Brexit, via libera del governo britannico alla bozza d’intesa

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Theresa May ha annunciato l’ok dei ministri al testo concordato a Bruxelles: "Decisione difficile nell'interesse nazionale". Barnier: "Tappa determinante, ma c'è ancora tanto lavoro". Farage: "Peggior accordo della storia". Ipotesi sfiducia al governo

Il governo britannico ha approvato la bozza d'intesa sulla Brexit definita ieri a Bruxelles. Ad annunciarlo è la premier Theresa May dopo una riunione durata oltre cinque ore: “Credo che la bozza di accordo sia il meglio che potessimo avere in questo negoziato. Dovremo deciderla se portarla avanti, soprattutto in relazione alla clausola di salvaguardia per l’Irlanda del Nord. So che saranno giorni difficili”. Tocca ai 27 Paesi membri dell'Ue sancire la svolta con un vertice straordinario da convocare con ogni probabilità il 25 novembre e dare il via all'iter verso le ratifiche parlamentari, entro il termine fissato da Londra per la sua uscita formale dall'Ue e il via alla transizione di 21 mesi a partire dal 29 marzo 2019. Ma il periodo potrebbe anche essere esteso.  (LE PROSSIME TAPPE DELLA BREXIT)

May: "Decisione difficile nell’interesse nazionale"

E' stata una decisione "difficile", ha detto May, spiegando che il governo ha deciso "collettivamente" di adottare la bozza, la migliore possibile "nell'interesse nazionale". Secondo la premier britannica, il testo consentirà a Londra di "recuperare il controllo", mentre l'alternativa sarebbe stata "tornare alla casella numero 1" e rischiare di non attuare il mandato referendario. Una decisione che, però, sembra non soddisfare alcuni membri del suo partito: in serata ha iniziato a circolare l'ipotesi di un voto di sfiducia nei confronti di May, promosso proprio dai Tories.

Barnier: "Tappa determinante, ma molto lavoro da fare"

"Questo accordo rappresenta una tappa determinante per concludere questi negoziati" sulla Brexit con la Gran Bretagna. Così il capo negoziatore Ue Michel Barnier ha commentato l'ok di Londra alla bozza. "Considero che questa sera sono stati fatti progressi decisivi" per un "ritiro ordinato" della Gran Bretagna dall'Ue e per gettare le basi per "la relazione futura" tra le due, ha sottolineato Barnier. Anche se "resta molto lavoro da fare, il cammino è ancora lungo e difficile per garantire un'uscita ordinata e costruire un partenariato futuro". Per questo secondo Barnier sarà "possibile estendere il periodo di transizione" della Brexit di 21 mesi previsto dal 29 marzo 2019 al 31 dicembre 2020 "attraverso un accordo congiunto" nel caso in cui "non saremo pronti per il luglio 2020" a un accordo definitivo sulla frontiera irlandese. E "solo se giungerà al termine il periodo di transizione senza accordo, allora scatterà il backstop" sui cui è ora stata trovata un'intesa tra Ue e Gran Bretagna. Giovedì mattina, intanto, Barnier incontrerà il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk per discutere dei progressi nella trattativa. (DAL REFERENDUM AI NEGOZIATI).

Cosa contiene la bozza

Sui contenuti della bozza, spalmati in ben 500 pagine, si sapeva già l'essenziale. Confermati gli impegni sulla tutela dei diritti dei cittadini 'ospiti'. Il divorzio costerà a Londra 39 miliardi di sterline e ci sarà una fase di transizione improntata allo status quo di (almeno) 21 mesi. Nella bozza s'illustra nei dettagli anche la soluzione 'a toppe' architettata per assicurare il mantenimento d'un confine senza barriere fra Irlanda e Irlanda del Nord: con una permanenza temporanea dell'intero Regno nell'unione doganale in attesa di un successivo accordo complessivo sulle relazioni future post Brexit fra Londra e Bruxelles.

Farage e Blair: "E' il peggior accordo"

Soluzioni di compromesso che qualcuno già liquida come un patchwork destinato a non funzionare. Per l'euroscettico britannico Nigel Farage: "Ogni membro del gabinetto che è un autentico Brexiteer deve dimettersi subito o non sarà più attendibile, questo è il peggior accordo della storia", scrive su Twitter l'europarlamentare. "Il peggiore dei due mondi", dicono anche il rampante conservatore euroscettico radicale Jacob Rees-Mogg e il vecchio ex primo ministro laburista eurofilo Tony Blair. Un'intesa che "non soddisfa né i sostenitori di Leave, né quelli di Remain come me", insiste Blair, ricomparendo sugli schermi della Bbc per tornare a invocare quel secondo referendum che May continua a escludere.

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