Oman, due petroliere a fuoco nel golfo: "Almeno una colpita da siluro". Pompeo accusa Iran

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Evacuati gli equipaggi. Il ministro degli esteri iraniano Zarif collega gli assalti all'incontro a Teheran tra il premier giapponese Abe e l'ayatollah Khamenei. Ma il segretario di Stato Usa punta il dito proprio contro l'Iran: "Risposta economica e diplomatica"

Una serie di esplosioni ha colpito nella mattinata di giovedì due petroliere nel Golfo di Oman, a meno di 30 miglia dalla costa iraniana, una delle quali di proprietà nipponica e che trasportavano carichi "collegati al Giappone", come ha precisato il ministro del Commercio nipponico Hiroshige Seko. L'altra nave, secondo la compagnia che l'ha noleggiata, "sarebbe stata colpita da un siluro". L'episodio, che ha riacceso la tensione nel Golfo, è avvenuto nel giorno in cui era in programma la missione giapponese per riaprire il dialogo tra Iran e Stati Uniti, mentre il primo ministro Shinzo Abe era a Teheran per incontrare la Guida suprema Ali Khamenei con l'obiettivo di convincerlo a trattare con Donald Trump sul nucleare (TRUMP E ABE GIOCANO A GOLF). L'Iran parla di "sabotaggio", mentre dalla Casa Bianca il segretario di Stato Mike Pompeo accusa proprio Teheran: "Sono loro i responsabili, per colpire gli alleati degli Stati Uniti”. "Gli spudorati attacchi nel Golfo di Oman - ha detto ancora Pompeo - fanno parte di una campagna dell'Iran per aumentare le tensioni e creare sempre più instabilità nella regione". "La risposta sarà economica e diplomatica", ha aggiunto. (TRUMP MINACCIA L'IRAN)

Equipaggi in salvo

I media locali parlano di esplosioni e incendi su entrambe le imbarcazioni. Le esplosioni sono avvenute nelle prime ore del mattino su un cargo di proprietà norvegese, la Front Altair, che trasportava 75 mila tonnellate di nafta dal Qatar verso Taiwan, e un altro giapponese, la Kokuka Courageous, carico di metanolo dell'Arabia Saudita e diretto a Singapore e in Thailandia. Le immagini aeree hanno mostrato le navi in fiamme, con gravi danni in diverse sezioni, ma nessuna delle due è affondata. Tutti i membri degli equipaggi sono stati tratti in salvo. Dopo l'allarme è intervenuta la Uss Bainbridge della Quinta flotta americana, di base in Bahrein, rivendicando il soccorso dei 21 marinai filippini della Kokuka. Tra questi c'è anche l'unico ferito, non grave. La Marina militare iraniana ha invece condotto nel suo porto di Bandar-e-Jask i 23 marinai della Front Altair, di nazionalità russa, filippina e georgiana. Il direttore generale della compagnia proprietaria del cargo Front Altair, ha confermato che la nave non è affondata. Da quanto riportato dal quotidiano britannico Telegraph, però, l'imbarcazione di proprietà norvegese sarebbe stata colpita da un siluro. L'altra petroliera, la Kokuka Courageous, sarebbe stata stata danneggiata in un "sospetto attacco" che ha aperto uno squarcio nello scafo sopra la linea di galleggiamento.

La denuncia del ministro degli esteri iraniano

Su Twitter il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha denunciato l'azione spiegando che "i riferiti attacchi contro cargo legati al Giappone sono avvenuti mentre il primo ministro Shinzo Abe stava incontrando l'ayatollah Ali Khamenei per colloqui approfonditi e amichevoli. Dire che è sospetto non è abbastanza per descrivere ciò che probabilmente è successo questa mattina. Il dialogo regionale proposto dall'Iran è imperativo".

Le accuse degli Usa all'Iran

Accuse contro Teheran sono invece piovute a caldo da Stati Uniti e Arabia Saudita, come già accaduto un mese fa con i quattro cargo misteriosamente danneggiati al largo delle coste emiratine di Fujairah, nello stesso tratto di mare. Ma anche stavolta l'Iran ha respinto ogni responsabilità, spalleggiato dalla Russia, che ha esortato ad evitare "conclusioni avventate". Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha indetto una riunione d'urgenza per discutere l'accaduto, e un allarme sui rischi di un'escalation è giunto anche dal segretario generale Antonio Guterres: "Se c'è una cosa che il mondo non può permettersi è un confronto di grandi dimensioni nella regione del Golfo". Intanto, i sospetti attacchi alle porte dello stretto di Hormuz - da cui passa quasi un terzo del petrolio commerciato via mare - hanno fatto schizzare il prezzo del greggio, con aumenti sopra il 3,5%. 

Il difficile dialogo sul nucleare

Gli attacchi alle petroliere hanno inflitto un nuovo colpo alle speranze di riaprire il dialogo sul dossier del nucleare. "Non abbiamo dubbi sulla buona volontà e la serietà di Shinzo Abe, ma non considero Trump una persona che merita uno scambio di messaggi. Non ho alcuna risposta da dargli e non gli risponderò. La Repubblica islamica non si fida degli Stati Uniti", ha detto Khamenei, ricordando "le precedenti amare esperienze negoziali con gli Usa" e assicurando che "non si ripeteranno, perché nessuna nazione libera e saggia accetterebbe di negoziare sotto pressione". Del resto, ha insistito l'ayatollah, "negoziati sinceri non ci potrebbero mai essere con una persona come Trump", come dimostrano le nuove sanzioni sul settore petrolchimico, emesse dopo aver chiesto un ritorno alle trattative. Abe è comunque tornato a Tokyo con la rassicurazione che Teheran non intende cercare l'atomica. "Siamo contrari alle armi nucleari e i nostri verdetti religiosi proibiscono di costruirle. Ma si sappia - ha aggiunto Khamenei - che se mai le volessimo, gli Stati Uniti non potrebbero farci nulla".

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