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Dimissioni e licenziamenti: l'amministrazione Trump perde pezzi. FOTO

Mondo fotogallery
21 dic 2018 - 09:19 19 foto

Steve Bannon, Rex Tillerson, James Comey, Michael Flynn, Jim Mattis: sono tanti i ministri, consiglieri e membri dello staff del tycoon che hanno lasciato prematuramente gli incarichi o sono stati costretti a farlo. La prima era stata Sally Yates, dopo 11 giorni. FOTO

1/19 ©Getty Images

Il ministro dell'Interno Kirstjen Nielsen, il capo del Pentagono Jim Mattis, Jeff Sessions, ormai ex ministro della Giustizia Usa: sono solo gli ultimi di una lunga lista di consiglieri e ministri che hanno lasciato l'amministrazione Trump nei primi due anni dall'insediamento del presidente statunitense. La prima a essere licenziata è stata Sally Yates, dopo appena 11 giorni. Poi, un lungo elenco di nomi che se ne sono andati: dal chief strategist Bannon fino al segretario di Stato Tillerson

La fotostoria di Donald Trump
2/19 ©ANSA

L’8 aprile 2019, Trump con un tweet ha annunciato la fine dell'incarico di Kirstjen Nielsen come segretario della Homeland Security, il corrispettivo del ministro dell’Interno. Al suo posto ha nominato l'avvocato Kevin McAleenan. Alla base della decisione, la crisi migratoria al confine messicano

Emergenza profughi Messico, Trump silura ministra dell'Interno e nomina sostituto
3/19 ©ANSA

A dicembre 2018 Trump ha annunciato il ritiro delle truppe Usa dalla Siria e il il dimezzamento del contingente americano in Afghanistan. Scelte che hanno portato alle dimissioni del capo del Pentagono, il generale Jim Mattis, che non sarebbe stato informato delle decisioni del presidente. “Merita un segretario alla Difesa con idee che sono allineate alle sue”, ha scritto polemicamente Mattis nella lettera di addio all’incarico, che sarà effettivo da febbraio -

Jim Mattis lascia in polemica con Trump per il ritiro dalla Siria
4/19 ©Getty Images

Il procuratore generale degli Stati Uniti Jeff Sessions è stato messo alla porta il giorno dopo le elezioni di metà mandato, a novembre 2018. "Caro signor presidente, su tua richiesta rassegno le mie dimissioni", è l’inizio della lettera inviata da Sessions a Donald Trump, che non gli ha mai perdonato il fatto di aver lasciato la giurisdizione del Russiagate al vice ministro di Giustizia, Rob Rosenstein -

Si dimette Jeff Sessions
5/19 ©Getty Images

Tornando indietro nel tempo, la prima testa dell'amministrazione Trump a cadere era stata quella di Sally Yates, ministro della Giustizia ad interim. A poche ore dalla scadenza del suo mandato, dopo il quale sarebbe stata automaticamente sostituita da Sessions la cui conferma in Senato era attesa il giorno seguente, Yates è stata eliminata a sorpresa per essersi ''rifiutata di attuare'' il muslim ban, il bando degli arrivi da sette Paesi a maggioranza musulmana -

Donald Trump rimuove Sally Yates
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Fu la stessa Yates a riferire che il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, il generale in pensione Michael Flynn, era “ricattabile dai russi” dopo le indiscrezioni su una conversazione con l'ambasciatore di Mosca negli Stati Uniti tenutasi prima dell'insediamento dell'amministrazione Trump. Flynn è stato così costretto a dimettersi il 14 febbraio 2017, ma il presidente lo ha sempre difeso -

Trump perde il fedelissimo Flynn
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Sono usciti di scena anche molti procuratori generali dell'era Obama, tra loro il potente procuratore di New York Preet Bharara, uno dei 46 nominati dall’ex presidente a cui era stato chiesto di dimettersi per assicurare un trasferimento dei poteri “uniforme”. Alla richiesta di andarsene, Bharara replicò: ''Mi cacci''. E il tycoon lo licenziò in tronco -

Le tappe dello scandalo Russiagate
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Nel mirino di Trump da mesi per il suo ruolo nelle indagini sul Russiagate, il vicedirettore del Fbi Andrew McCabe è stato licenziato il 17 marzo dal ministro della Giustizia americano, Jeff Sessions, per "aver diffuso informazioni ai media e non essere stato onesto, neanche sotto giuramento, in diverse occasioni". Sarebbe dovuto andare in pensione dopo 48 ore

Fbi perquisisce ufficio avvocato di Trump
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Il Russiagate è stato la causa della cacciata dell’ex capo dell’Fbi James Comey, rimosso da Donald Trump. Comey era stato nominato da Obama. Donald Trump "è un bugiardo seriale”, “potrebbe essere vulnerabile a un ricatto della Russia” e “tratta le donne come fossero carne", aveva dichiarato Comey nel corso di un’intervista -

Comey: "Trump bugiardo seriale"
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Il capo della comunicazione di Trump Sean Spicer entrò in conflitto con il presidente, che non era soddisfatto del suo operato e aveva deciso di affiancargli Anthony Scaramucci. L'idea della coabitazione non piacque a Spicer, che lasciò il 21 luglio del 2017 -

Quelli che hanno rotto con Trump
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All’arrivo di Scaramucci lasciò anche il capo dello staff Reince Priebus, accusato dal nuovo capo della comunicazione di essere responsabile di alcune fughe di notizie dalla Casa Bianca -

Trump rimuove il capo dello staff
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Ma anche Scaramucci non durò molto. Dopo appena 11 giorni, il primo agosto 2017, è stato allontanato da Trump, che aveva trovato "non appropriati" i suoi commenti in un’intervista con il New Yorker, in cui raccontava senza molti freni delle divisioni all’interno dell’Amministrazione -

Trump rimuove Scaramucci
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Il 19 agosto 2017 lasciò uno dei fedelissimi del presidente. Steve Bannon, decisivo nel definire la strategia della campagna elettorale di Donald Trump ed esponente di spicco della cosiddetta "Alt-Right" (destra alternativa), era già stato rimosso ad aprile dal suo incarico all’interno del Consiglio per la Sicurezza Nazionale. Se ne andò per dissapori con il resto dello staff e per essere stato ridimensionato dallo stesso Presidente -

L'intervista di Maria Latella a Steve Bannon
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Omarosa Manigault Newman, ex protagonista di The Apprentice, la trasmissione televisiva condotta per anni da Trump, era assistente del Presidente e direttrice delle comunicazioni esterne. È stata licenziata il 13 dicembre 2017 -

La fotostoria di Donald Trump
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Il 6 marzo 2018 anche Gary Cohn, consigliere economico e direttore del Consiglio Economico Nazionale, si dimise, in pieno disaccordo con i dazi sull'acciaio e l'alluminio imposti da Trump -

Guerra dei dazi, cosa cambia con il midterm
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Sette giorni dopo, il 13 marzo, fu la volta del segretario di Stato Rex Tillerson, che venne sostituito con il direttore della Cia Mike Pompeo. I rapporti tra Tillerson e Trump erano ormai deteriorati da mesi. La decisione è arrivata poche ore dopo che il capo della diplomazia Usa si era schierato a fianco di Londra concordando con le conclusioni di Theresa May secondo cui la Russia è "molto probabilmente responsabile" dell'avvelenamento dell'ex spia russa Skripal -

Trump licenzia Tillerson
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Il 22 marzo toccò al generale Herbert Raymond McMaster, consigliere della National Security Agency (Nsa), l’agenzia governativa USA per la sicurezza nazionale. L'allontanamento è avvenuto come in molti altri casi via Twitter. È stato rimpiazzato da John Bolton -

La nomina di McMaster
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Non se ne è andato per contrasti politici, ma per una serie di scandali legati all'uso di fondi pubblici il ministro dell’Ambiente Scott Pruitt, che ha rassegnato le dimissioni il 5 luglio 2018. Ha preso il suo posto Andrew Wheeler -

I risultati delle elezioni di midterm
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Il 9 ottobre 2018 si è invece dimessa l’ambasciatrice all’Onu Nikki Haley, con il benestare di Donald Trump, con cui però nel corso del suo mandato non sono mancate le divergenze. L’ex governatrice della South Carolina è considerata una grande sostenitrice del presidente -

Si è dimessa l'ambasciatrice Nikki Haley

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