Pacchi bomba negli Usa, uomo incriminato per aver inviato 13 ordigni

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Trump ha detto che non chiamerà i destinatari dei pacchi e ha aggiunto: "Io ho abbassato i toni, i media usano le azioni scellerate di un singolo individuo per mettere a segno punti politici contro me e Repubblicani”

Cesar Sayoc, l'uomo arrestato negli Usa perché accusato di essere l'uomo che ha inviato almeno 13 ordigni esplosivi a persone critiche verso Donald trump, è stato formalmente incriminato. Il presidente Usa dice di non avere nessuna colpa per i pacchi bomba inviati dal suo sostenitore. “Io penso di aver abbassato i toni ma i media sono incredibilmente scorretti con me e contro i repubblicani”, ha detto. I media, ha ribadito, usano le “azioni scellerate di un singolo individuo per mettere a segno punti politici contro di me”. Il presidente ha aggiunto che “non c'è nessuno da biasimare” e non ha voluto commentare il fatto che il fermato sia un suo fan. Poi ha dichiarato che non contatterà né Barack Obama né gli altri destinatari dei pacchi bomba. E dopo aver lodato il lavoro delle forze dell’ordine, ha aggiunto: la “violenza politica non deve mai essere consentita” negli Stati Uniti.

Trump: “Massima severità prevista dalla legge”

Il presidente ha poi promesso che “li perseguiremo, lui, lei, chiunque possa essere, con la massima severità prevista dalla legge”. Poche ore prima dell'arresto, invece, Trump sembrava aver abbracciato la teoria cospirativa alimentata da opinionisti di destra, secondo cui si trattava di “bombe false” e di una campagna democratica per sabotare il Grand old party. “I repubblicani stanno facendo così bene nel voto anticipato e nei sondaggi, ed ora accade questa cosa della 'Bomba' e il momento favorevole frena. Le notizie ora non parlano di politica. Molto spiacevole quello che sta succedendo. Repubblicani, uscite e votate!”, aveva twittato il tycoon. Poi, dopo la svolta, è stato costretto a correggere il tiro.

Cesar Sayoc incriminato per 13 pacchi bomba

Intanto Cesar Sayoc, l'uomo arrestato come principale sospettato per i pacchi bomba, è stato formalmente incriminato per avere inviato almeno 13 ordigni esplosivi a esponenti o simpatizzanti democratici. Un altro pacco bomba, il 14esimo, era indirizzato - secondo quanto ha riferito la Cnn - al donatore dei democratici Tom Steyer, ma è stato intercettato dall'Fbi. Steyer è un miliardario noto per il suo spot pubblicitario che chiede l'impeachment di Trump. Sayoc rischia sino a 48 anni di carcere per cinque reati federali, tra cui l'invio di sostanze esplosive e minacce a ex presidenti (Obama e Clinton).

Chi è il principale sospettato

Sull’uomo sono emersi nuovi dettagli: è un ex spogliarellista ossessionato dal fitness, che aveva come sogno nel cassetto quello di diventare lottatore professionista. Secondo i media americani, aveva anche problemi con l'uso di steroidi. Grande fan di Donald Trump, come lui sui social aveva attaccato quasi tutti i destinatari dei pacchi bomba, a partire dal finanziere progressista George Soros, il primo a riceverne uno. Il principale sospettato è stato incastrato dall’Fbi grazie a impronte e tracce di Dna lasciate sui pacchi: è un uomo bianco di 56 anni nato a New York, dove ha conservato vari legami, ma domiciliato ad Aventura, a qualche decina di chilometri da Miami, Florida, da dove sono stati spediti molti dei pacchi. Negli ultimi documenti si definiva 'manager' ma la sua attività non è nota.

Fermato in un furgone tappezzato di foto di Trump

Sayoc ha alle spalle una storia piena di precedenti penali e almeno 8 arresti, non solo per furto, frode e droga ma anche per una minaccia bomba nel 2002 (un anno e mezzo con la condizionale). Risulta registrato come repubblicano. Una cinquantina di agenti lo hanno arrestato in un parcheggio nel suo furgone bianco. Il mezzo è tappezzato di foto di Trump, simboli della presidenza Usa, bandiere americane, slogan contro i "media disonesti" e un adesivo offensivo verso la Cnn, destinataria di due pacchi esplosivi e uno dei bersagli preferiti del tycoon, come tutti quelli a cui erano indirizzati gli ordigni sospetti: da Barack Obama a Hillary Clinton, dall'ex capo della Cia John Brennan al premio Oscar Robert De Niro.

Sembra abbia agito da solo

Gli ordigni trovati finora nei pacchi sospetti “non erano finti ma contenevano materiale potenzialmente esplosivo”, ha rivelato il direttore dell'Fbi Chris Wray, ammettendo che potrebbero essercene altri in circolazione. L’allarme quindi, a meno di due settimane dalle elezioni di Midterm, rimane alto in tutto il Paese. Si lavora anche per capire meglio il movente. Da accertare, infine, se l'arrestato è un “lone wolf”, un lupo solitario che ha agito da solo, come pare, o se abbia dei complici.

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