Il presidente Rohani annuncia: “Ricominceremo arricchimento se i partner non soddisferanno richieste in ambito petrolifero e bancario”. La decisione, dopo varie indiscrezioni, arriva nel giorno del primo anniversario del ritiro Usa dall’accordo
L’Iran non intende ritirarsi dall'intesa sul nucleare, ma riprenderà l'arricchimento del suo uranio se entro 60 giorni i partner non accetteranno di soddisfare le sue richieste in ambito petrolifero e bancario. Lo ha annunciato oggi il presidente Hassan Rohani al suo gabinetto, dopo aver espresso la volontà di sospendere alcuni degli impegni sottoscritti nell'ambito dell'accordo. L’intesa internazionale sul nucleare è stata raggiunta nel 2015 ma, proprio un anno fa, gli Usa hanno annunciato l’uscita unilaterale e la ripresa delle sanzioni da parte di Washington contro Teheran.
L’annuncio di Teheran
L'ultimatum dei 60 giorni è stato annunciato da Rohani in una lettera ai restanti partner del Piano comprensivo di azione (Jcpoa), firmato nel 2015 con il gruppo “5+1” (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania), nel primo anniversario del ritiro americano dall'intesa. I termini vengono espressi in un comunicato diffuso dal Consiglio supremo di sicurezza nazionale di Teheran. "Per proteggere la sicurezza e gli interessi nazionali del popolo iraniano la Repubblica islamica interrompe da oggi alcune delle sue misure sotto il Jcpoa", spiega la nota. Teheran annuncia quindi di non sentirsi più obbligata a rispettare i limiti attualmente previsti sulle sue riserve di uranio arricchito e acque pesanti e concede 60 giorni ai partner per "soddisfare i loro obblighi, specialmente in campo petrolifero e bancario", in modo da bilanciare come promesso gli effetti delle sanzioni Usa. Se ci sarà un'intesa, Teheran tornerà a rispettare tutti gli obblighi del Jcpoa. Ma senza un accordo, si riserva di riprendere anche altre attività nucleari. "La finestra che è ora aperta per la diplomazia non lo rimarrà a lungo", conclude la nota.
Rohani: “Questa operazione serve a salvare l’accordo”
"L'accordo sul nucleare ha bisogno di un'operazione chirurgica e gli antidolorifici dell'ultimo anno non sono stati efficaci. Questa operazione serve per salvare l'accordo, non per distruggerlo", ha sottolineato il presidente iraniano Hassan Rohani. "Dopo un anno di pazienza, l'Iran interrompe le misure che gli Usa hanno reso impossibile continuare. La nostra azione è nei termini previsti dal Jcpoa", ha aggiunto su Twitter il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, che oggi incontra a Mosca il suo omologo Serghei Lavrov. I restanti partner dell'accordo – a cui è stato comunicato l’ultimatum – "hanno una stretta finestra per ribaltare" questa situazione.
Cina: “Accordo sia attuato”
L'accordo sul nucleare dell'Iran siglato nel 2015 “deve essere confermato e pienamente attuato”. È questa la posizione della Cina – ancora partner dell’intesa insieme a Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania – espressa dal portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang, secondo cui "tutte le parti coinvolte hanno la responsabilità perché questo accada".
Europa in allarme
E anche in Europa è già allarme. La Francia ha avvertito Teheran che, in caso di violazioni, la ripresa delle sanzioni è dietro l'angolo. "Noi non auspichiamo – ha dichiarato una fonte dell'Eliseo – che Teheran annunci azioni che siano violazioni dell'accordo sul nucleare. In un caso del genere saremmo obbligati, per applicare giustamente le clausole dell'accordo, a riprendere anche noi europei delle sanzioni". Atteso anche l'annuncio di possibili nuove sanzioni contro la Repubblica islamica da parte di Donald Trump.
L’annuncio nel primo anniversario del ritiro degli Usa dall’accordo
La decisione dell’Iran, quindi, è stata resa pubblica nel primo anniversario dell’annuncio del presidente Trump riguardo al ritiro unilaterale degli Stati Uniti. Da giorni sull’argomento si rincorrevano voci e indiscrezioni, soprattutto dopo la scelta di Washington di inviare nel Golfo una flotta da guerra guidata dalla portaerei Abraham Lincoln e una task force di bombardieri. Ora è arrivata la conferma.
La mossa dell’Iran
Secondo l'agenzia semi ufficiale Isna, la mossa rientrerebbe nel quadro degli articoli 26 e 36 dell'accordo: il primo, in particolare, prevede che l'Iran possa riprendere totalmente o parzialmente le sue attività nucleari se una delle altre parti non rispetta i suoi obblighi. Sembra che l’Iran avesse già avvisato in modo informale gli altri Paesi, a cui rimprovera di non avere fatto abbastanza per salvare l'accordo, nonostante le affermazioni di volere mantenere in vita l'intesa dopo lo strappo di Trump.
Cos’è e cosa prevede l’accordo sul nucleare
Frutto di uno sforzo diplomatico durato 21 mesi, l'accordo di non proliferazione sul programma nucleare dell'Iran è stato firmato a Vienna il 14 luglio 2015 dai ministri degli Esteri di Teheran, Pechino, Parigi, Berlino, Mosca, Londra, Washington e dall'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue. Il 20 luglio 2015 il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha adottato una risoluzione sull'accordo, con una cornice temporale decennale. Il 16 gennaio 2016 sono state rimosse le sanzioni economiche e finanziarie di Ue, Onu e Usa (poi riprese) legate al nucleare. Il documento prevede che entro il 2025 si dovrà ridurre del 98% la quantità di uranio arricchito in possesso nel 2015 dalle autorità di Teheran. Prevista anche una moratoria di 15 anni sull'arricchimento dell'uranio al di sopra del 3,67%. Inoltre, il numero delle centrifughe deve essere ridotto di due terzi e, di queste, oltre mille dovranno essere riconvertite per la produzione di isotopi per uso medico. Infine, prevede che gli ispettori dell'Aiea abbiano accesso costante ai siti nucleari iraniani, anche quelli militari, e una commissione di controllo ne monitori l'implementazione.