Il capo negoziatore Ue Barnier: “Il Regno Unito non potrà più beneficiare dei diritti e dei vantaggi economici se il 31 dicembre lascerà il mercato unico e l'unione doganale”. Il premier Tory: “Vogliamo intesa per libero scambio"
Boris Johnson avvisa l’Unione europea sull’accordo per il dopo Brexit. Il Regno Unito vuole un’intesa fondata sul "libero scambio", che "non richiede alcun allineamento alle regole e agli standard" Ue "sulla politica della competizione, i sussidi, la protezione sociale, l'ambiente o nulla di simile" (L'ADDIO DEL REGNO UNITO - FESTA A LONDRA - FOTOSTORIA DEL DIVORZIO - COSA CAMBIA). Johnson, illustrando a Londra la sua piattaforma negoziale in risposta al capo negoziatore Ue Michel Barnier, ha assicurato che su queste materie, a rischio di concorrenza sleale per i 27, Londra avrà standard elevati, ma senza accettare di regolarle "in un trattato”. Proprio Barnier poco prima aveva detto che "il Regno Unito non potrà più beneficiare dei diritti e dei vantaggi economici se il 31 dicembre lascerà il mercato unico e l'unione doganale. Questo è il quadro in cui ci muoviamo”. Insomma tra Londra e Bruxelles il divorzio sarà tutt'altro che agevole (LE MONETE PER CELEBRARE LA BREXIT - SOSTENITORI BREXIT BRUCIANO BANDIERA UE).
Johnson: “Scelta non è fra deal e no deal”
”La scelta" dei negoziati sulle relazioni post Brexit fra Regno Unito e Ue "non è, sia chiaro, fra deal e no deal”, ha aggiunto il premier Tory. E' tra "una relazione commerciale comparabile a quella del Canada" (libero scambio pressoché a zero dazi) e "più simile a quello Australia-Ue" (ossia un'intesa minima). "In ogni caso non ho dubbi che la Gran Bretagna prospererà" e potrà "scatenare tutto il suo potenziale”.
Johnson contro i dazi
Il premier conservatore britannico ha illustrato le linee guida della sua dura piattaforma negoziale con l'Ue, da chiudere in teoria entro il 31 dicembre 2020, in vista di un accordo sulle relazioni future post Brexit. Johnson ha affermato che l'indice di povertà assoluta globale è calato in 30 anni da oltre il 30% "al 10%" della popolazione mondiale grazie alle politiche di libero commercio. Politiche che il suo governo rivendica e di cui il Regno Unito deve restare "un campione" per il bene "del mondo", ha detto: criticando "i protezionisti" che stanno prendendo piede "a Bruxelles, in Cina o a Washington, agitando in giro dazi come randelli".
Johnson non dice Brexit. Poi gaffe su "vini tedeschi e auto italiane"
Nel suo discorso sulle relazioni future con l'Ue il premier Boris Johnson non ha mai pronunciato la parola Brexit. "Perché?", gli ha chiesto un giornalista nel botta e risposta con i media seguito allo speech: "Perché è fatta, it's over (è finita)". Poi anche una gaffe: "Smetteremo d'importare automobili italiane o vini tedeschi?", si è chiesto BoJo retoricamente a un certo punto per esorcizzare il rischio di un mancato accordo, ma invertendo l'ordine d'importanza delle merci che il suo Paese acquista dall'Italia e dalla Germania.
La bozza dell'Ue
Dall'altro lato c'è la bozza di mandato dell'Ue, presentata da Barnier. "Siamo pronti ad offrire un partenariato ambizioso, anche se sappiamo che ci sarà una competizione forte tra il regno Unito e l'Ue", ha fatto sapere il capo negoziatore. "La competizione è normale - ha aggiunto Barnier - ma data la nostra vicinanza geografica e la nostra interdipendenza economica, questa offerta eccezionale è condizionata ad almeno due aspetti. Primo, dobbiamo fare in modo che la competizione sia e resti aperta e giusta. Abbiamo già concordato col premier Boris Johnson che la partnership futura eviterà vantaggi ingiusti. Ora dobbiamo concordare su garanzie specifiche ed efficaci, per avere regole di gioco comuni (level playing field) sul lungo termine. Questo significa un meccanismo per mantenere alti standard su questioni sociali, clima, ambiente, aiuti di stato, sia oggi che nel futuro". Ma la nostra intesa dovrà includere anche "un accordo sulla pesca", che "garantisca accesso reciproco ai mercati e alle acque, con quote stabili".