Due dipendenti di un’agenzia di stampa sono in gravi condizioni dopo l'accoltellamento, ma non rischiano la vita. Un pakistano di 18 anni è stato arrestato, avrebbe già ammesso di essere l'attentatore e confessato i motivi del suo gesto. Un secondo uomo è stato rilasciato: non era un complice dell'assalitore ma anzi ha tentato di fermarlo. In totale salgono a 9 i fermati: c'è anche il fratello minore dell'aggressore
"Non sopportava le caricature del profeta Maometto" pubblicate di nuovo di recente da Charlie Hebdo. Per questo avrebbe ferito con una mannaia due persone davanti alla vecchia sede del giornale satirico, non sapendo che la redazione si è trasferita in un luogo segreto da 4 anni. È quanto avrebbe confessato, secondo fonti vicine all'inchiesta, il diciottenne pachistano, Ali. H., arrestato per l'attacco di ieri a Parigi. Due dipendenti di un’agenzia di stampa sono in gravi condizioni dopo essere stati accoltellati. Sono saliti a 9 i fermati, tra cui il principale sospettato, per quello che il ministro dell’Interno Gerald Darmanin ha definito “un atto di terrorismo islamista”. La procura antiterrorismo indaga, l'inchiesta è per tentato omicidio a scopo terroristico (IL RACCONTO DELL'ATTACCO - LE FOTO).
L'assalitore pensava di agire contro Charlie Hebdo
Ali H. ha dichiarato agli inquirenti che pensava di agire contro la redazione di Charlie Hebdo, che invece si è trasferita in un luogo segreto e ultraprotetto da ormai 4 anni. Lo rivelano fonti dell'inchiesta a Le Parisien. Il pachistano avrebbe dichiarato anche di aver perlustrato a più riprese la zona prima di passare all'azione. A quanto ricostruito aveva anche una bottiglia di acquaragia nella sua borsa con la quale intendeva dar fuoco all'edificio.
Cosa è successo vicino alla ex sede di Charlie Hebdo
Sono le 11.45 quando il diciottenne Ali H. si aggira incerto in rue Nicolas Appert. Al numero 6 c'era l'ingresso della redazione di Charlie Hebdo, dove il 7 gennaio 2015 i fratelli Kouachi uccisero 12 persone. Dal portone escono un uomo e una donna, di 36 e 28 anni. Sono dipendenti della produzione di un'agenzia di stampa, Premières lignes, che è rimasta nella sua sede, nello stesso edificio preso di mira 5 anni fa dai terroristi. I due vengono attaccati con una mannaia da macelleria. Dopo pochi istanti - raccontano i testimoni - l'uomo è zoppicante e insanguinato, "viene inseguito da un forsennato con la mannaia in mano", tenta di ripararsi, finisce disteso su un prato vicino, con la gamba gravemente ferita. La donna grida con una ferita alla testa e "il sangue che le cola sul viso". La polizia e i soccorsi arrivano in pochi minuti. I due vengono trasportati in ospedale. Sono gravi ma non in pericolo di vita, tenuti comunque in terapia intensiva.
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La breve fuga dell'aggressore
L'aggressore scappa. Nel quartiere della Bastiglia in poco tempo arrivano decine di auto della gendarmeria e della polizia. Tutti vengono invitati a restare in casa, un centinaio di scuole vengono confinate, con i ragazzi chiusi all'interno e i genitori invitati a non andarli a prenderli fino a nuovo ordine. La fuga di Ali dura 45 minuti. In una piazza della Bastiglia piantonata dagli uomini dell'antiterrorismo, viene visto subito uscire dalla metropolitana, la linea 5, e sedersi inoffensivo sui gradini dell'Opéra. Ha la maglia giallo fluorescente come descritto dai testimoni e un paio di scarpe da ginnastica rosse ancora più vistose. Si lascia fermare. Viene portato via senza opporre alcuna resistenza.
Gli altri fermi e le indagini
Dieci minuti dopo, alla fermata del metro di Richard Lenoir, vicino al luogo dell'attentato, viene fermato un uomo che è stato inquadrato al fianco del 18enne: si tratta di un trentatreenne algerino. L'uomo è stato poi rilasciato. Non era un complice dell'assalitore, ma un uomo che lo aveva osservato e che anzi ha tentato di fermarlo. La sua versione è stata confermata dalle riprese registrate dalle telecamere di sorveglianza. Intanto, nei locali dell'antiterrorismo, Ali riconosce i fatti e il procuratore annuncia che "l'autore dell'attentato è stato arrestato". Le persone fermate, complessivamente, sono 9: tra cui il principale sospettato, un 18enne pakistano che ha "riconosciuto i fatti", il fratello minore e un'altra persona vicina ad Alì H. Almeno 5 persone, tutti pachistani, hanno abitato o risiedono più o meno stabilmente allo stesso domicilio di Alì, dove sarebbero stati trovati diversi materassi e letti a castello.
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Il precedente di Charlie Hebdo
Nelle stesse ore dell'attacco di ieri, a qualche chilometro di distanza, a palazzo di Giustizia era in corso il maxiprocesso ai fiancheggiatori dei fratelli Kouachi e del loro complice Amédy Coulibaly, che due giorni dopo la strage di Charlie Hebdo ne compirà un'altra nel supermercato Hypercacher. All'inizio del processo, il 2 settembre, la redazione del giornale ha ripubblicato le vignette con le caricature di Maometto finite nel mirino degli integralisti islamici, scatenando nuove minacce da parte di al Qaida. Nel giorno dell'attacco a Charlie Hebdo, furono dei giornalisti di Premières lignes a scattare le foto dei fratelli Kouachi che, dopo la strage, prendevano la fuga.
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Le reazioni del governo francese
Il primo ministro Jean Castex ha interrotto una visita in banlieue e si è precipitato prima alla cellula di crisi, poi davanti alla ex redazione di Charlie Hebdo, dopo aver saputo dell'attacco. "La Francia - ha detto - continuerà a lottare con ogni mezzo contro il terrorismo" e "saremo instancabili nella difesa della libertà di stampa". In serata, il ministro Darmanin ha aggiunto: "E' un nuovo sanguinoso attacco contro il nostro Paese, contro dei giornalisti".
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