Primo confronto diretto con agli altri candidati per l'ex sindaco di New York nel dibattito che precede i caucus in Nevada del 22 febbraio. Il miliardario è stato attaccato da Biden, Sanders, Warren, Buttigieg e Klobuchar ed è apparso in difficoltà
“Solo io posso battere Donald Trump e ho l'esperienza per fare il presidente”. Michael Bloomberg (CHI È) esordisce così nelle primarie dei democratici (COME FUNZIONANO), rivendica le proprie credenziali per la Casa Bianca e respinge gli attacchi di Bernie Sanders ed Elizabeth Warren. Nel dibattito tv andato a scena a Las Vegas in vista dei caucus in Nevada di sabato, terza tappa delle primarie, il miliardario ed ex primo cittadino di New York, al suo debutto in un confronto diretto con gli altri candidati, si è dovuto difendere dall’accerchiamento dei rivali: “Io sono stato sindaco della città con più diversità, imprenditore, manager, filantropo”, ha detto. Bersaglio principale di Bloomberg è stato Sanders: “Con il senatore Sanders non c'è alcuna chance di riprendere la Casa Bianca, avremo Trump per altri quattro anni", ha affermato. Da parte sua Sanders ha replicato che “le politiche discriminatorie di Bloomberg contro le minoranze” non aumenteranno l'afflusso degli elettori e che la sua è una agenda solo per miliardari. Ma non hanno perso l’occasione di attaccare l’ex sindaco di New York nemmeno Biden e Warren (TUTTE LE NOTIZIE SU USA 2020).
Raffica di attacchi a Bloomberg agli altri candidati
Bloomberg ha faticato a difendersi dalla raffica di attacchi, soprattutto dalle accuse di aver discriminato le minoranze con la politica dello “stop and frisk” (la pratica della polizia di New York di fermare e perquisire qualunque persona ritenuta sospetta nelle strade) quando era sindaco della Grande Mela. Il miliardario ha ricordato di aver chiesto scusa e ha spiegato di aver usato quella prassi per combattere l'alto numero di omicidi e di averla ridotta quando finì fuori controllo. Ma Warren ha ricordato che in realtà fu un tribunale a bloccare lo “stop and frisk”, definendolo incostituzionale: l’obiezione della senatrice è stata accolta dagli applausi. Bloomberg è stato poi accusato da Biden di non aver appoggiato l'Obamacare, ma l'ex sindaco ha sostenuto il contrario.
Biden: “Bloomberg è sempre stato repubblicano, mai sostenuto Obama”
All’inizio del dibattito sono state subito scintille con l’attacco di Bernie Sanders alle “politiche discriminatorie” di Michael Bloomberg. A rincarare la dose è stata Elizabeth Warren, affermando che l'obiettivo non è sostituire un miliardario arrogante con un altro e rinfacciando all'ex sindaco di New York le sue frasi sessiste. Poco prima del dibattito, in un evento in Nevada, anche l’ex vicepresidente Biden aveva attaccato Bloomberg: “È stato un repubblicano per tutta la sua vita, non ha dato il suo endorsement né a Barack Obama né a me quando siamo scesi in campo”. Biden ha sottolineato che è stato per 8 anni a fianco di Obama mentre Bloomberg - che in passato è stato repubblicano e indipendente - lo ha criticato, salvo poi usarlo nei suoi spot per le primarie.
“Buuu” per Bloomberg sulle molestie
Per Michael Bloomberg si sono anche alzati cori di buu dal pubblico quando, incalzato da Elizabeth Warren e Joe Biden, ha detto che non intende mettere fine agli accordi di riservatezza relativi ad accuse di molestie sessuali o episodi sessisti nell'ambiente di lavoro della sua società. In precedenza aveva vantato lo spazio che le donne hanno nella sua azienda e assicurato che non c'è alcuna tolleranza per i comportamenti portati alla luce dal movimento #MeToo.
Bloomberg attacca Sanders: “Socialista milionario”
Bloomberg è passato al contrattacco soprattutto nei confronti di Sanders: ha difeso il capitalismo, sostenendo che il Paese non ha bisogno del comunismo e che sul palcoscenico c'è un senatore socialista che ha tre case ed è diventato milionario, riferendosi al senatore del Vermont. Quest'ultimo gli ha risposto che ora c'è un socialismo per i ricchissimi, riferendosi all'1% dei paperoni che detengono la maggioranza delle ricchezze del Paese pagando poche tasse.
Sanders: “Nomination a chi ha più delegati”. Rivali per una convention aperta
Bernie Sanders è stato poi l'unico dei sei candidati presenti al dibattito ad affermare che il candidato con il maggior numero di delegati dovrebbe ottenere la nomination, anche se non ha la maggioranza. I suoi rivali invece si sono pronunciati in questo caso per una convention “aperta”, dove dalla seconda votazione si aprono i giochi per convogliare il consenso dei delegati.