Minneapolis, altra notte di proteste dopo morte George Floyd. Coprifuoco pure a Washington

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Manifestazioni e tafferugli in diverse città Usa. Oggi l’agente incriminato per la morte dell’uomo afroamericano dovrebbe comparire in tribunale. Disordini anche davanti alla Casa Bianca. A New York, tra gli arrestati ci sarebbe anche la figlia del sindaco de Blasio

Negli Stati Uniti è stata un’altra notte di proteste (FOTO - VIDEO - GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA) dopo la morte di George Floyd, l’uomo afroamericano che ha perso la vita a Minneapolis durante un fermo della polizia. L’agente incriminato per l’uccisione, che gli ha tenuto il ginocchio sul collo mentre Floyd era a terra, deve comparire in tribunale oggi a Minneapolis. Intanto, la Guardia nazionale è stata mobilitata in 15 Stati. In una quarantina di città, compresa la capitale Washington, è stato deciso il coprifuoco. Tafferugli si sono registrati anche davanti alla Casa Bianca. E, secondo i media Usa, venerdì scorso il presidente Donald Trump sarebbe stato portato nel bunker mentre le proteste diventavano più accese. Secondo il Washington Post, nel week-end nel Paese la polizia ha arrestato 2.564 persone in una ventina di città: circa un quinto è finito in manette a Los Angeles, le accuse includono la violazione del coprifuoco, furto e danneggiamento. Tra gli arrestati ci sarebbe anche Chiara de Blasio, figlia 25enne del sindaco di New York: sarebbe stata fermata sabato sera in una protesta a Manhattan (ANTIFA, IL MOVIMENTO CHE TRUMP VUOLE DICHIARARE ORGANIZZAZIONE TERRORISTICA).

Trump minaccia di usare l’esercito

Per fare il punto sulla situazione, Trump ha in programma in giornata una videoconferenza con i governatori Usa, i rappresentanti delle forze dell'ordine e i dirigenti della sicurezza nazionale. Il presidente ha minacciato di fare intervenire il governo federale usando l'esercito se gli amministratori locali democratici non useranno il pugno duro contro la violenza nelle proteste. "Varcare i confini di Stato per incitare alla violenza è un crimine federale! I governatori e i sindaci liberal devono diventare più duri o il governo federale interverrà e farà quello che deve essere fatto, e questo include il potere illimitato del nostro esercito e molti arresti. Grazie!", ha twittato. Più tardi ha rilanciato uno degli slogan della destra, usato a fine anni Sessanta dall'allora candidato presidenziale Richard Nixon e Ronald Reagan, che all'epoca era governatore della California: “Ordine e legge". Intanto, il New York Times ha fatto sapere che venerdì sera, per circa un’ora, gli agenti del Secret Service hanno portato il presidente in un bunker sotterraneo della Casa Bianca. Non è chiaro se con lui ci fossero anche Melania e il figlio Barron.

I disordini davanti alla Casa Bianca

Nuove proteste davanti alla Casa Bianca si sono registrate anche nelle scorse ore. Oltre al coprifuoco, in vigore dalle 23 locali (le 5 di notte in Italia) alle 6 del mattino (le 12 in Italia), la sindaca di Washington Muriel Bowser ha mobilitato anche la Guardia nazionale a sostegno della polizia metropolitana. A meno di due ore dall'entrata in vigore del coprifuoco, migliaia di persone si sono radunate davanti al’edificio blindato. Dopo i primi tafferugli, la polizia ha usato lacrimogeni e spray urticanti (secondo alcuni, anche proiettili di gomma) per rispondere al lancio di oggetti da parte di alcuni manifestanti (che protestano non solo contro la morte di George Floyd, ma anche contro il presidente). In piazza Lafayette i dimostranti hanno acceso un grande falò. A meno di 15 minuti dal coprifuoco, agenti in tenuta anti sommossa hanno sgomberato la folla dalla zona davanti alla Casa Bianca, ma i manifestanti hanno continuato a presidiare le aree vicine con le mani alzate gridando "non sparate" e "voi siete la minaccia". Le luci che generalmente illuminano l'esterno della Casa Bianca sono state spente durante la fase più calda della protesta.

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Le proteste in diverse città Usa

Ma le proteste, partite da Minneapolis, continuano in diverse città degli Stati Uniti. Primi tafferugli si sono registrati anche a Philadelphia, dove alcuni manifestanti hanno dato alle fiamme due auto della polizia e compiuto dei saccheggi. Gli agenti hanno reagito con gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Disordini anche ad Atlanta. Nuova, imponente manifestazione di protesta, poi, a New York. Migliaia di persone sono scese in piazza, in particolare a Manhattan e a Brooklyn, e sono stati registrati alcuni momenti di tensione. In diverse città, alcuni dirigenti di polizia e agenti si sono uniti ai dimostranti in segno di solidarietà. A volte chinandosi su un ginocchio - un atto di protesta popolare nel mondo sportivo per denunciare le iniquità razziali - come hanno fatto due agenti nel Queens, a New York, rimanendo in cerchio mentre venivano letti i nomi di altri afroamericani uccisi dalla polizia, come Trayvon Martin e Philando Castile. In Michigan, lo sceriffo della contea di Genesee Chris Swanson ha marciato con i dimostranti, come pure il capo della polizia di Norfolk, in Virginia. In ginocchio anche alcuni agenti al Lafayette park nella capitale, davanti alla Casa Bianca, a Miami e a Santa Cruz.

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Intanto a Minneapolis, il capo della polizia Medaria Arradondo è andato nel posto in cui un suo agente ha ucciso Floyd "per rendergli omaggio". Rispondendo in diretta sulla Cnn alla famiglia della vittima che chiede l'arresto anche degli altri tre poliziotti coinvolti, ha detto che "il silenzio e l'inazione sono complicità”. La morte di Floyd, ha aggiunto, è stata una "violazione di umanità”.

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