Liberati in Mali, padre Maccalli e Nicola Chiacchio in Italia. Accolti da Conte e Di Maio
MondoI due connazionali, sequestrati da un gruppo jihadista e liberati l'8 ottobre, sono arrivati nel primo pomeriggio. Ad accoglierli il premier e il ministro degli Esteri. Sono stati ascoltati dai magistrati della Procura di Roma e dai carabinieri del Ros. Il racconto ai pm: “Sequestro gestito da tre gruppi jihadisti. "Non abbiamo ricevuto minacce di morte ma il momento peggiore è stato quando è fuggito Luca Tacchetto, ci hanno tenuto per alcuni giorni incatenati agli alberi ma poi la situazione si è tranquillizzata”
Padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio, liberati in Mali l’8 ottobre, sono tornati in Italia, con un volo atterrato a Ciampino nel primo pomeriggio. Ad accoglierli, il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha pubblicato su Facebook un'immagine dell'arrivo. I due connazionali sono stati ascoltati dai magistrati della Procura di Roma e dai carabinieri del Ros. I due erano stati trasferiti in Mali dopo il sequestro in Niger ad opera di gruppi jihadisti legati ad Al Qaida nel Maghreb Islamico (Aqmi).
Il racconto ai pm: "Sequestro gestito da tre gruppi jihadisti"
"Non abbiamo ricevuto minacce di morte ma il momento peggiore è stato quando è fuggito Luca Tacchetto (il padovano tornato libero nel marzo scorso - ndr), ci hanno tenuto per alcuni giorni incatenati agli alberi ma poi la situazione si è tranquillizzata”, hanno raccontato Maccalli e Chiacchio ai pm Sergio Colaiocco e Francesco Dall'Olio, coordinati dal procuratore Michele Prestipino, in una caserma del Ros. "Siamo stati gestiti da tre gruppi, tutti appartenenti alla galassia jihadista legata ad Al Qaeda. Il primo è stato quello dei pastori fulani, il secondo composto da soggetti di origine araba e il terzo da tuareg”, hanno spiegato i due, per poi aggiungere: ”Siamo stati sottoposti a lunghi spostamenti che duravano giorni, anche su moto e barche, attraversando il Burkina Faso per arrivare fino in Mali. Siamo stati tenuti insieme dal marzo del 2019 fino alla liberazione”.
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Di Maio: "In un anno 7 liberati, ora pescatori in Libia"
Poco dopo l’atterraggio del volo a Ciampino, Di Maio ha scritto su Fb: “Finalmente a casa". "Grazie - ha aggiunto - a chi ha lavorato per riportarli a casa, all’Aise e alle nostre forze di intelligence, che sono tra le migliori al mondo. Grazie all'Autorità giudiziaria italiana per la sua eccellente opera investigativa”. Poi ha ricordato che "con Maccalli e Chiacchio, in poco più di un anno, abbiamo liberato e riportato a casa sette ostaggi italiani che erano nelle mani di terroristi o organizzazioni criminali. Continuiamo a lavorare giorno e notte e in queste ore stiamo concentrando gli sforzi per i nostri connazionali in Libia". "Abbiamo attivato tutti i canali internazionali e stiamo lavorando in silenzio e con riserbo come richiesto in queste situazioni per raggiungere il miglior risultato. Siamo in continuo contatto con le famiglie dei pescatori", ha sottolineato.
La liberazione di Maccalli e Chiacchio
Con i due italiani hanno riacquistato la libertà l'ostaggio francese Sophie Pétronin e Soumalia Cissé, un noto politico maliano. Petronin, 75 anni, era l'ultima cittadina francese in mano a rapitori: era stata sequestrata il 24 dicembre 2016 da un gruppo armato a Gao, nel Nord del Mali. Padre Maccalli, 59 anni, della diocesi di Crema, era stato rapito il 17 settembre del 2018 in Niger, in una missione a circa 150 km dalla capitale Niamey. In aprile Avvenire aveva pubblicato un breve video in cui appariva il sacerdote lombardo prigioniero, vestito in abiti tradizionali della regione, insieme a Chiacchio, del quale si erano si erano perse le tracce da anni, forse rapito durante una vacanza, tra Niger e Mali. I due, nelle immagini, avevano solo dichiarato la loro identità.
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La svolta nella trattativa
La svolta che ha consentito di arrivare alla liberazione - alla quale hanno lavorato attivamente l'Aise, il servizio segreto esterno, e la Dgse, l'intelligence maliana - è arrivata il 18 agosto, quando è stato deposto il presidente maliano Ibrahim Boubaka Keita e si è insediata la giunta militare capeggiata dal colonnello Goita. Quel passaggio, si apprende da qualificate fonti d'intelligence, ha consentito di aprire una nuova fase che ha visto il coinvolgimento di influenti personalità locali come l'ex deputato del resemblement del Mali, Mohammed Ag Bibi, per pacificare la regione. Non solo: il cambio di strategia politica dei nuovi leader, che ha visto il coinvolgimento delle minoranze della regione del nord del Mali nel governo di transizione, ha dato rilievo e visibilità alle stesse minoranze, prima escluse.
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