Intervenuto in video-collegamento dall’ex colonia britannica con Fondazione Feltrinelli di Milano: “Il ministro ha detto di non voler interferire con i fatti di altri Paesi, ma ha tralasciato le brutalità della polizia”. Sugli agenti: “Chiederemo punizioni severe”
“Il ministro italiano Di Maio mi ha deluso quando ha parlato dei diritti umani a Hong Kong. Ha detto di non voler interferire con i fatti di altri Paesi, ma ha tralasciato le brutalità della polizia”. Sono queste le parole di Joshua Wong, attivista leader della protesta che è intervenuto in video-collegamento dall’ex colonia britannica con Fondazione Feltrinelli di Milano. “Tutti – ha aggiunto – dovrebbero ricordare l'importanza della dignità umana. Faccio appello ai leader politici italiani perché si ricordino che stiamo lottando per una nobile causa: avere elezioni veramente libere”.
A Joshua Wong negato il visto per venire in Italia
Sia gli organizzatori dell'evento, sia Joshua Wong hanno confermato che le autorità non gli hanno concesso il visto per venire in Italia, nonostante l'invito della Fondazione. “Non posso incontrare i miei amici in Europa, e questo – ha detto – è un brutto colpo per la libertà”. L’attivista pro-democrazia, infatti, sarebbe dovuto essere fisicamente in Italia, ma l'8 novembre un tribunale ha deciso per lui il divieto d’espatrio. Nei giorni scorsi, poi, l’Alta corte di Hong Kong - motivando la decisione con il pericolo di fuga - ha respinto il suo ricorso. Joshua Wong, quindi, ha dovuto rinunciare al viaggio in Italia e in altri cinque Paesi europei per perorare la causa democratica dell'ex colonia.
Sulla polizia: “Chiederemo punizioni severe”
Durante il suo intervento nell'ambito dell'incontro Hong Kong Democracy, Joshua Wong ha sottolineato che “il risultato elettorale ha dimostrato che c'è una crisi politica, che ha bisogno di soluzioni politiche e non delle brutalità della polizia”. Per queste, ha aggiunto, “chiederemo punizioni severe”. Intanto, a Hong Kong continuano i sit-in anti-governativi. Centinaia di persone sono tornate a manifestare nella pausa pranzo, proseguendo le proteste in corso da quasi 6 mesi (I MOTIVI). Almeno in 400, secondo i media locali, si sono ritrovati nei centri commerciali e nei distretti residenziali più noti della città, bloccando strade e ponti pedonali e creando difficoltà al trasporto stradale, oltre a scandire slogan come "Hong Kong non ha ancora vinto" e "Restituite il campus", in merito all'assedio della polizia al Politecnico di Kowloon.