Pyongyang, dopo aver fatto esplodere l'ufficio di collegamento di Kaesong, ha rimesso i militari in due zone che rientrano negli accordi firmati con Seul. Secondo la Kcna, Kim Yo-jong, sorella del leader Kim Jong-un, ha respinto l'offerta del Sud di mandare inviati speciali e ha criticato la proposta del presidente Moon Jae-in di riavvio del dialogo. Il Comando di stato maggiore congiunto di Seul avverte: il Nord sarà chiamato a "pagare un prezzo" nel caso adotti azioni militari
Dopo aver fatto esplodere l'ufficio di collegamento con la Corea del Sud di Kaesong, la Corea del Nord sta riposizionando le truppe in due aree che erano state smilitarizzate in base agli accordi firmati con Seul (LA STORIA DEL CONFLITTO). Il Comando di stato maggiore congiunto di Seul, in una nota, ha avvertito che Pyongyang sarà chiamata a "pagare un prezzo" nel caso adotti azioni militari contro il Sud e ha affermato che si tratta di mosse che "bloccano gli sforzi di due decenni per migliorare le relazioni e riportare la pace".
Respinta l’offerta di dialogo di Seul
Inoltre, l’agenzia di stampa nordcoreana Korean Central News Agency (Kcna) ha riferito in un dispaccio che Kim Yo-jong (CHI È), la sorella del leader Kim Jong-un (CHI È), ha respinto l'offerta di Seul di mandare al Nord inviati speciali dopo la distruzione del simbolo della cooperazione bilaterale, criticando la proposta del presidente sudcoreano Moon Jae-in di riavvio del dialogo.
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L’esplosione
L’esplosione dell’ufficio di collegamento, confermata dal ministero dell'Unificazione sud-coreano, è avvenuta alle 14.49 ora locale di martedì 16 giugno. Già nei giorni precedenti Kim Yo-jong aveva fatto capire di volere abbattere l'ufficio di collegamento intercoreano.
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