“Non riesco a respirare”: Usa, chi era George Floyd e cosa è successo a Minneapolis

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Secondo giorno di proteste in Minnesota dopo la morte del 46enne afroamericano, bloccato per diversi minuti con un ginocchio sul collo da un poliziotto. La scena è stata ripresa da una passante. Trump: “Giustizia sarà fatta”. Il movimento Black Lives Matter chiede la fine delle violenze degli agenti sui neri

“Lasciatemi, non riesco a respirare”. Le ultime parole di George Floyd, il 46enne afroamericano di Minneapolis, Minnesota, morto dopo essere stato bloccato a terra da un poliziotto perché trovato in possesso di un documento falso, sono già diventate lo slogan delle proteste del movimento Black Lives Matter (FOTO 1 - 2), che chiede giustizia per la morte dell'uomo e la fine delle violenze della polizia sugli afroamericani. Una passante ha filmato l’intera scena e  il video della morte di Floyd, nella serata di lunedì 25 maggio,  ha fatto il giro del mondo. Sul caso si è espresso anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha definito la vicenda “molto triste e tragica” assicurando che “giustizia sarà fatta”.

Cosa è successo

Secondo le prime ricostruzioni, intorno alle 20 di lunedì sera alcuni agenti di polizia sono stati chiamati per la presenza di un uomo sospetto, poi identificato come George Floyd, seduto in un’auto e apparentemente sotto effetto di sostanze stupefacenti. L’intervento della polizia sarebbe stato richiesto perché Floyd aveva cercato di usare un documento falso in un mini market. A quel punto all’uomo è stato intimato di scendere dall’auto, ma lui avrebbe opposto resistenza. Gli agenti lo hanno quindi estratto con la forza e bloccato a terra: mentre cercavano di ammanettarlo, e anche dopo averlo ammanettato, uno di loro ha tenuto a lungo premuto il suo ginocchio sul collo di Floyd.

epa08446273 Amy Gee of Minneapolis holds a sign near the scene of the arrest of George Floyd, who later died in police custody, in Minneapolis, Minnesota, USA, 26 May 2020. A video posted online one 25 May, appeared to show the  Floyd pleading with arresting officers that he couldn't breathe as an officer knelt on his neck.  EPA/CRAIG LASSIG

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La scena ripresa da una passante

Una passante ha ripreso quello che stava accadendo. “Per favore, non riesco a respirare (I can’t breathe)”, dice Floyd. L’uomo, visibilmente in sofferenza, implora più volte gli agenti di lasciarlo, così come fanno anche altre persone che assistono alla scena. Invano. A un certo punto, dopo diversi minuti, Floyd smette di muoversi: presumibilmente ha perso conoscenza. A quel punto i poliziotti chiamano un’ambulanza. Il quarantenne muore poco dopo. La versione ufficiale della polizia parla di “incidente medico”.

I quattro agenti coinvolti sono stati licenziati. L'Fbi e le autorità del Minnesota hanno aperto delle indagini su quanto accaduto,. Gli agenti non sono ancora stati incriminati e, anche se licenziati in tronco, sono a piede libero e questo ha provocato ulteriori polemiche.

Le reazioni della politica

La sera stessa del fatto a Minneapolis centinaia di cittadini hanno manifestato davanti al commissariato di polizia a cui appartenevano i quattro poliziotti licenziati. Martedì sera le proteste si sono ripetute, con lanci di sassi e di bottiglie contro la polizia e alcuni negozi saccheggiati. Altre centinaia di persone si sono ritrovate davanti all’abitazione dell’agente che premeva il ginocchio sul collo di Floyd. Il presidente Trump ha chiesto al Dipartimento di Giustizia e all’Fbi di accelerare le indagini sulla morte della vittima e anche Joe Biden, candidato democratico alla presidenza, ha chiesto l’avvio di un’indagine federale sulle “vergognose azioni” dei poliziotti di Minneapolis. Il sindaco della città Jacob Frey, nel corso di una conferenza stampa convocata sul caso, ha detto che “essere un nero in America non dovrebbe essere una sentenza di morte”.

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Le denunce di Lebron James, Madonnna e  Justin Bieber

Anche diversi esponenti del mondo dello sport e dello spettacolo sono intervenuti sui fatti di Minneapolis. Lebron James, il campione del Los Angeles Lakers e giocatore più rappresentativo della Nba, ha postato sul suo profilo Instagram la foto dell'uomo morto a Minneapolis durante un controllo delle forze dell'ordine, accanto all'immagine di Colin Kaepernick, il giocatore di football di San Francisco che nel 2016 rimase in ginocchio durante l'inno americano per protestare contro le violenze. E il commento: "Questo è il motivo per il quale protestiamo".

Da Naomi Campbell a Justin Bieber e Stefano Accorsi, esponenti del mondo del cinema, della musica e della moda hanno condiviso sui profili social il video della morte di Floyd o le immagini del 46enne con la frase “I can’t breathe”. Tra i messaggi più duri c’è quello di Madonna: “Questo agente sapeva che lo stavano filmando - ha scritto la cantante in un post su Instagram - e lo ha ucciso con arroganza e orgoglio. Finché ci sarà razzismo in America a nessuno dovrebbe essere consentito di portare una pistola, men che meno ai poliziotti. Fuck the police: l’ho detto, non mi interessa il politically correct ma la giustizia”.

epa08446273 Amy Gee of Minneapolis holds a sign near the scene of the arrest of George Floyd, who later died in police custody, in Minneapolis, Minnesota, USA, 26 May 2020. A video posted online one 25 May, appeared to show the  Floyd pleading with arresting officers that he couldn't breathe as an officer knelt on his neck.  EPA/CRAIG LASSIG

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