Intanto gli Usa dicono "no" a una soluzione militare, dopo la notizia del colloquio telefonico tra Trump e Haftar. Gli sfollati a Tripoli sono 30.200
Le forze leali al governo di Fayez al-Serraj hanno lanciato una controffensiva contro le milizie del generale Khalifa Haftar a sud di Tripoli. L'attacco arriva dopo che gli Usa avevano fatto sapere che una ''soluzione militare non è quello di cui la Libia ha bisogno''. Ad affermarlo era stato il segretario alla Difesa americano pro-tempore, Pat Shanahan, rispondendo a chi gli chiedeva se gli Stati Uniti appoggiassero l'assalto di Khalifa Haftar su Tripoli. ''Quello che abbiamo detto, e che io appoggio, è il sostegno di Haftar nei termini del suo ruolo nella lotta al terrorismo", aveva precisato Shanahan, "ma quello di cui abbiamo bisogno da Haftar è l'appoggio nel costruire una stabilità democratica nella regione". Le parole del segretario alla Difesa sono arrivate dopo la notizia di un colloquio telefonico tra Donald Trump e lo stesso generale Haftar (UN PAESE SPACCATO IN DUE). Al centro della telefonata, una discussione sugli sforzi antiterrorismo in corso e la ''necessità di raggiungere la pace e la stabilità''. Intanto, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha aggiornato il bilancio dei combattimenti a Tripoli: 220 morti e 1.066 feriti. Tra le vittime ci sono operatori sanitari, donne e bambini.
"Nuova fase di attacco"
Il portavoce delle operazioni militari del governo di Accordo nazionale, Mustafa al-Mejii, ha detto ad Al Arabiya che è stata lanciata "una nuova fase di attacco". "L'ordine è stato dato questa mattina presto - ha spiegato Mustafa al-Mejii - per avanzare e guadagnare terreno".
Onu: 30.200 gli sfollati a Tripoli
Intanto, gli sfollati a Tripoli sono saliti a 30.200, come ha scritto l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha) in un "aggiornamento flash" sulla situazione nei dintorni della capitale. In particolare, si precisava che destavano grave preoccupazione le violazioni del diritto internazionale umanitario, come i continui attacchi indiscriminati contro i civili e le strutture e personale medico.
La telefonata tra Trump e Haftar
Nel resoconto non ufficiale della telefonata tra Trump e Haftar - arrivato attraverso un giornalista del pool della Casa Bianca - si legge che i due "hanno discusso una visione condivisa per una transizione della Libia verso un sistema politico, stabile e democratico". Le informazioni della Casa Bianca sembrano - riportano i media americani - in contraddizione, però, con quanto dichiarato nelle scorse settimane dal Segretario di Stato Mike Pompeo, che aveva chiaramente espresso l'opposizione americana all'offensiva militare di Haftar. Da chiarire anche la data della telefonata: se fosse davvero il 15 aprile, come riferito, sarebbe "molto grave, perché sarebbe avvenuta alla vigilia dell'attacco su Tripoli condotto con missili Grad”, su un quartiere residenziale della capitale, fanno sapere da Tripoli. Il governo di accordo nazionale del premier Fayez Serraj, intanto, non nasconde la propria "preoccupazione" e il proprio "malumore", per la notizia del colloquio e a Tripoli migliaia di persone sono scese in piazza contro Haftar.
Intesa Roma-Parigi sulla Libia
Nel frattempo la tensione nel Paese resta alta, con il portavoce dell'Esercito nazionale libico di Haftar, Ahmed al-Mismari, che ha accusato la Turchia di "aver portato alcuni miliziani di Al Nusra (ramo siriano di Al Qaeda) a Tripoli per combattere contro l'esercito nazionale", come scrive la versione araba di Sky News. Mentre a livello internazionale, Italia e Francia hanno ritrovato l'unità sulla Libia dopo un incontro a Roma tra i ministri degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e Jean-Yves Le Drian: "La nostra posizione assolutamente comune è che si debba arrivare nei tempi più rapidi a un cessate il fuoco", ha spiegato Moavero Milanesi dopo il faccia a faccia.