Non solo Priebus: quelli che hanno rotto con Trump

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A sei mesi dall’inizio del suo mandato, il tycoon ha visto pezzi della sua amministrazione andarsene, come Michael Flynn, mentre altri li ha cacciati personalmente, da Sally Yates all’ex capo dell’Fbi. Ultimo in ordine di tempo il capo dello staff

La sfuriata del nuovo responsabile della comunicazione Anthony Scaramucci e la rimozione di Reice Priebus dal ruolo di chief of staff della Casa Bianca comunicano al mondo il clima di tensione che nelle ultime 24 ore ha infiammato l’amministrazione di Donald Trump. L’ex capo dello staff non ha voluto commentare le motivazioni che l’hanno spinto alle dimissioni ma ha dichiarato, nella sua prima intervista rilasciata alla CNN, di appoggiare la decisione del presidente di sostituirlo con l'attuale segretario del dipartimento per la Sicurezza Nazionale, John Kelly: “Sto bene, ovviamente erano alcuni giorni che parlavo di questo con il presidente. Lui era d'accordo. Il generale Kelly è una scelta brillante. Lavoreremo insieme per la transizione”. Ma Priebus è solo l'ultima, tra cacciate e dimissioni più o meno spontanee, delle uscite eccellenti dalla Casa Bianca di Donald Trump nei suoi primi sei mesi di mandato: solo pochi giorni fa era toccato al portavoce Sean Spicer, e ancora prima al consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, dimessosi perché accusato di essere “ricattabile dai russi”, e al ministro della Giustizia ad interim Sally Yates.

Sally Yates

La prima testa a cadere è stata proprio quella di Sally Yates, ministro della Giustizia ad interim e una delle ultime eredità dell'era Obama. A poche ore dalla scadenza del suo mandato, dopo il quale sarebbe stata automaticamente sostituita da Jeff Sessions la cui conferma in Senato era attesa il giorno seguente, Yates è stata eliminata a sorpresa per essersi ''rifiutata di attuare'' il muslim ban, il bando degli arrivi da sette Paesi a maggioranza musulmana.

Michael Flynn

La Yates fu anche colei che indicò l’ex consigliere alla sicurezza nazionale Michael Flynn come “ricattabile dai russi” dopo le indiscrezioni su una conversazione con l'ambasciatore di Mosca negli Stati Uniti tenutasi prima dell'insediamento dell'amministrazione Trump. Il generale in pensione è stato così costretto a dimettersi ma il presidente, anche a distanza di mesi dalla sua uscita, continua a usare per lui parole di elogio.

James Comey

La Russia è stata anche la causa della cacciata dell’ex capo dell’Fbi James Comey, rimosso da Donald Trump mentre indagava sul Russiagate. La ragione ufficiale della rimozione è la gestione inadeguata dello scandalo delle mail che ha travolto Hillary Clinton in campagna elettorale, ma i democratici hanno sempre insinuato che all'origine del licenziamento ci sia in realtà proprio l'indagine sulle interferenze di Mosca nelle elezioni presidenziali. "Sebbene io abbia molto apprezzato il fatto che tu mi abbia informato, in tre diverse occasioni, di non essere sotto inchiesta, concordo tuttavia con il giudizio del dipartimento di Giustizia nel ritenere che tu non sia in grado di guidare in modo efficace il Bureau", ha scritto Trump nella lettera di mezza paginetta con cui ha dato il benservito a Comey.

Il procuratore Bharara

La scure di Trump si è anche abbattuta sui procuratori generali dell'era Obama, in particolare sulla testa del potente procuratore di New York Preet Bharara, uno dei 46 procuratori nominati dall’ex presidente Barack Obama a cui Sessions aveva chiesto di dimettersi per assicurare un trasferimento dei poteri “uniforme”. Alla richiesta di andarsene, Bharara replicò: ''Mi cacci''. E il tycoon lo licenziò in tronco.

Sean Spicer

Nell’ultima settimana, oltre a Priebus, a presentare le dimissioni è stato l’ex portavoce Sean Spicer anche se, entrambi, sembrano essere caduti sotto i colpi del nuovo fedelissimo di Trump, Anthony Scaramucci. Alla base della decisione di Spicer ci sarebbe proprio la nomina del nuovo direttore della comunicazione, ruolo ricoperto da lui dopo le dimissioni del suo predecessore Mike Dubke, ma ufficialmente il commiato è stato molto diplomatico: "È stato un onore e un privilegio servire il presidente Donald Trump e questo incredibile Paese. Continuerò a svolgere il mio ruolo per tutto il mese di agosto", ha scritto sui social.

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