Imprigionato da una coppia della Pennsylvania, ora agli arresti con l'accusa di omicidio. Il 12enne pesava poco più di 20 chili ed è morto per un trauma cranico La coppia aveva altri tre figli, tutti cresciuti normalmente
Morire dopo aver passato anni rinchiuso dalla propria famiglia in una stanza. È la drammatica storia di Maxwell Schollenberger, un ragazzo di 12 anni della Pennsylvania, il cui corpo nudo ed emaciato è stato ritrovato lo scorso 26 maggio a Anneville, anche se la notizia è stata diffusa nei suoi dettagli solamente nelle ultime ore. A finire dietro le sbarre il padre di Maxwell, Scott Schollenberger Jr. (42 anni), e la sua fidanzata, Kimberly Maurer (35 anni). Sono stati entrambi arrestati con l’accusa di omicidio.
Una stanza-prigione vuota e con le finestre sbarrate
"Questo ragazzino non ha mai conosciuto l'amore incondizionato di una famiglia", ha detto ai giornalisti in una conferenza stampa Pier Hess Graf, procuratore distrettuale che indaga sul caso. Come riporta il New York Post, i pubblici ministeri hanno spiegato che la stanza dove era prigioniero il 12enne, vuota e buia con le porte e le finestre sbarrate, era ricoperta di feci. Il ragazzo non ha mai ricevuto cure mediche né è andato a scuola.
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Il corpo pesava poco più di 20 chili
Un'autopsia ha rilevato che il ragazzo pesava poco più di 20 chili, circa la metà del peso medio di un bambino della sua età. La sua morte è stata attribuita a un trauma cranico e dalle conseguenze della malnutrizione. Da quanto emerso, Max veniva picchiato abitualmente e lasciato regolarmente senza cibo. Pare infatti che il piccolo non fosse più neppure in grado di reggersi in piedi. "Al momento del decesso viveva in quella stanza 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana", ha detto il procuratore distrettuale. Poi ha aggiunto: “Max Schollenberger esisteva. Non lo chiamerò vivere. Esisteva in uno stato di sofferenza perpetua".
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La coppia aveva altri tre figli, tutti trattati normalmente
Scott Schollenberger è il padre biologico del ragazzo, mentre Maurer e stata sua madre adottiva negli ultimi dieci anni. Entrambi hanno ammesso agli investigatori di aver usato tre ganci metallici per bloccare il figlio nella sua stanza. La coppia ha altri tre bambini piccoli che sono stati cresciuti normalmente ma a cui era imposto di ignorare il fratello prigioniero. Uno dei fratelli non conosceva nemmeno l'esistenza di Max. Ora i tre figli sono stati affidati alle cure dei funzionari dell'assistenza all'infanzia della contea. Al momento i due genitori non hanno fornito agli inquirenti nessuna spiegazione sulla scelta di imprigionare il figlio