Migranti, ecco il nuovo Patto Ue. Von der Leyen: "Soluzioni ad hoc non vanno più bene"

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La presidente della Commissione Ue ha parlato del nuovo Patto su asilo e migrazione, presentato dal vicepresidente Margaritis Schinas e dalla commissaria Ue, Ylva Johansson. Tra i punti chiave: ricollocamenti e rimpatri sponsorizzati, meccanismo di solidarietà per i Paesi sotto pressione, alleggerimento peso su Paesi primo ingresso, meccanismo automatico per i salvati in mare

"Oggi proponiamo una soluzione europea per ricostruire la fiducia tra Stati membri e per ripristinare la fiducia dei cittadini nella nostra capacità di gestire come Unione". Così la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen è interventuta sul nuovo Patto su asilo e migrazione, presentato poi dal vicepresidente Margaritis Schinas e dalla commissaria Ue, Ylva Johansson. "L'Europa deve abbandonare le soluzioni ad hoc per mettere in atto un sistema di gestione delle migrazioni prevedibile e affidabile", ha aggiunto.

"L'Ue ha dato prova delle sue capacità"

La presidente della Commissione ritiene che l'Ue abbia "già dato prova in altri settori della sua capacità di fare passi straordinari per conciliare prospettive divergenti. Ora è tempo di alzare la sfida per gestire la migrazione in modo congiunto, col giusto equilibrio tra solidarietà e responsabilità". Per questo motivo il pacchetto di misure contenuto nel nuovo patto "riflette un equilibrio giusto tra la responsabilità e la solidarietà fra Stati membri".

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Ue: alleggeriremo peso su Paesi primo ingresso

La commissaria Ue Ylva Johansson e il vicepresidente Margaritis Schinas hanno presentato il nuovo Patto su migrazione e asilo. Johansson ha spiegato che il regolamento di Dublino pone tutta la responsabilità per il migrante entrato illegalmente nell'Ue sul Paese di primo ingresso, salvo alcuni casi, e presenta "scappatoie che permettono ai migranti di fuggire e andare a chiedere asilo nello Stato di sua scelta. Questa proposta chiude le scappatoie e introduce modifiche che consentono una distribuzione più giusta della responsabilità”. Citando esempi di alleggerimento della responsabilità, Johansson spiega: "Se il migrante ha già un parente nell'Ue, il Paese in cui risiede il congiunto sarà responsabile anche per il nuovo arrivato. Se il migrante in precedenza ha lavorato o studiato in uno Stato diverso dal primo ingresso, quel Paese sarà responsabile".

Ricollocamenti e rimpatri sponsorizzati

"Tutti gli Stati Ue dovranno mostrare solidarietà verso i Paesi sotto pressione: potranno farlo o con i ricollocamenti, o con i rimpatri sponsorizzati. Sono queste le due componenti fondamentali del meccanismo di solidarietà obbligatorio”, ha detto Ylva Johansson. Con "i rimpatri sponsorizzati gli Stati dovranno rimpatriare - entro otto mesi - una quota di migranti dal Paese di primo ingresso. Se entro otto mesi non saranno effettuati tutti i rimpatri, lo Stato partner accoglierà sul suo territorio quanti restano da allontanare". Il meccanismo permette contributi anche col rafforzamento delle capacità, come ad esempio la costruzione di centri di accoglienza.

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Meccanismo automatico per i salvati in mare

"Il meccanismo di solidarietà, con i ricollocamenti ed i rimpatri sponsorizzati, scatterà in modo automatico per i migranti che vengono salvati in mare. Ma anche il Paese di sbarco ne dovrà accogliere una parte” prevede il nuovo Patto su asilo e migrazione. "Non ci saranno più soluzioni ad hoc" ad ogni sbarco, perché ci saranno indicazioni precise e prefissate, sulla base della valutazione della Commissione europea. La commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, ha anche spiegato che sono state “previste anche delle norme speciali per regolare eventuali situazioni di crisi, come quella che abbiamo vissuto nel 2015, quando arrivarono due milioni" di migranti. "Il meccanismo di solidarietà resta sostanzialmente come quello già descritto", con i ricollocamenti ed i rimpatri sponsorizzati, "ma in caso di crisi le misure saranno più nette e più limitate nel tempo".

Con nuovo Patto 3 mesi per decidere rimpatri

Per il migrante che entra illegalmente nell'Ue ci saranno due strade: un iter standard per la richiesta di asilo, o una 'procedura di frontiera', veloce. La "procedura di frontiera" salvaguarda il diritto alla richiesta di asilo, ma in caso di risposta negativa accelera i tempi di rimpatrio, perché la decisione dovrà essere accompagnata da quella sul rimpatrio. Il Paese avrà 12 settimane per attuare la procedura veloce. Se non rispetterà i tempi, il caso seguirà l'iter standard. Saranno sottoposti alla 'procedura di frontiera' i migranti con nazionalità che hanno livelli bassi di concessione dell'asilo, come ad esempio marocchini o tunisini.

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