Israele, il 17 settembre si vota: nei sondaggi ancora testa a testa tra Netanyahu e Gantz
MondoI leader di Likud, centrodestra, e della lista di centro Blu e Bianco si sfideranno ancora una volta ad appena cinque mesi dall’ultima tornata. Il voto, però, potrebbe riproporre nuovamente una situazione di stallo all’interno della Knesset
Il 17 settembre Israele torna di nuovo al voto, cinque mesi dopo le ultime elezioni. Anche in questa tornata i favoriti sono la formazione di centrodestra Likud del premier uscente Benjamin Netanyahu, e dell'alleanza Blu e Bianco dell'ex generale Binyamin Gantz. I due leader si sfideranno per ottenere la maggioranza relativa, vittoria che però potrebbe non bastare per dare vita a un governo di coalizione all’interno della Knesset, il parlamento israeliano. Si potrebbe, infatti, riproporre l'impasse che si è venuta a creare dopo le elezioni dello scorso 9 aprile. Secondo gli ultimi sondaggi, il blocco di centrosinistra totalizzerebbe 54 seggi, mentre il blocco capeggiato da Netanyahu si ferma a 59 (ne sono necessari 61 per avere la maggoranza). Decisivo sarà il leader del partito ultranazionalista russofono Yisrael Beiteinu ("Israele casa nostra"), Avigdor Lieberman, che con i suoi seggi sarà probabilmente l'ago della bilancia.
Testa a Testa
Seppur con margini diversi, tutti i sondaggi danno sia il Likud che il partito Blu e Bianco sopra la quota di 30 seggi nella Knesset. Nello specifico, le rilevazioni pubblicate dai quotidiani Maariv e Israel Hayom vedono il partito di Netanyahu in testa, con 33 seggi, seguito da Gantz che oscillerebbe tra i 32 e i 31 seggi. Secondo il sondaggio pubblicato dall'emittente tv Kan, invece, Blu e Bianco otterrà 33 seggi e Likud 31 Likud. La prima posizione permetterà a uno dei due leader di aprire le consultazioni per provare a dare vita a una maggioranza di governo all’interno della Knesset.
Incognite sulla nuova maggioranza
Allo stato attuale, però, entrambi gli schieramenti sembrano essere ben lontani da questo obiettivo. Il Likud anche con il tradizionale appoggio dei partiti religiosi non sembra in grado di superare la soglia dei 61 seggi necessari. Traguardo che, invece, sarebbe raggiungibile con i parlamentari di Israel Beytenu dell'ex ministro della Difesa e degli Esteri, Avigdor Lieberman. Quest'ultimo, però, negli ultimi mesi ha preso le distanze dal premir uscente. Proprio il mancato accordo tra Lieberman e Netanyahu ha impedito la formazione del governo dopo le elezioni dello scorso 9 aprile, rendendo inevitabile un ritorno alle urne. Tra i motivi della rottura la distanza tra il leader di Israel Beytenu e i partiti religiosi che sostengono Netanyahu sull'estensione della leva obbligatoria anche per gli ebrei ortodossi. Un’ulteriore motivo di frizione si è aggiunto la scorsa settimana, quando Lieberman ha impedito, insieme all'opposizione di centro sinistra e ai partiti arabi, che venisse approvata alla Knesset una controversa legge,voluta da Netanyahu sull’introduzione di telecamere nei seggi elettorali per il prossimo voto. Secondo il governo, la video sorveglianza avrebbe avuto lo scopo di evitare "brogli" da parte degli arabi israeliani. Un’accusa considerata dai parlamentari arabi infondata e razzista.
Gantz pronto a un governo di unità nazionale con il Likud
Binyamin Gantz, Capo di Stato Maggiore tra il 2011 ed il 2015, durante la campagna elettorale ha più volte manifestato l’intenzione di dare vita a un governo di unità nazionale con il Likud, ponendo però un’unica condizione: l’esclusione dall’esecutivo di Netanyahu. L’obiettivo del leader di Blu e Bianco è quello di tener fuori i partiti religiosi dal governo, ottenendo invece l’appoggio di Lieberman. Al momento questa strada sembra difficilmente percorribile, ma una sconfitta pesante di Netanyahu alle urne potrebbe cambiare lo scenario. Durante la campagna elettorale, Gantz ha puntato soprattutto sugli indecisi proponendosi come vera alternativa al premier soprattutto nel mondo di centrosinistra, nonostante povenga, come cultura politica, dall’emisfero opposto. In diversi comizi ha dichiarato che non c’è più destra o sinistra, ma solo ciò che è buono per Israele. Nel mentre, però, l’ex generale si è dovuto difendere dagli attacchi di Netanyahu, che è tornato a sbandierare il 'pericolo arabo', sostenendo che Blu e Bianco porterà al governo le formazioni anti-sioniste.
Netanyahu si gioca il suo futuro politico
Il 69enne Netanyahu, primo ministro dal 1996 al 1999 e dal 2009 ad oggi, con queste elezioni si gioca gran parte del suo futuro politico. Sulla sua testa infatti pende la spada di Damocle di tre inchieste giudiziarie per frode, corruzione e abuso di fiducia. Nelle scorse settimane il procuratore generale Avichai Mandelblit ha fatto sapere che intende incriminarlo, quindi la migliore opzione per Netanyahu, che ha più volte sostenuto di essere perseguitato dalla magistratura, è quella di vincere le elezioni, garantendosi così l’immunità parlamentare. E successivamente far approvare una legge che impedisca all'Alta Corte di Giustizia di revocargliela.
L’annessione della Valle del Giordano
Durante la campagna elettorale, il leader del Likud ha cercato di spostare l'attenzione dalle vicende giudiziarie puntando tutto sul tema della sicurezza. A tal proposito, nei giorni scorsi, ha annunciato che in caso di vittoria intende annettere definitivamente la Valle del Giordano ad Israele. L’annuncio, come era prevedibile, ha suscitato le reazioni dei palestinesi, che hanno ripreso le ostilità, del mondo arabo e dell’intera comunità internazionale. A chi lo ha accusato di aver usato questa promessa solo a scopi elettorali, senza realmente volerla portare a termine, Netanyahu ha risposto che era pronto ad annunciare l’annessione la scorsa settimana ma è stato bloccato dal procuratore generale, Avichai Mandelblit. La misura infatti non sarebbe stata legittima perché adottata da un governo ad interim. Inoltre, dopo i nuovi scontri a fuoco nei pressi della Striscia, il leader di Likud ha dichiarato: "Un'operazione a Gaza potrebbe avvenire in qualsiasi momento, anche quattro giorni prima delle elezioni".
Spionaggio nei confronti di Trump
A pochi giorni dalla tornata elettorale, il primo ministro israeliano ha dovuto far fronte anche a uno scandalo che lo metterebbe al centro di un sistema di spionaggio nei confronti di Donald Trump. Secondo un’inchiesta pubblicata sul sito Politico, infatti, ci sarebbe Israele dietro l’installazione delle apparecchiature per intercettare cellulari (note informalmente come "SingRoys") scoperte vicino alla Casa Bianca e che avrebbero avuto l’obiettivo di spiare il presidente statunitense e i suoi più stretti collaboratori. L’ufficio di Netanyahu ha definito l’inchiesta una "plateale bugia" sottolineando come, da parte del governo israeliano, ci siano un "impegno di lunga data e una direttiva a evitare operazioni di intelligence negli Stati Uniti".