Ricerche senza sosta per localizzare il piccolo di due anni e mezzo precipitato il 13 gennaio in un buco nel terreno, profondo 107 metri, vicino Malaga. Le pareti della cavità saranno "intubate", mentre si scavano due tunnel per cercare di raggiungere il bambino
Proseguono senza sosta le ricerche di Julen, il bimbo di due anni e mezzo caduto in un pozzo in Spagna, vicino a Malaga, lo scorso 13 gennaio (foto). Per aiutare i soccorritori è arrivato sul luogo anche un robot-sonda con le telecamere per cercare di localizzare il piccolo. L’apparecchio ha raggiunto una profondità di 80 metri, ha spiegato il delegato del governo in Andalucía, Alfonso Rodríguez Gómez de Celis. L'alto funzionario, riporta La Vanguardia, ha precisato che il pozzo è profondo 107 metri e del diametro di 25 cm. La sonda procede molto lentamente perché il pozzo è ostruito dalla terra franata dalle pareti che le squadre dei soccorsi stanno rimuovendo con l'aiuto di un potente estrattore (GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI).
Si spera di localizzare Julen entro 48 ore
I soccorritori lavorano giorno e notte da domenica per cercare di trovare vivo Julen e portarlo in salvo. Ieri, hanno estratto terra dal pozzo e la speranza è di localizzare il piccolo entro le prossime 24-48 ore. Per farlo, i tecnici hanno deciso di intubare le pareti della cavità dove è precipitato il bambino, per fortificarle alla luce delle "difficoltà tecniche" sorte nella costruzione dei due tunnel, uno parallelo, l'altro orizzontale, attraverso i quali i soccorsi cercano di arrivare al piccolo. A confermarlo sono fonti della guardia civile, che coordina i lavori. Come riporta El Mundo, la parte finale delle due gallerie sarà scavata dal gruppo di minatori esperti giunti dalle Asturie e dall'impresa svedese Stockholm Precision Tools AB, che localizzò e trasse in salvo i 33 minatori imprigionati in una miniera in Cile nel 2010.
Il papà: "Abbiamo la speranza che sia vivo"
"Con mia moglie siamo a pezzi, siamo morti. Ma abbiamo ancora la speranza che Julen sia vivo", ha detto José Rossello, il padre del bambino, che ha lanciato un appello a continuare le operazioni di salvataggio, perché si è detto convinto che "rivedrò vivo mio figlio". In diverse dichiarazioni ai media, ha ringraziato per l'appoggio che lui e la moglie Vicky stanno ricevendo da "tutte le persone che ci danno forza, le imprese che offrono aiuto, gli psicologi, la guardia civile e tutti quanti stanno lavorando giorno e notte senza tregua". Nel pozzo sono stati ritrovati alcuni capelli che coincidono con il dna di Julen, un fatto che non ha suscitato sorpresa nel papà: "Per molti lo sarà, non per noi, che lo sapevamo", ha detto, riferendosi al fatto che in molti nel Paese hanno messo in dubbio che un bambino possa cadere in un pozzo di soli 25 cm di diametro.
La vicenda
Julen è caduto nel pozzo lo scorso 13 gennaio mentre giocava nella proprietà di un familiare nella Sierra di Totalan, vicino a Malaga. Le condizioni del bimbo non sono chiare: secondo alcune testimonianze, inizialmente si sentiva un pianto flebile provenire dalla cavità, ma poi è cessato. I genitori del piccolo, che assistono dall'inizio alle operazioni, nel 2017 hanno già perso un altro figlio dell’età di tre anni. "Abbiamo un angelo che ci aiuta a che Julen esca fuori vivo", hanno detto, riferendosi al primogenito. La vicenda ricorda quella avvenuta in Italia, a Vermicino, al piccolo Alfredino Rampi, morto nel 1981 in un incidente analogo.