Brexit, intesa con Bruxelles spacca il governo: si dimettono in quattro

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Il capo negoziazione Ue Michel Barnier, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e la premier Theresa May

In Uk è caos fra i Tories dopo il via libera alla bozza. Lasciano Raab, McVey, Braverman e Vara. E c'è anche una mozione di sfiducia. May: vado avanti, ho fatto il mio dovere. Barnier e Tusk annunciano vertice dei 27 Paesi membri per il 25 novembre. Corbyn: intesa flop

Il governo britannico perde un pezzo dopo l'altro dopo il via libera alla bozza d'intesa sulla Brexit definita a Bruxelles e annunciata ieri sera dalla premier Theresa May. Si dimettono il ministro per l’Irlanda del Nord Shailesh Vara, la ministra del lavoro Esther McVey, il segretario per la Brexit Dominic Raab e la sottosegretaria alla Brexit Suella Braverman. E c'è anche una mozione di sfiducia a Theresa May formalizzata dal deputato Tory Jacob Rees-Mogg, capofila dei brexiteers più radicali. Il terremoto nel governo britannico ha fatto precipitare la sterlina: la divisa britannica ha toccato 1,2808 dollari da 1,2990 di ieri con un calo di oltre l'1%. La premier prova a resistere e non fa passi indietro. "Credo con ogni fibra" del mio essere che l'intesa sulla Brexit raggiunta con Bruxelles sia "quella giusta", ha detto. Intanto, un vertice straordinario sull'accordo è convocato per il 25 novembre alle 9,30 (LE PROSSIME TAPPE DELLA BREXIT).

May: "Ho fatto il mio dovere"

Parlando con i media a Downing Street, la premier Tory ha rivendicato di aver negoziato "nell'interesse nazionale, non in un interesse di parte e sicuramente non nell'interesse delle mie ambizioni politiche". Ha aggiunto di capire le ragioni di chi si è dimesso, ma ha ribadito di voler tirare dritto. L'accordo, ha assicurato, onora il mandato referendario pro Brexit. "Io ho fatto il mio dovere" portando avanti i negoziati, ha sottolineato, più avanti "toccherà al Parlamento fare il suo" esaminando l'accordo in modo responsabile nell'interesse degli elettori e nel rispetto del mandato del referendum del 2016. "Leadership significa fare le scelte giuste, non quelle facile", ha insistito. Sulla mozione di sfiducia ha tagliato corto: "Sono pronta ad affrontarla". In mattinata, alla Camera dei Comuni, May aveva spiegato che "l'accordo non è quello definitivo", ma un documento che consentirà comunque un'uscita "liscia e ordinata" del Regno Unito dall'Ue.

Corbyn, senza elezioni sì a secondo referendum

Sull'ipotesi di un referendum bis, May ha spiegato di "non essere d'accordo": "Il popolo ha votato in massa e il nostro dovere è rispettarne la volontà", ha detto, assicurando che il Regno Unito "uscirà dall'Ue il 29 marzo 2019". Un'apertura sul referendum bis è arrivata invece dal leader dei laburisti britannici Jeremy Corbyn. "Se non possiamo arrivare a elezioni generali, in linea con i risultati del nostro congresso sosterremo ogni opzione rimasta sul tavolo, inclusa una campagna per un voto pubblico", ha scritto in una email inviata ai suoi colleghi di partito. Il Labour, al congresso di settembre, aveva aperto a un secondo referendum, ma Corbyn nei giorni scorsi era sembrato sfuggente e aveva affermato che la Brexit non si poteva fermare.

La mozione di sfiducia

Ma May deve preoccuparsi anche dei suoi colleghi di partito. A chiedere di sfiduciarla, infatti, è stato il deputato Tory Jacob Rees-Mogg: capofila dei brexiteers più radicali, ha formalizzato la sua richiesta di una mozione di sfiducia contro la premier in una lettera al comitato 1922, l'organismo di partito che sovrintende alla convocazione di elezioni per la leadership. Nella missiva, May viene accusata d'aver violato "le promesse fatte alla nazione" sulla Brexit. Rees-Mogg ha un seguito di circa 50 deputati, sufficienti in teoria a far scattare l'iter, ma finora il numero delle lettere risulta inferiore al quorum necessario.

Le dimissioni dei ministri

Stamattina, intanto, sono arrivate le dimissioni di tre ministri e una sottosegretaria. "Non posso sostenere l'accordo per la Ue", scrive Raab in una lunga lettera postata anche su Twitter. Lascia con un tweet anche la sottosegretaria alla Brexit Braverman. "Con molta tristezza e rammarico ho presentato la mia lettera di dimissioni da ministro dell'Irlanda del Nord al premier", ha scritto invece Vara in un tweet."Siamo una nazione orgogliosa e ci siamo ridotti ad obbedire alle regole fatte da altri Paesi che hanno dimostrato di non avere a cuore i nostri migliori interessi. Possiamo e dobbiamo fare meglio di questo. Il popolo del Regno Unito merita di meglio", ha aggiunto. McVey, 'brexiteer' convinta e tra le voci più ostili all'accordo nel gabinetto, lascia invece il ministero del Lavoro: "L'accordo - dice - non onora il risultato del referendum".

Esultano Labour e Farage

Le opposizioni britanniche sono molto critiche sull'accordo: il leader laburista Jeremy Corbyn denuncia la bozza d'intesa proposta da May come "un enorme e dannoso fallimento". Corbyn afferma che la bozza lascia la Gran Bretagna in un limbo a tempo indeterminato e non dà certezze sui rapporti futuri definitivi con l'Ue sulla questione irlandese. Il leader laburista rifiuta poi "la falsa scelta fra questo cattivo accordo e un no deal" che "non può essere una opzione reale". Secondo Corbyn, sull'intesa proposta il governo non ha il consenso "del Parlamento, né del popolo di questo Paese”. Il governo conservatore "sta andando a pezzi sotto i nostri occhi", ha detto invece Jon Trickett, braccio destro di Corbyn nel governo ombra dell'opposizione laburista britannica. Esulta Nigel Farage, l'eurodeputato fondatore dell'Ukip e tra i principali fautori della Brexit. "Ben fatto - scrive su Twitter - ancora qualche altro e ci libereremo di questo primo ministro e della sua doppiezza".

Tusk: “Triste per uscita amici britannici”

Tuttavia stamattina Tusk ha delineato il cronoprogramma della Brexit. ”Nei prossimi giorni proseguiremo come segue. L'accordo ora viene analizzato dagli Stati membri. Alla fine di questa settimana, gli ambasciatori dei 27 si incontreranno per condividere la loro valutazione sull'intesa. Spero non ci siano troppi commenti. Discuteranno anche il mandato alla Commissione per la finalizzazione della dichiarazione politica congiunta sulla relazione futura tra l'Ue ed il Regno Unito. I ministri europei saranno coinvolti in questa procedura". "La Commissione intende concordare la dichiarazione sulla relazione futura col Regno Unito entro martedì - aggiunge -. Nelle 48 ore successive, gli Stati membri avranno il tempo di valutarla. Questo significa che gli sherpa dei 27 devono concludere il loro lavoro per giovedì. A quel punto, se non succede niente di straordinario, terremo una riunione del Consiglio europeo, per finalizzare e formalizzare l'accordo sulla Brexit". Tusk ha aggiunto: "Così come sono rattristato per la partenza degli amici britannici, farò di tutto per rendere questo addio il meno doloroso possibile, sia per voi, che per noi.

Barnier: “Momento importante, ma strada ancora lunga”

Sulla Brexit “è un momento molto importante. L'accordo concordato è giusto ed equilibrato, assicura le frontiere dell'Irlanda e getta le basi per un'ambiziosa relazione futura. Ma abbiamo ancora una lunga strada davanti, con un lavoro intenso da fare, e non c'e' tempo da perdere". Così il capo negoziatore dell'Unione Michel Barnier in una dichiarazione alla stampa col presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

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