Il Vaticano sull'eutanasia: "È un crimine, complice chi legifera"

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Dura presa di posizione della Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede nella Lettera "Samaritanus bonus", aggiungendo che "aiutare il suicida è un'indebita collaborazione a un atto illecito"

Il Vaticano contro l'eutanasia. Nella Lettera "Samaritanus bonus" redatta dalla Congregazione vaticana per la Dottrina della fede, si legge infatti che "la Chiesa ritiene di dover ribadire come insegnamento definitivo che l'eutanasia è un crimine contro la vita umana perché, con tale atto, l'uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essereumano innocente". Il documento "sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita", è stato approvato da Papa Francesco il 25 giugno scorso e pubblicato oggi, 22 settembre.

"Chi approva leggi sull'eutanasia è complice del peccato"

In un altro passaggio del documento si sottolinea che "coloro che approvano leggi sull'eutanasia e il suicidio assistito si rendono complici del grave peccato che altri eseguiranno. Costoro  - continua la lettera - sono altresì colpevoli di scandalo perché tali leggi contribuiscono a deformare la coscienza, anche dei fedeli".

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"Il suicidio assistito è un atto illecito"

"Una persona che sceglie con piena libertà di togliersi la vita rompe la sua relazione con Dio e con gli altri e nega se stessa come soggetto morale", ribadisce ancora la lettera del Vaticano. "Il suicidio assistito ne aumenta la gravità, in quanto rende partecipe un altro della propria disperazione, inducendolo a non indirizzare la volontà verso il mistero di Dio", e "di conseguenza a non riconoscere il vero valore della vita e a rompere l'alleanza che costituisce la famiglia umana". La Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede aggiunge poi che "aiutare il suicida è un'indebita collaborazione a un atto illecito".

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"Leggi colpiscono il diritto alla vita"

Il Dicastero della Santa Sede parla anche delle leggi sul fine vita, definendole "gravemente ingiuste, per il falso diritto di scegliere una morte definita impropriamente degna soltanto perché scelta". Queste leggi "colpiscono il fondamento dell'ordine giuridico: il diritto alla vita, che sostiene ogni altro diritto, compreso l'esercizio della libertà umana", aggiunge la Santa Sede. Inoltre, nel testo si legge che un ostacolo "che oscura la percezione della sacralità della vita umana è una erronea comprensione dalla 'compassione'. Davanti a una sofferenza qualificata come 'insopportabile', si giustifica la fine della vita del paziente in nome della 'compassione'. Per non soffrire è meglio morire: è l'eutanasia cosiddetta 'compassionevole'".

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