Venezuela, l'Ue con gli Usa chiede elezioni subito. La Russia accusa: "Golpe americano"

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Spagna, Germania, Francia e Gb disposte a concedere 8 giorni di tempo per elezioni libere prima di riconoscere la leadership di Guaidò. Salvini: "D'accordo con ultimatum". Ma Conte frena: "No a interventi impositivi". Pompeo all'Onu: "E' crisi umanitaria"

Mentre in Venezuela continua il caos dopo che il leader dell'opposizione Juan Guaidò si è autoproclamato presidente ad interim, l'Ue si schiera al fianco degli Stati Uniti per la "tenuta urgente di elezioni presidenziali libere, trasparenti e credibili" e, "in mancanza di un annuncio sull'organizzazione di nuove elezioni con le necessarie garanzie nei prossimi giorni, l'Ue intraprenderà ulteriori azioni, anche sulla questione del riconoscimento della leadership del Paese". A dirlo è stata l'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini, sottolineando che "il Paese ha urgentemente bisogno di un governo che rappresenti la volontà del popolo venezuelano". Il presidente in carica Nicolas Maduro (CHI È), però, continua a non mostrare segni di cedimento, nonostante una crisi che è già costata almeno 29 morti in pochi giorni nelle proteste di piazza contro il suo regime. Maduro conta sul sostegno della Cina e soprattutto della Russia, che in una tesissima riunione del Consiglio di Sicurezza sulla crisi del Paese ha accusato gli americani di "tentare un golpe". In Italia invece la maggioranza di governo è divisa: Lega e 5 Stelle sono spaccati, sebbene in serata il ministro degli Esteri Enzo Moavero abbia assicurato che Roma si riconosce nella posizione comune europea. E Mogherini conferma: "Coordinata la posizione Ue" sul Venezuela "con contatti, tra gli altri, con il premier spagnolo Pedro Sanchez e quello italiano Giuseppe Conte".

Da Spagna, Francia, Germania e Gb ultimatum di 8 giorni

È stato per primo il premier spagnolo Pedro Sanchez, da Madrid, ad annunciare che il proprio Paese riconoscerà il leader del parlamento venezuelano Juan Guaidó (CHI È) come presidente del Paese se entro 8 giorni non verranno organizzate elezioni libere e democratiche. A lui si sono uniti anche i leader di GermaniaFrancia e Regno Unito che hanno dichiarato di essere pronte a riconoscere Guaidó. Posizione espressa dai tre Paesi anche a New York, durante il Consiglio di sicurezza dell’Onu. Lo scatto in avanti sull'asse Berlino-Parigi-Madrid ha prevalso sulle distanze presenti tra i 28 dell'Unione europea. Il presidente francese Emmanuel Macron, il premier spagnolo Pedro Sanchez e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno lanciato l'ultimatum a Maduro usando praticamente le stesse parole. Londra si è poi espressa allo stesso modo, e alla fine anche Bruxelles si è espressa sulla stessa linea, attraverso l'Alto Rappresentante Mogherini.

Il ministro venezuelano: "Ingerenza"

"Nessuno ci può dire se delle elezioni vanno convocate oppure no", ha replicato il ministro agli Esteri venezuelano Jorge Arreza intervenendo alla riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu. E ancora: "Chi siete voi per lanciare un ultimatum ad un governo sovrano? E' un'ingerenza infantile". E l'ambasciatore del Venezuela all'Onu ha duramente attaccato Donald Trump, definendo "inaccettabile ogni ultimatum" e ammonendo la Casa Bianca dal considerare l'uso della forza. "Il Venezuela è un Paese libero e indipendente e non può accettare interferenze o deadline", ha aggiunto il rappresentante di Caracas, sottolineando come "il Venezuela continuerà il cammino della democrazia e continuerà a seguire i dettami della sua costituzione".

Maduro non molla

Il presidente venezuelano Nicolás Maduro non molla e via Twitter scrive: "Non ci fermeremo fino a quando non avremo sconfitto il colpo di Stato con cui si pretende di interferire nella vita politica del Venezuela, mettere da parte la nostra sovranità e instaurare un governo fantoccio dell'Impero statunitense".  E sottolinea che attraverso la voce del suo ministro degli Esteri, Jorge Arreaza, "il Venezuela ha espresso oggi, forte e chiaro e con rispetto, la sua verità al mondo intero", durante il dibattito sul paese sudamericano al Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
Maduro conta sul sostegno soprattutto della Russia. Come in Siria, Mosca si muove attivamente sul terreno per tutelare i propri interessi strategici, in questo caso soprattutto il petrolio. Secondo la Reuters, un contingente con centinaia di contractor privati sarebbe già stata inviata in Venezuela per proteggere il presidente e in sostanza per dare man forte al regime.  

I tweet di Guaidò: "Grazie a leader europei per loro impegno"

L'autoproclamatosi presidente ad interim Guaidò (CHI È) ha invece ringraziato in tre diversi tweet i leader di GermaniaFrancia e Spagna per il loro "impegno nei confronti del popolo venezuelano nella nostra lotta per una nazione libera e democratica". "L'Unione europea ha ancora compiuto progressi per il pieno riconoscimento e il sostegno della nostra lotta legittima e costituzionale", ha scritto Guaidò.

Pompeo: "La gente è alla fame". Mosca accusa Usa

La contesa si è consumata anche in Consiglio di Sicurezza, durante una riunione convocata dagli americani. "L'esperimento socialista in Venezuela è fallito", ha scandito il segretario di Stato Mike Pompeo, accusando il regime di Maduro di aver ridotto la popolazione "alla fame" e invocando "elezioni libere il prima possibile". "Ultimatum inaccettabili", è stata la replica dell'ambasciatore di Caracas, con lo scudo dei cinesi, che hanno chiesto la fine delle "interferenze esterne", ma soprattutto dei russi. Il rappresentante di Mosca al Palazzo di Vetro è stato durissimo: Trump vuole soltanto "destabilizzare la situazione per arrivare a un cambio di regime, continuando a considerare l'America Latina come il cortile di casa".

Governo italiano diviso

In Italia il caso venezuelano è diventato un terreno di scontro tra le forze della maggioranza di governo. Se la Lega, attraverso il vicepremier Matteo Salvini, sposa la linea dei Paesi europei che hanno dato un ultimatum a Maduro, il M5s preferisce la prudenza. Il premier Giuseppe Conte auspica "la necessità di una riconciliazione nazionale e di un processo politico che consenta al popolo venezuelano di arrivare quanto prima a esercitare libere scelte democratiche”.

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