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Bolivia, la polizia si unisce alle proteste contro Morales. IL VIDEO

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Settori delle forze dell’ordine ammutinati in diverse città: hanno aderito alle proteste contro il presidente, la cui rielezione è contestata dalle opposizioni. Morales denuncia: fuoco in casa di 2 governatori e di mia sorella. Papa: attendere in pace revisione elezioni

Rimane alta la tensione in Bolivia, anche se il presidente Evo Morales ha annunciato nuove elezioni (GLI AGGIORNAMENTI - LE FOTO). Da giorni nel Paese continuano le proteste di piazza contro il capo dello Stato, dopo che l’opposizione ha denunciato brogli nelle elezioni del 20 ottobre scorso che ne hanno sancito la riconferma alla massima carica. Nelle scorse ore, settori della polizia boliviana si sono ammutinati in diverse città e hanno aderito alle proteste antigovernative. Il partito al potere ha risposto invitando i sostenitori a occupare le strade di La Paz per difendere la rielezione di Morales. Del Paese ha parlato anche il Papa. "Invito tutti i boliviani, in particolare gli attori politici e sociali, ad attendere con spirito costruttivo, e senza alcune previe condizioni, in un clima di pace e serenità, i risultati del processo di revisione delle elezioni", ha detto Francesco durante l'Angelus (GLI AGGIORNAMENTI: MORALES ANNUNCIA NUOVE ELEZIONI).

La ribellione della polizia

La ribellione all’interno delle forze dell’ordine è iniziata venerdì pomeriggio, quando si sono ammutinati membri dell'Unità tattica di operazioni di polizia (Utop) di Cochabamba. Poi, hanno raccontato i giornali locali, nelle ore successive si è estesa a settori di agenti di altre città: Chuquisaca, Sucre, Tarija, Santa Cruz (roccaforte dell'opposizione), Potosí e Oruro. L’ammutinamento avrebbe risparmiato La Paz, la capitale amministrativa del Paese. Ma un segnale preoccupante per il governo Morales è che gli ufficiali Utop della città, che per settimane hanno sorvegliato la centralissima Plaza Murillo, dove si trova il palazzo presidenziale, nelle ultime ore si sono ritirati nei loro quartieri in evidente solidarietà con le proteste. Il ministro dell'Interno Carlos Romero si è detto fiducioso di poter superare il malessere attraverso il dialogo. Il ministro della Difesa Javier Zavaleta, invece, ha escluso un intervento dell'esercito in questa crisi.

Morales denuncia: fuoco in casa di due governatori e di mia sorella

Intanto, il presidente Morales ha denunciato: “Il piano di golpe fascista esegue atti violenti con gruppi irregolari che hanno incendiato la casa dei governatori di Chuquisaca ed Oruro e quella di mia sorella in quest'ultima città”. Su Twitter, ha anche condannato l'attacco "codardo e selvaggio", "nello stile delle dittature militari", alla radio della Confederazione sindacale unica dei lavoratori contadini della Bolivia (Csutcb). Il capo dello Stato ha anche rivelato che "gruppi organizzati" hanno preso il controllo dei media statali Bolivia Tv (Btv) e Red Patria Nueva (Rpn). "Dopo aver minacciato ed intimorito i giornalisti – ha detto Morales - li hanno obbligati ad abbandonare i loro posti di lavoro".

I tentatiti di dialogo di Morales

Nelle scorse ore, il presidente boliviano ha chiesto un dialogo con i partiti dell'opposizione che siedono in Parlamento, escludendo espressamente i potenti comitati civici regionali che gli si oppongono. Il suo obiettivo, ha spiegato, è di disinnescare una crisi che, ha sostenuto, "si configura come un tentativo di colpo di Stato". Morales ha anche rivolto un invito ad accompagnare questo dialogo "a organismi internazionali, all'Onu all'Osa, a Paesi di diverse parti del mondo e alle chiese". Il leader dell'opposizione, l'ex presidente Carlos Mesa, ha immediatamente respinto il gesto di Morales. L'offerta è stata anche respinta da Ruben Costas, il potente governatore dello Stato orientale di Santa Cruz.

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