Grenfell Tower, un anno dopo la strage ancora domande senza risposta

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Liliana Faccioli Pintozzi

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Nessuno, nel Regno Unito, ha dimenticato, nè vuole dimenticare. Trecentosessantacinque giorni dopo, la disperazione urlata si è forse tramutata in un dolore sordo, ma la rabbia è ancora tutta lì, con le richieste di giustizia, non vendetta

In molti, all’ombra di quello scheletro che un anno fa era una torre di appartamenti alta 23 piani e oggi è un feticcio avvolto in teli bianchi e sormontato dalla scritta “Grenfell Forever In Our Hearts”, “Grenfell Per Sempre Nei Nostri Cuori”, sperano solo che questa giornata passi il più velocemente possibile. Perché le cerimonie portano ricordi, e i ricordi lacrime. Eppure è giusto, che oggi le cerimonie – la veglia di 24 ore, la lettura dei nomi delle vittime, la deposizione di corone di fiori, le celebrazioni nelle chiese e nelle moschee - scandiscano la giornata, culminata in quel minuto di silenzio a livello nazionale che è un grido di dolore, e solidarietà. Perché nessuno, nel Regno Unito, ha dimenticato, nè vuole dimenticare. Trecentosessantacinque giorni dopo, la disperazione urlata si è forse tramutata in un dolore sordo, ma la rabbia è ancora tutta lì, con le richieste di giustizia, non vendetta.

Commissione d’inchiesta

La Commissione di Inchiesta indipendente voluta da Theresa May è al lavoro. Questa settimana le riunioni sono sospese per permettere a tutti di partecipare alle tante cerimonie; ma i dossier sul tavolo sono pesanti, e richiedono risposte. Che il mantra dei vigili del fuoco “in caso di incendio rimanete in casa” possa avere pesato sui numeri della strage, lo hanno detto gli esperti ascoltati in audizione. Perché quel principio guida andava bene quando il sistema delle ispezioni funzionava, garantendo sistemi anti-incendio a norma, puntuali, effettivi. La deregulation permessa da esecutivi bipartisan, è l’accusa, ha indebolito l’intero sistema. Le ispezioni sono diventate meno frequenti e precise, spesso sono state privatizzate. Il sistema, oggi, non è più sicuro. Non solo. Sin dal primo momento, sotto accusa erano finiti i rivestimenti dell’edificio, diventati una canna fumaria privilegiata, aiutando, invece di ostacolare, diffusione e velocità delle fiamme. Rivestimenti estremamente diffusi, e probabilmente in questo caso ad essere stato fatale è stato l’atto del 2007 che ha legalizzato l’utilizzo di materiali “a combustibilità ridotta”. Diffusi tanto che un anno dopo ci sono ancora 300 torri a rischio per questo motivo, e il governo ha stanziato 400 milioni di sterline – stornandole dal fondo per l’edilizia popolare – per la loro sostituzione. Tanti soldi, ma non sufficienti. Il dibattito continua, così come il rischio.

Disparità sociali

Non solo. Perché l’incendio della Grenfell Tower è stato anche uno spartiacque nella coscienza del Regno Unito. Il fatto che molti appartamenti fossero destinati ai meno abbienti e che la ristrutturazione effettuata pochi mesi prima avesse preso in considerazione l’estetica di un quartiere a rapida gentrificazione ma non la sicurezza, la dice lunga su disparità sociali, speculazioni immobiliari, ruolo della politica. Il governo di Theresa May è costantemente in bilico per la gestione della Brexit; ma mai il Primo Ministro e il suo Gabinetto sono stati tanto attaccati quanto nei giorni dopo la tragedia; mai la frattura tra palazzi del potere e “gente comune” è stata tanto evidente. E, anche questo, nessuno vuole, o può, dimenticarlo.

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