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Coronavirus, posticipato lo sbarco dalla nave Diamond Princess. VIDEO

Mondo

A bordo dell'imbarcazione ci sono 285 persone contagiate. A parte anziani e americani, i passeggeri scenderanno dal 21 febbraio. Il ritardo è dovuto all'impossibilità di completare tutti i test entro la data prevista

Slitta lo sbarco dei passeggeri della Diamond Princess, la nave da crociera ormeggiata da giorni nella baia di Yokohama, in Giappone, per il coronavirus (LE ULTIME NOTIZIE - LA MAPPA DEL CONTAGIO). Sull'imbarcazione sono presenti 285 persone contagiate, in aggiunta al funzionario della quarantena. A parte gli anziani e gli americani, i turisti e lo staff scenderanno dalla nave a partire dal 21 febbraio, anziché dal 19 come inizialmente previsto. Lo ha annunciato il presidente dell'armatore, Jan Swartz, in una lettera che il capitano ha letto ai passeggeri.

La situazione

Il ritardo è dovuto all'impossibilità di completare tutti i test entro la data prevista. Oggi, 15 febbraio, il ministro della Salute nipponico Katsunobu Kato ha informato dell'esistenza di altri 67 casi di contagio da coronavirus sulla Diamond Princess. La nave è rimasta in quarantena da quando è stato diagnosticato il primo caso che riguardava un turista sceso a Hong Kong. A bordo ci sono ancora oltre 3600 persone, tra cui 35 italiani, di cui 25 membri dell'equipaggio, incluso il comandante Gennaro Arma (IL DIARO DI BORDO).

Gli italiani

"L'Unità di crisi sta sentendo gli italiani a bordo della nave. Dalle autorità sappiamo che nessuno di loro mostra sintomi del coronavirus. Nelle prossime ore valuteremo tutte le possibilità, eventuali azioni da intraprendere". Lo ha affermato il ministro degli esteri Lugi Di Maio, facendo riferimento ai 35 italiani bloccati sulla Diamond Princess, alla luce dell'imminente evacuazione degli americani a bordo.

Gli americani

Il governo degli Stati Uniti manderà un aereo in Giappone per riportare a casa gli americani sulla Diamond Princess. L'arrivo del mezzo è previsto nella serata di domani, 16 febbraio, come confermato dall'ambasciata americana agli stessi passeggeri americani.

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