Con il via libera degli Stati Uniti, il governo israeliano ha annunciato che procederà "all'occupazione completa" della Striscia, perché "Hamas non rilascerà altri ostaggi senza una resa totale". Come? Sembra che il premier lo annuncerà al suo governo nei prossimi giorni, forse il 7 agosto. La riunione di gabinetto di oggi, che doveva portare a una conclusione, sembra infatti che non abbia superato le divergenze di opinioni tra la parte politica e il capo di stato maggiore Eyal Zamir
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu sottoporrà la decisione di occupare la Striscia di Gaza all'approvazione del governo nei prossimi giorni, forse giovedì 7 agosto. Così dicono fonti vicine al dossier ai media israeliani: la riunione che si è tenuta oggi non è riuscita a superare le divergenze di opinioni tra la parte politica e il capo di stato maggiore Eyal Zamir sull'ipotesi del premier di occupare tutta la Striscia di Gaza (GLI AGGIORNAMENTI LIVE). Quali siano le reali intenzioni di Netanyahu è quindi ancora da vedere. L’obiettivo però è chiaro: "È necessario completare la sconfitta del nemico a Gaza e garantire che la Striscia non rappresenti più una minaccia", ha detto il premier. L’operazione ha ricevuto l'ok di Donald Trump, senza il quale sarebbe difficile procedere, mentre è stata rapidamente condannata da quasi tutto il resto della comunità internazionale che continua ad accusare Israele di genocidio del popolo palestinese. Si stima che al momento Israele controlli già il 75% di Gaza.
Tensioni fra l'Idf e la squadra di Netanyahu
L’unico punto fermo è quindi “l’occupazione totale” della Striscia di Gaza, formula che vari esponenti di governo hanno utilizzato nelle scorse ore parlando con i media israeliani. "Ci saranno operazioni anche nelle aree in cui sono trattenuti gli ostaggi. Se il capo di stato maggiore non è d’accordo, dovrebbe dimettersi", hanno detto fonti del governo a Ynet, chiamando in causa il capo di stato maggiore dell’Idf. Netanyahu non ha infatti l'appoggio dei ranghi militari più alti, come ricorda Times of Israel. Si pensa che per distruggere Hamas potrebbero volerci anni e che l’operazione in sé potrebbe spingere il gruppo armato palestinese a giustiziare i rimanenti ostaggi israeliani in vita.
Divisioni anche interne al governo
Anche all'interno del governo le posizioni non sono omogenee. Il ministro di ultradestra Itamar Ben Gvir, che mira alla conquista totale della Striscia, ha scritto su X che il capo militare deve obbedire agli ordini dei vertici politici anche se non è d'accordo: "Il capo di stato maggiore è tenuto a dichiarare chiaramente che rispetterà pienamente le direttive del livello politico, anche se si decidesse di procedere alla conquista e a un'azione decisiva". Poco dopo, il ministro degli Esteri Gideon Sa'ar ha risposto sul suo account affermando: "Il capo di stato maggiore è tenuto a esprimere la sua opinione professionale in modo chiaro e inequivocabile alla classe politica. Sono convinto che lo farà. Non è tenuto a chiarire la subordinazione dei vertici militari alle decisioni del governo".
Idf cancella emergenza bellica
È in questo contesto che l’Idf ha annunciato la cancellazione dello stato d'emergenza bellica, in vigore dal 7 ottobre 2023, il giorno dell’attacco di Hamas a Israele che ha esacerbato decenni di conflitto e dato il via alla guerra in corso. In sintesi, nelle prossime settimane ci saranno “alleggerimenti nel personale militare che porteranno a una riduzione dell'esercito regolare”. Il capo dell’esercito Zamir ha di fatto ridotto di una compagnia ogni battaglione regolare, mentre decine di soldati saranno trasferiti nei battaglioni di riserva. Negli ultimi mesi si erano levate critiche crescenti riguardo all'estremo carico di lavoro che i soldati sopportano e si era parlato di un'ondata di suicidi tra i militari in servizio regolare e tra i riservisti.