostituto procuratore presso il tribunale di prima istanza di Tunisi, parlando alla radio tunisina Mosaique Fm. Il magistrato "non ha escluso che organizzazioni siano all'origine di quello che è avvenuto", scrive ancora il sito riassumendo brevi dichiarazioni fatte ad Al-Watanya 1 da Dali, che è anche portavoce del tribunale. "Effettivamente" queste organizzazioni "incoraggerebbero persone come il terrorista di Nizza a commettere le loro atrocità", si limita ad aggiungere Realites Online.
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