Conferenza di Palermo sulla Libia, stretta di mano Haftar-Serraj. Turchia lascia il summit

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(Foto: Getty Images)

Conte spinge sulla strada del compromesso: "No a soluzioni imposte dall'alto". Obiettivo: elezioni nella primavera 2019. Il capo della delegazione di Ankara, esclusa dal vertice con Haftar: "Profondamente delusi". Il generale non partecipa al summir e lascia Palermo

Elezioni nella primavera del 2019, sicurezza e disarmo delle milizie e unificazione delle strutture economico-finanziarie. Questi, in estrema sintesi, gli obiettivi della Conferenza di Palermo organizzata per rilanciare il processo politico in Libia, dal 2011 in preda a caos e lotte per il potere (IL PAESE SPACCATO DAL 2011). Simbolo della due giorni resterà la stretta di mano tra il presidente del governo nazionale libico Fayez al Sarraj e il generale Khalifa Haftar, i due storici "rivali". Un successo diplomatico ottenuto dal governo italiano e che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte rivendica con orgoglio attraverso un tweet: "L'Italia riunisce i protagonisti del Mediterraneo e rilancia il dialogo per la Libia". E in una dichiarazione ufficiale aggiunge: "Abbiamo voluto farci promotori di questa iniziativa nel pieno rispetto della ownership libica del processo. Le soluzioni non possono essere imposte dall'esterno".

La Turchia lascia il summit

Di diverso avviso la Russia, che attraverso il presidente Medvedev chiede "compromessi o la Libia esplode". E ancora più forte è la reazione della Turchia che ha deciso di abbandonare il summit perché è stata esclusa dall'incontro informale tenutosi in mattinata tra Sarraj e Haftar. "Il meeting è stato presentato come un incontro tra i protagonisti del Mediterraneo. Ma questa è un'immagine fuorviante che noi condanniamo", spiega il vicepresidente Fuat Oktay. "Qualcuno all'ultimo minuto ha abusato dell'ospitalità italiana - ha aggiunto, senza mai nominare il generale Khalifa Haftar - Sfortunatamente la comunità internazionale non è stata capace di restare unita".

Stretta di mano Haftar-Sarraj

Personaggio di primo piano di questi giorni è stato infatti il generale Haftar, che non partecipa al summit ma in mattinata è stato protagonista a Palermo del vertice con Sarraj e altri big politici (tra i quali il presidente dell'Egitto Al Sisi col quale Conte ha parlato del caso Regeni). Incontro storico quello tra i due uomini forti della Libia reso possibile grazie al lungo lavoro di mediazione del premier italiano. "Si prospetta un accordo che va oltre le aspettative" affermano fonti di governo.

In attesa di programmare la tornata elettorale, che Conte auspica possa tenersi nella primavera del 2019, Haftar ha dato ufficialmente il suo appoggio alla presidenza di Sarraj, affermando che "non si cambia cavallo mentre si sta attraversando il fiume". Al centro dell'incontro c'è stato anche e soprattutto il tema della sicurezza. "Siamo sempre in stato di guerra e il Paese ha bisogno di controllare le proprie frontiere - ha detto l'uomo forte della Cirenaica al microfono di una televisione libica - Abbiamo frontiere con la Tunisia, Algeria, Niger, Ciad, Sudan ed Egitto e la migrazione illegale viene da tutte le parti", ha aggiunto sottolineando che il fenomeno favorisce l'ingresso di miliziani e terroristi islamici.

Il faccia a faccia tra Conte e Haftar

Conte aveva già avuto un bilaterale con Haftar nella notte, nel corso del quale lo aveva invitato a tentare la via del compromesso con gli altri tre leader libici, esortati a loro volta a diventare "padri nobili" del futuro del Paese. (CHI SONO I PROTAGONISTI LIBICI). Il faccia a faccia, durato circa un'ora, secondo fonti di Palazzo Chigi, è stato positivo. Haftar, rivolgendosi al premier, lo avrebbe definito "un amico affidabile" e avrebbe sottolineato come la Conferenza di Palermo rappresenti "un'ottima occasione" per la Libia. Haftar, che ieri ha disertato la cena di benvenuto che ha dato il via ai lavori di Palermo, non parteciperà però alla sessione plenaria.

L'incontro con Al Sisi su Regeni

A Palermo, però, non si parla solo di Libia. L'incontro fra il premier Conte e il presidente egiziano Al Sisi "ha riguardato in particolare le inchieste in corso sull'omicidio dell'accademico italiano Giulio Regeni e la cooperazione comune per far luce su questo omicidio e assicurare gli aggressori alla Giustizia", ha riferito la presidenza egiziana in un comunicato citando il portavoce presidenziale, l'ambasciatore Bassam Radi, senza aggiungere altro sul caso della tortura a morte del ricercatore friulano.

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