Attacco Usa in Iraq, massima allerta e basi blindate per i militari italiani all'estero

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Misure di sicurezza innalzate dopo il raid in cui gli Stati Uniti hanno ucciso Qassem Soleimani. La decisione è del ministro Guerini dopo un vertice con il capo di Stato maggiore della Difesa Vecciarelli. Limitati al minimo gli spostamenti. Vigilanza alta pure in Italia

Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, dopo un vertice con il capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli, ha deciso di innalzare le misure di sicurezza dei militari italiani all’estero in seguito al raid americano in cui è rimasto ucciso il generale Qassem Soleimani (CHI ERA). Basi blindate e spostamenti ridotti al minimo soprattutto nelle aree considerate più a rischio, quelle in cui l'Iran potrebbe attuare la sua ritorsione. (AGGIORNAMENTI - LE FOTO DEL RAID USA - LE CONSEGUENZE SUI MERCATI)

Vigilanza alta anche in Italia

Il ministro Guerini è in contatto continuo con il Coi, comando operativo di vertice interforze, la struttura che gestisce tutte le operazioni fuori area, e con gli organismi di intelligence. L’allerta è ai massimi livelli. Anche per quanto riguarda il fronte interno, la vigilanza è altissima. Non vengono segnalate minacce specifiche, ma sono stati potenziati alcuni servizi di controllo, in particolare quelli su siti riconducibili agli interessi americani e iraniani in Italia, come le rappresentanze diplomatiche o le sedi delle compagnie aeree. Il presidente del Copasir Raffaele Volpi si accinge a convocare i vertici dei servizi segreti per avere un quadro aggiornato della situazione.

Quali rischi per l’Italia

A spiegare a quali rischi è esposta l’Italia è il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore della Difesa e dell'Aeronautica, ufficiale che di crisi internazionali ne ha viste parecchie. "Per la prima volta - afferma il generale all'Ansa - target dei raid Usa è stato non un 'semplice' terrorista, ma un personaggio politico di altissimo spessore. L'Iran dovrà reagire, non può perdere la faccia. In che modo? Nei confronti delle truppe americane sul terreno, forse, ma le truppe Usa sono modeste. Oppure contro Israele, che è il principale alleato degli Stati Uniti nell'area. In Libano la situazione politica è a dir poco confusa, gli Hezbollah sono filo iraniani ed è ipotizzabile una ritorsione contro Israele che passa attraverso la 'Linea blu', dove sono schierati 12.000 uomini dell'Onu e un migliaio di italiani che hanno il comando della missione. E poi non dimentichiamo che abbiamo 800 addestratori proprio in Iraq e 300 militari in Libia, dove c'è un nostro ospedale". Un altro generale, Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica e presidente della Fondazione Icsa, condivide le preoccupazioni di Camporini: "Rabbia ed odio potrebbero essere difficilmente gestibili e le reazioni potrebbero essere di natura e dimensioni imprevedibili, anche per il nostro Paese".

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