Per la prima volta il presidente Usa ammette l’ipotesi che il reporter dissidente sia deceduto e minaccia: “conseguenze severe" se sarà provata la responsabilità di Riad. Nyt: Arabia Saudita pronta a incolpare il generale Ahemd al-Assiri, uomo di punta dell’intelligence
Per la prima volta dopo dalla scomparsa a Istanbul di Jamal Khashoggi, il presidente americano Donald Trump ammette che il giornalista saudita dissidente è morto. "A meno che non accada il miracolo di tutti i miracoli, riconosco che è morto", ha dichiarato in una breve intervista al New York Times, citando i risultati dell'intelligence "provenienti da ogni parte”. Poi minaccia: "È una brutta storia e le conseguenze saranno severe" se sarà provata la responsabilità di Riad. Nelle ultime ore, la Abc ha detto che il segretario di Stato americano Mike Pompeo avrebbe ascoltato la registrazione audio riguardante Khashoggi. Ma la portavoce del Dipartimento di Stato, Heather Nauert, ha smentito categoricamente che Pompeo abbia ascoltato l’audio.
Riad pronta a incolpare uomo dei servizi
La monarchia saudita intanto sarebbe pronta, sempre secondo il Nyt, a incolpare dell’omicidio un alto funzionario dei servizi sauditi per provare a smorzare la crisi internazionale e alleggerire la posizione dell'erede al trono: si tratta del generale Ahemd al-Assiri, uomo di punta dei servizi sauditi e consigliere della corona.
Usa e Ue disertano Davos nel deserto
L'assenza di risposte credibili sulla sorte del giornalista sta costringendo i governi occidentali a prendere le distanze dall'Arabia Saudita. La “Davos del deserto”, organizzata da bin Salman per attrarre investimenti, rischia sempre più il flop. L'ultima defezione, la più pesante, arriva proprio da Washington: anche il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin ha scelto di fare un passo indietro. Il forfait americano arriva poco dopo quello dei ministri economici di Gran Bretagna, Francia e Olanda. La conferenza di Riad, prevista dal 23 al 25 ottobre, avrà quindi un profilo ben più basso delle attese, visti anche i ritiri di molti giganti della finanza e dell'editoria.
L’inchiesta
Sul fronte dell'inchiesta, dopo aver concluso le ispezioni del consolato e della residenza del console, la polizia turca ha esteso per la prima volta le ricerche fuori città, nella “Foresta di Belgrado”, un bosco meta di escursionisti alla periferia di Istanbul. Lì si sarebbe diretto uno dei mezzi usciti dal consolato poco dopo l'ingresso di Khashoggi. Nel mirino ci sarebbe anche una fattoria nella vicina provincia di Yalova. Uno dei presunti killer sarebbe morto dopo essere tornato a casa in un "incidente d'auto sospetto". Forse "messo a tacere", sostiene il quotidiano Yeni Safak. Mentre Sabah ha diffuso alcuni fermo immagine che confermerebbero la presenza in consolato del fedelissimo di bin Salman, il 47enne Maher Abdulaziz Mutreb, suo frequente accompagnatore all'estero. Probabilmente lo stesso agente indicato dalle fonti del New York Times come quello responsabile di un "interrogatorio finito male".