La decisione arriva il giorno dopo le elezioni di metà mandato. I rapporti con Trump si erano deteriorati fin dal marzo del 2017, quando il procuratore generale aveva rinunciato a supervisionare personalmente l’indagine sul Russiagate
"Caro signor presidente, su tua richiesta rassegno le mie dimissioni". Così inizia la lettera del procuratore generale degli Stati Uniti Jeff Sessions, messo alla porta il giorno dopo le elezioni di metà mendato (IL RACCONTO DEL VOTO). "Ringraziamo il ministro della Giustizia e gli auguriamo il meglio" twitta il presidente americano Donald Trump, annunciando che Matthew Whitaker, capo dello staff di Sessions, prenderà il suo posto ad interim. "Un sostituto permanente sarà nominato successivamente".
Dimissioni annunciate
La sua uscita di scena non è una sorpresa visto che Trump non gli ha mai perdonato il fatto di essersi astenuto dall'indagine sul Russiagate (LE TAPPE DELLO SCANDALO) lasciandone la giurisdizione al vice ministro di Giustizia, Rob Rosenstein. Sessions motivò la sua decisione spiegando che un suo incontro durante la campagna per le primarie del 2016 con un diplomatico russo lo rendeva incompatibile con l’incarico. "Abbiamo agito con integrità portando avanti legalmente e aggressivamente l'agenda politica di questa amministrazione", ha rivendicato Sessions che tuttavia è stato licenziato.
Pelosi: "Chiaro tentativo di fermare il Russiagate"
"E' impossibile leggere il licenziamento dell'attorney general Jeff Sessions come qualcosa di diverso da un altro spudorato tentativo di Donald Trump di minare e mettere fine all'inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller" ha twittato la leader dem alla Camera Nancy Pelosi, invitando Matthew Whitaker, che ha assunto l'interim, a ricusarsi "per le sue precedenti minacce di minare e indebolire l'indagine". La Pelosi invita anche il Congresso ad intervenire per proteggere l'inchiesta.